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GIOVEDÌ 26 GIUGNO 2014 www.italoamericano.com 23 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | elIsA Cuozzo Architettura scenografica: nel Viterbese il sacro bosco di Bomarzo. Un viaggio di purificazione tra mostri e antiche simbologie "Voi che pel mondo gite errando vaghi di veder meravi- glie alte et stupende venite qua, dove son facce orrende, elefanti, orchi, leoni e draghi". Il Sacro Bosco di Bomarzo, in provincia di Viterbo, ribattezzato dalla fantasia popolare come Parco dei Mostri, attira, sorpren- de e meraviglia nel suo comples- so di giganti monumenti in pietra raffiguranti mostri e animali mitologici che accompagnano il visitatore in un viaggio emozio- nale immerso nella natura. Il suo ideatore PierFrancesco Orsini (detto Vicino Orsini), della famiglia Orsini, signori di Bomarzo dalla metà del XIII secolo, dedicò questo incredibile bosco cinquecentesco alla moglie Giulia Farnese e ne com- missionò la realizzazione a Pirro Logorio, architetto chiamato a lavorare a San Pietro dopo la morte di Michelangelo. Siamo nel periodo del tramite un ponticello e nei suoi ambienti il visitatore prova uno strano senso di confusione e squilibrio fisico. La costruzione fu realizzata da Giulia Farnese nel 1555 durante il periodo di prigionia di Vicino Orsini in terra straniera. La sua pendenza spiazza e stupisce e, allo stesso tempo, rappresenta simbolicamente la precarietà e il rischio di rovina vissuto e scam- pato dall'intera famiglia Orsini a causa della prigionia del suo Signore. Si prosegue verso il monu- mento simbolo del Parco: l'Orco dalla bocca spalancata che, con una lunga scalinata, invita il visi- tatore ad entrare al suo interno. La bocca simboleggia l'accesso all'Inferno e la scritta, al di sopra delle fauci, "Lasciate ogni pen- siero voi ch'entrate" invita il viandante a lasciare fuori ogni pensiero per purificarsi. Segue il gigantesco Drago, l'Elefante da guerra, la scultura in pietra di Nettuno, Leoni, Orsi, Sirene dalle doppie code e Cerbero. Si giunge, infine, ad un tempietto, forse originario sepol- cro di Giulia Farnese, oggi riuti- lizzato per la coppia Giancarlo e Tina Severi Bettini che nella seconda metà del Novecento restaurarono e risollevarono il Parco dal torpore dell'abbando- no in cui era caduto dopo la morte dell'ultimo principe Orsini. Tutto fa pensare ad un per- corso iniziatico, esoterico, misti- co, nel quale il viandante si perde, si spaventa, si smarrisce, conosce se stesso, per poi purifi- carsi, raggiungere l'armonia e la perfezione. Nonostante i tentativi degli studiosi, nessuno è riuscito a dare un'interpretazione universa- le ai molteplici significati e sim- boli nascosti che si snodano tra arte, inganno e illusione e coin- volgono il visitatore in un'espe- rienza emozionale ed intellettua- le. L'iscrizione rinvenuta su un pilastro è forse indicativa per svelare l'originaria intenzione di Vicino Orsini: "Sol per sfogare il core". L'Orco dalla bocca spalancata invita ad entrare per purificarsi: "Lasciate ogni pensiero voi ch'entrate" Il sentiero tra i mostri è un viaggio inziatico tra le difficoltà della vita Mosaico con l'Angelo attribuito a Giotto nella chiesa di S.Pietro Ispano, 1298 La Tartaruga sostiene una donna alata, simbolo di purificazione Manierismo, la corrente artistica italiana del XVI secolo che si pone tra il Rinascimento e il Barocco determinando la rottura degli armonici equilibri classici- sti. Il Parco si configura come un "museo" all'aperto, un labirinto di simboli che molti studiosi hanno cercato di interpretare individuandovi tematiche della letteratura rinascimentale ricon- ducibili a Petrarca, Ariosto e Tasso. All'inizio del percorso due Sfingi e due iscrizioni accolgono il viandante invitandolo a capire "se tante meraviglie sien fatte per inganno o per pur arte" e ad ammirare il luogo "con gli occhi spalancati e le labbra serrate". Si scende presso la statua gigante di Ercole che uccide il nemico Caco, fino ad arrivare alla Fontana dedicata a Pegaso, e al complesso monumentale della Balena, che fuoriesce dal sotto- suolo con la bocca spalancata, e alla Tartaruga che sostiene una donna alata, simbolo di purifica- zione. Si procede verso il Ninfeo e il Teatro, fino alla singolare Casa Pendente. Costruita su un masso inclinato, la casa è inabitabile e spoglia. Ad essa si può accedere A Boville Ernica si entra abbracciati dalle mura megalitiche di duemila anni fa Molti abitanti la chiamano ancora Bauco, il nome che questo borgo della Ciociaria ha avuto fino all'inizio del secolo scorso. Boville Ernica però, è la sua denominazione attuale. Risale all'origine della sua fon- dazione, avvenuta da parte del popolo Ernico ben oltre duemila anni fa. A questo periodo risal- gono tratti di mura megalitiche presenti sul luogo, e comuni ad altri Centri della Ciociaria. L'impianto cittadino e la cinta muraria sono però di chiara impronta medievale. A rendere particolarmente suggestivo il panorama cittadino sono le torri, che presentano una forma diver- sa, prodotto di fasi successive di interventi urbani, collocate a difesa degli abitanti del borgo. Al centro città la grande "torre del maschio", accanto alla chiesa di san Pietro Ispano e a Palazzo Filonardi, trasformazione del- l'antico castello. Il palazzo ha un grande salone interno con l'incisione degli stemmi dei Farnese e della Rovere, famiglie protettrici del cardinale Filonardi ed un portone attribuito al Vignola. Vicino a questo edificio, lungo tutta la traiettoria del corso Umberto I, dove passeggiare è un'esperienza assai piacevole per il turista, si trovano i palazzi del Cinquecento e del Seicento che testimoniano l'importanza ed il prestigio che all'epoca aveva rivestito questo centro urbano a cavallo tra la Valle del Sacco e la Valle del Liri. Tra i palazzi più importanti sono da ricordare il Palazzo Simoncelli, con la piccola chiesa di san Giovanni in cui, recente- mente, è stato rivenuto un affres- co attribuito al Domenichino, e la chiesa di san Michele Arcangelo, la più importante della città. Al suo interno si trova il sepolcro del cardinale Filonardi e le opere del Cavalier d'Arpino e del Conca, nonché diversi dipinti di scuola romana, alcuni dei quali attribuiti a Guido Reni. Boville Ernica è un comune della provincia di Frosinone nel Lazio