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GIOVEDÌ 3 LUGLIO 2014 www.italoamericano.com 20 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | FRANCesCo BuCCARo Capricciosa, marinara, mar- gherita, calzone, sono alcune delle tante pizze che vengono sfornate quotidianamente dai forni a legna dei tanti ristoranti di Napoli. Cuoce lentamente la pasta lievitata all'interno della fornace dove scoppietta la cor- teccia d'olivo utilizzata per una cottura ottimale. Servita fuman- te, incarna il sapore per eccellen- za di Napoli. In Italia esistono diverse tipo- logie di pizza: al taglio, alla pala, la pizza genovese, la siciliana, la foggiana, la romana, la panada sarda, ma quella più conosciuta è quella napoletana di cui le due più popolari sono la margherita e la marinara. Si narra che la nascita della pizza margherita sia da attribuire al cuoco Raffaele Esposito che, nel 1889, per omaggiare la regi- na d'Italia Margherita di Savoia, inventò un pasto nuovo, condito di pomodori, mozzarella e basi- lico che raffigurava i colori della bandiera nazionale. Fu così che il piatto a base di acqua, lievito e farina di frumento divenne l'ali- mento più degustato dalle classi povere e da quelle più agiate. Inizialmente, a Napoli, la pizza era venduta sui banchi ambulanti e dai venditori di stra- da fuori dai forni, agli affamati passanti desiderosi di un pasto caldo. Col passare degli anni, sorsero i primi ristoranti con tavoli e sedie per rendere più comoda la degustazione del rotondo alimento. Citata anche in numerose opere letterarie, la pizza compa- re ne "Il Corricolo" di Alexandre Dumas padre (1841) dove veni- vano elencati gli ingredienti del rinominato piatto: "A Napoli la pizza è aromatizzata con olio, lardo, sego, formaggio, pomodo- ro, o acciughe", e veniva consi- derata, durante la stagione inver- nale, l'alimento principale per la gente umile. Anche Matilde Serao, cofondatrice dello storico quotidiano di Napoli "Il Mattino", tratta lo storico ali- mento nel suo libro "Il ventre di Napoli", commentando: "La pizza rientra nella larga catego- ria dei commestibili che costano un soldo, e di cui è formata la colazione o il pranzo, di moltis- sima parte del popolo napoleta- no" ed ancora "il pizzaiuolo che ha bottega, nella notte, fa un gran numero di schiacciate rotonde di una pasta densa […] cariche di pomidoro quasi crudo, di aglio, di pepe, di origano: queste pizze [...] sono affidate a un garzone, che le va a vendere in qualche angolo di strada, sovra un banchetto ambulante e lì resta quasi tutto il giorno". La pizza è quindi un alimento economico, nutriente e naturale che viene degustato con piacere in ogni angolo del pianeta. Con i suoi profumi, i suoi sapori e la genuinità dei suoi ingredienti, la pizza napoletana incarna l'essenza di una città legata fortemente alle sue radici che molti cercano di imitare. A tal riguardo, onde evitare che la denominazione di "vera pizza napoletana" viaggi illegittima- mente in giro per il mondo, il 5 febbraio 2010, l'Unione Europea ha riconosciuto alla pizza napo- letana l'acronimo di S.T.G. ossia "Specialità tradizionale garantita della Comunità Europea". Il marchio volge a tutelare le produzioni caratteristiche ogget- to di lavorazioni tradizionali e riconosce la specialità del meto- do di produzione appartenente alla tradizione di una determina- ta zona geografica. La celebre pizza è stata anche fonte d'ispirazione in notevoli canzoni come quella dai ritmi allegri di "A pizza c''a pumma- rola" di Domenico Modugno, nella quale Mr. Volare paragona la bocca rossa di una figliola ad una pizza con la "pummarola". Altra canzone epica è "'A pizza" di Aurelio Fierro nella quale, per conquistare il cuore di una ragazza, l'autore provava ad offrirle brillanti e pranzi lussuo- si che venivano sistematicamen- te rifiutati dall'innamorata per- ché desiderosa di assaporare solo il gusto unico di una pizza al pomodoro. La pizza napoletana divenne anche il titolo della canzone "Fatte 'na pizza" di Pino Daniele nella quale l'artista pub- blicizza l'alimento denunciando il tipico accostamento pizza- mafia che si fa degli italiani all'estero. La storia ci insegna che la bellezza e la semplicità delle cose rendono l'uomo feli- ce, ed è questo il caso di un ali- mento semplice e tradizionale che dà vita ad un piacere unico. Nel forno napoletano scoppietta la corteccia d'ulivo Con 500 euro ci si può sposare nei panorami mozzafiato di Anacapri sull'isola di Capri Anacapri, secondo comune sull'isola di Capri, a 3 chilometri dalla più famosa, mondana e costosa piazzetta di Capri, sorge sul fianco settentrionale del monte Solaro. Tra botteghe e abi- tazioni, spicca la Casa Rossa: dimora storica dipinta in rosso pompeiano e caratterizzata da diversi stili architettonici. Fino al 1899 fu l'abitazione del colonnel- lo Usa John Clay H. MacKowen, giunto in Italia subito dopo la guerra civile americana. MacKowen impreziosì la villa con i reperti archeologici che recuperava durante le sue passeg- giate tra i sentieri di Capri, tra- sformando la casa caprese in un vero e proprio centro culturale. Una seggiovia collega l'abita- Il Faro di Punta Carena ad Anacapri, sull'isola di Capri La pizza, il sapore napoletano per eccellenza di fidanzati. Ora, per quanti deci- dono di sposarsi con rito civile ad Anacapri, sarà possibile farlo godendo di panorami incantevoli come sono Belvedere Migliera, Belvedere Damecuta, Faro di Punta Carena, il belvedere di Cetrella ed i fortini di Orrico e Mesola. Il Comune ha stabilito che il rito del matrimonio civile in uno scenario unico nel mondo costa 500 euro per i non residenti, e 200 per gli anacapresi. Non paga niente invece, chi vorrà sposarsi con rito civile nella sede comunale durante gli orari d'ufficio per poi trascorrere la giornata di festa e magari la luna di miele sull'isola. "Con questo provvedimento - Il fortino di Orrico ha detto il sindaco Francesco Cerrotta - riusciremo finalmente a rispondere positivamente alle numerose richieste provenienti anche dall'estero di quanti sognavano di celebrare un evento di così grande importanza in una cornice unica al mondo". to con la vetta del monte Solaro da dove lo sguardo spazia su un vastissimo panorama, dal golfo di Napoli al golfo di Salerno. Un luogo incantevole dove si sono giurati eterno amore milioni Disegno di Paola Santoro Si dice che fu Raffaele Esposito ad inventare la margherita dandole il nome della regina d'Italia