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mente crollata. La mia camera da letto aveva due finestre, una affacciava sulla piazzetta Santa Maria di Bagno, l'altra sul piaz- zale del contiguo garage degli autobus di Pacilli, allora detti postali. Un ricordo intensissimo è il suono di uno sparo, un colpo di fucile, sparato nel silenzio della notte. Proprio in quel momento mia zia stava innaffiando le piante sul balcone che dava sulla piazzetta, il fruscio dell'acqua interrompeva il coprifuoco. Non saprò mai se la sentinella sparò in aria per mettere a tacere il fru- scio dell'acqua, o se sbagliò la mira. A questo si aggiungono le bus- sate forti al portoncino di casa nel cuore della notte, quando i soldati tedeschi venivano a dor- mire nei nostri letti. Allora i grandi prendevano in braccio me e mia sorella e ci portavano giù per le scale, ci accomodavamo alla meno peggio nel sottoscala e nello scantinato. Seguivano poi complicati bucati ed ebolli- zioni della biancheria, per libe- rarla da possibili parassiti. Ho anche un'altra immagine, un ricordo o un sogno? L'immagine di mio padre che mi teneva per mano mentre cam- minavamo a scendere lungo via- le Francesco Crispi, per andare a passare la notte a fianco della Basilica di Collemaggio, perché quello era un posto al sicuro dai bombardamenti. E poi, ecco i fuochi nel piazza- le del garage Pacilli. Un giorno mio padre disse, con voce bassa ma ferma, una frase semplicissi- ma, che ricordo come fosse ora: "Se ne sono andati". A lungo rimase la carcassa di un mezzo militare bruciato che sbarrava il passaggio verso via Campo di Fossa. Dovevo attra- versare quel rottame, innocuo per fortuna, per arrivare a via XX settembre, dove c'era l'asilo che frequentavo. Il passare dei mesi e la crescita mi regalano ricordi più precisi. Ho chiarissima nella mente l'im- magine di colonne di militari che risalivano da Porta Napoli e muovevano lungo via XX Set- tembre in direzione di Roma. Era la tarda primavera, e i mili- tari distribuivano caramelle e cioccolata. La mia prima cioccolata parla- va in inglese. Credo che mi abbia segnato la vita, ancora mi commuovo a ri- cordarlo. Quando raccontai que- sto episodio in una riunione di parenti ed amici in Canada, prima alcuni uomini, poi tutti gli altri si alzarono in piedi per una "standing ovation", molto pa- triottica. Per concludere i ricordi di guerra, e senza timore di uscire fuori tema, rivedo me stessa insieme a mia nonna, vestita di nero, con il volto severo e pen- soso in parte coperto da una veletta, mentre insieme salivamo le scale della biblioteca "Salva- tore Tommasi". C'era una lunga fila di gente in silenziosa attesa, la fila si muoveva lentamente, in ordine. Ad un certo punto mia nonna mi lasciò e mi disse di aspettarla, sparì per un po' in un posto chiuso, e poi ricomparve. C'è voluto molto per rendermi conto che era andata a votare nel referendum repubblica-monar- chia, non ho mai saputo per chi abbia votato, anzi, adesso, ricor- dandola, preferisco non pensar- ci. Per la ricorrenza dei 70 anni delle stragi di Filetto ed Onna e della liberazione della città dell'Aquila dall'invasione nazi- sta, c'è un ricco programma di eventi preparato dal Comune dell'Aquila. "Non c'è nessuna strada facile per la libertà", una frase di Nelson Mandela simbolo di tutto il programma. I giorni 7 e 11 giugno si ricor- dano i martiri di Filetto ed On- na, santa messa, preghiera per i caduti al cimitero e mostre foto- grafiche in ambedue i centri. A Casa Onna, presentazione del volume "Wir für Onna" Cronaca di un'amicizia: l'intervento te- desco ad Onna dopo il sisma del 2009, di Giustino Parisse. Il giorno 13 giugno, giorno della liberazione della città del- l'Aquila dal dominio nazi-fasci- sta, messa a dimora dell'Albero della Rinascita, ricordo della liberazione a cura del professor Walter Cavalieri, un percorso di memorie a cura del professor Davide Adacher ed un saggio storiografico di Errico Cento- fanti. Senza timore di rivelare la mia età, anzi con l'orgoglio di aver vissuto giornate memorabili, aggiungo a tutto ciò i miei ricor- di personali. Nata all'inizio della guerra, conservo nella mente immagini chiarissime di quei tempi, intatte, come foto- grafie chiuse in uno scrigno, di cui ho trovato qualche riscontro leggendo le cronache dei tempi. Abitavo allora con la mia fa- miglia in via San Francesco di Paola numero 17, in affitto a casa Pannunzio, un appartamen- to enorme, tenuto conto degli spazi di oggi, una fila di camere collegate da un corridoio, in fondo al quale c'era un cucinone con la volta a botte, oggi misera- GIOVEDÌ 12 GIUGNO 2014 www.italoamericano.com 13 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | 'La mia prima cioccolata parlava in inglese': dal coprifuoco alla Liberazione de L'Aquila nei ricordi di una bambina Monumento ai martiri della strage nazi-fascista a Filetto A Onna, l'11 giugno 1944, si scatenò la furia tedesca. In una casa, poi fatta crollare, vennero fucilate 17 persone. Altre dieci abitazioni vennero distrutte eMANuelA MeDoRo La Liberazione iniziò lungo la Linea Gotica che attraversava l'Italia centrale considerato che normalmente siamo travolti dalla routine quoti- diana, dalle incombenze domesti- che e dagli accadimenti familiari, finiamo per assistere passivi a fatti ed eventi che segnano un'epoca o per esserne travolti più o meno consapevolmente. Tornare ogni tanto indietro, sfo- gliare l'album dei ricordi del pas- sato prossimo, ha un significato preciso: costruisce la nostra iden- tità come persone e come comu- nità. Riscoprire le proprie origini consente a ciascuno di ripercorre- re la strada che ci ha portati ad essere quello che siamo e, talvol- ta, a intuire la direzione che sta prendendo la nostra esperienza vitale. Non avere memoria di quanto è accaduto, non solo ci impoverisce e ci priva di senso, ma è deleterio e innaturale dal momento che la nostra stessa esistenza si basa e si determina su reazioni di causa ed effetto precedenti. Così, in questo mese dedicato alla storia (seguiteci nella pagina Focus) e agli eventi che hanno lasciato magari cicatrici profon- de, ma che fondamentalmente hanno segnato e costruito la di- mensione mentale, sociale, politi- ca e culturale del popolo italiano, vogliamo tornare non solo sugli eventi passati. Vorremmo indurre una riflessione sulle conseguenze di quel che accade nella vita di ciascuno di noi: basta chiudere gli occhi e tornare indietro. Quante cose possiamo riscopri- re di noi, della nostra famiglia, della comunità di cui facciamo parte, della società, di un'epoca? E quanto di un'epoca, un contesto sociale, un parentado ci hanno condizionati, hanno influito su di noi e la nostra formazione, sulla nostra vita? Ricordare attiva questo proces- so fondamentale: capire e capirsi. Ripensare al passato per capire noi e il presente Continua da pagina 1