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GIOVEDÌ 26 GIUGNO 2014 www.italoamericano.com 20 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | lAuRA RossI Incamminandosi per Via Dante, lasciandosi alle spalle la struttura gotica fiorita del Duomo di Milano, lo sguardo viene subito rapito dalla bellezza della struttura architettonica del Castello Sforzesco. Fu sede della grande famiglia degli Sforza, ospitò Leonardo da Vinci: un polo importante duran- te il ducato di Milano e non solo. Le sue mura raccontano la storia di uno splendido passato, dove i pettegolezzi di corte, ma anche le scelte diplomatiche, influenzarono il futuro della città di Milano. Tappa fondamentale per il turista in visita, il castello ospita un enorme museo che spazia dall'Egitto fino alla pittura del XX Secolo. Camminando fra le sue mura sembra ancora di rivi- vere i tempi di Ludovico il Moro e di intravedere Leonardo da Vinci affacciarsi dalla sala delle Assi. In questo magico luogo del passato arriva prorompente, nei giardini, la cracking art. Per descriverla in termini non tecnici, ci si trova di fronte a installazioni che rappresentano, in questo caso, grosse rondini e che, contestualizzate nel castello, prendono il titolo di Nido di Rondini. Il fenomeno non è nuovo per la città. Questo movi- mento dell'arte contemporanea aveva già esposto altre installa- zioni: le chiocciole sul Duomo e le rane alla Darsena. Perché in questo contesto sono state scelte le rondini? Per esprimere l'eterno rapporto di questo volatile con l'umanità e la sua rappresentazione dell'arrivo della primavera. Le rondini par- tecipano instancabili al ciclo naturale e rappresentano la nasci- ta della nuova stagione, come se fosse una metafora della rinascita della vita. Lo stesso titolo dell'installazione "Nido di rondi- ne", ha una valenza di tipo metaforico e non è lasciato al caso. Il Castello Sforzesco è come un nido per la città di Milano, testimone silenzioso dell'avvi- cendarsi delle varie epoche, pur acquisendo compiti differenti in base alle esigenze dei tempi. Da corte durante il ducato divenne deposito militare durante l'avvento Napoleonico; fu quin- di scuola artigianale e in seguito museo e polo artistico culturale nell'età moderna e contempora- nea. Per oltre mille anni le rondini si sono rifugiate sotto le arcate del castello, riempiendo i cieli della città con l'avvento della primavera. Il loro canto è altra voce che racconta la storia di questo luogo magico. I loro nidi sono simbolo della fertilità e della prosperità del castello, che ancora oggi rapisce la fantasia. Il movimento della craking art è recente nella città di Milano, benché abbia già venti anni alle spalle. Quello che l'artista espri- me è il divario dell'uomo con- temporaneo, diviso tra un passa- to di naturalità ed un futuro che tende inevitabilmente all'artifi- ciale. Cosa sceglierà l'individuo di fronte a questo bivio? Potrebbe non scegliere e sem- plicemente accettare la conviven- za di queste due opposte e con- trastanti realtà. A sua volta la craking art non sceglie quale di questi due paradigmi seguire: li sintetizza utilizzando un'icono- grafia che richiama all'origine naturale e usando un materiale, la plastica, che conferma il sintetico e quindi il contemporaneo. La scelta degli artisti del movimento resta comunque coe- rente con il rispetto dell'ambien- te e la plastica è riciclabile o rigenerata. Animali di grande proporzio- ni e colorati entrano nella quoti- dianità delle città. Le opere non solo comunicano le nuove idee artistiche di questo movimento, ma sottolineano la indeteriorabi- le bellezza dell'arte passata a cui si affiancano momentaneamente, solo per creare un diversivo e risvegliare lo sguardo dello spet- tatore disattento. Passeggiate per il lungo corti- le del castello, ammirate i mer- letti e le torri svettanti, studiate i particolari architettonici che si nascondono negli angoli fra fon- tanelle, affreschi, volte e stemmi e poi voltate lo sguardo su que- ste rondini giganti e colorate che portano allegria. Infine alzate gli occhi al cielo e vi accorgerete che le vere pro- tagoniste sono ancora lì da secoli. Due rondini v ariopinte al Castello Sforzesco Alcune opere di Cracking Art nel Cortile della Rocchetta Dopo Ferragosto e il recupero archeologico riapre il Teatro romano di Brescia Dopo il 15 agosto riapre il Teatro romano di Brescia. Il progetto di recupero dell'area archeologica più importante del nord Italia, che ha ottenuto il riconoscimento Unesco quale patrimonio mondiale dell'uman- ità e fa parte del sito seriale "I Longobardi in Italia", perde la stagione turistica, ma forse guadagna una conservazione finalmente adeguata del sito. L'apertura del Teatro romano per ora sarà limitata: visite gui- date, iniziative culturali, ma non grandi spettacoli teatrali, che potranno andare in scena solo in futuro se il recupero archeologi- co proseguirà e ci saranno le risorse per farlo. Adesso l'inter- vento punta alla messa in A t t ual m en t e s o n o v i s i b i l i i res t i del l a cav ea e del l a s cen a del Teat ro romano di Brescia, secondo solo all'Arena di Verona per grandezza 'Cracking art' nel Castello Sforzesco per riflettere sulla contemporaneità sicurezza, premessa necessaria per consentire l'ingresso di visi- tatori. Una seconda tranche di interventi prevederà l'illumi- nazione che consentirà persino le visite notturne: dovrebbe essere realizzata verso la fine dell'anno. Il teatro romano dell'antica Brixia era il più grande del nord Italia, secondo solo all'Arena di Verona: 86 metri di larghezza e forse 34 di altezza, con la scena lunga 48 metri che poteva ospitare 15mila persone. Fu costruito in epoca flavia e rimaneggiato nel III secolo. Fu probabilmente danneggiato dallo stesso incendio che, nel IV seco- lo, fece in parte crollare l'edificio templare posto nelle immediate vicinanze e da un terremoto nel Il teatro fu eretto nel I secolo V secolo, il quale distrusse com- pletamente la scena e il muro che dava sulla strada. Nonostante ciò venne utilizzato fino al 1173. L'edificio fu ripor- tato alla luce nell'Ottocento, operando la demolizione di tutte le strutture sorte durante le diverse epoche sui resti del teatro.