Since 1908 the n.1 source of all things Italian featuring Italian news, culture, business and travel
Issue link: https://italoamericanodigital.uberflip.com/i/346883
GIOVEDÌ 17 LUGLIO 2014 www.italoamericano.com 32 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Angelo J. Di Fusco, CPA Tax preparation & planning Financial statements & accounting Financial planning & budgeting Quickbooks professional advisor & small business consulting Let's team up to cut your taxes 25 years experience Parliamo italiano 818/248-9779 www.difusco.com Cosa hanno in comune le parole affetto, confetto, difetto, infetto, perfetto? Il verbo fare luIGI CASAlE I vocaboli: affetto/affetti, confetto/confetti, difetto/difetti, infetto/infetti, perfetto/perfetti, sono parole della vita quotidia- na, facilmente comprensibili. Di significati completamente diver- si tra di loro. Nella loro diversità di significato spaziano da un'area semantica all'altra, tal- volta abbastanza lontane. Affetti, confetti e difetti sono chiaramente dei sostantivi, cioè sono parole che, per l'ordi- nario, possono sostenere un arti- colo davanti (gli affetti, i confet- ti, i difetti) e, per loro costituzio- ne, hanno una forma per il sin- golare e una per il plurale (quel- la che si chiama "opposizione" e viene rappresentata graficamen- te: affetto/affetti). Le altre due (insieme ad affetto) sembrereb- bero degli aggettivi, cioè: parole che oltre ad avere l'opposizione singolare/plurale, hanno quella maschile/femminile: parole quindi che si accompagnano (e perciò accordandosi) ai nomi. Ad esempio: le cose perfette, le cose infette. Ma se poi le andia- mo ad esaminare, noteremo anche che qualcuna di queste ultime è in grado di reggere un complemento: "affetto da una malattia"; "infetto da contagio", perciò dobbiamo riconoscere che esse sono piuttosto dei Participi perfetti (lupus in fabula!). Come tali, anche se nella lingua parla- ta, non esiste il verbo da cui pro- vengono, o non lo conosciamo, esse sono pur sempre elementi di un verbo (o almeno, come tali le utilizziamo). Ricapitoliamo. In maniera sintetica ed essenziale le parole in esame dovrebbero significare, rispettivamente : Affetto (sostantivo) = senti- mento dell'animo come "amore", "attaccamento". Affetto (participio) = "preso da ...", "attaccato da ...", "conta- giato da ...". Confetto (sostantivo) = pro- dotto dolciario. Difetto (sostantivo) = sinoni- mo di imperfezione, mancanza. Infetto (participio) = "conta- minato". Perfetto (aggettivo) = "senza alcun difetto". Fin adesso, limitandomi alla lingua italiana, ho parlato di significato delle parole e di cate- gorie grammaticali e modalità di uso. Comunque, resta una lezio- ne di semantica. Ora, se consideriamo che queste parole sono la forma ita- liana di altrettanti "participi per- fetti" di verbi latini, potremo risalire al loro significato origi- nario (quello più antico), e così la lezione si trasforma in lezione di semantica storica. Le corrispondenti parole della lingua di Roma, cioè i participi perfetti dei verbi latini (di cui quelle italiane sono l'evoluzione moderna), sono: "ad-fectus, adfecta, adfec- tum" (come a scuola, vengono indicate le tre forme dell'aggetti- vo: una per il maschile, una per il femminile, una per il neutro), participio perfetto, dal verbo adficio/adficere; "con-fectus, -a, -um" dal verbo conficio/conficere; "de- fectus, -a, -um" dal verbo defi- cio/deficere; "in-fectus, -a, - um" dal verbo inficio/inficere; "per-fectus, -a, -um" dal verbo perficio/perficere. A osservare questi participi perfetti, a nessuno dovrebbe sfuggire che, dopo il prefisso che è variabile, hanno tutti, in comune, come elemento struttu- rale, la radice "fect". I verbi afficere (ad+facere), conficere (cum+facere), defice- re (de+facere), inficere (in+facere), perficere (per+face- re) sono verbi composti del verbo facio/facere che in italia- no si traduce con "fare". Così come vi dico anche che: fàcere, una volta divenuto – gra- zie al suffisso – un verbo com- posto, trasforma il suono della vocale da "a" in "i" (fàcere/con- ficere). E la stessa cosa capita a factum, che però la trasforma in "e" (factum/infectum). Perciò abbiamo adficere/adfectum; con- ficere/confectum (da cum+fac- tus); deficere/defectum; inficere/infectum; perficere/per- fectum. Questo fenomeno si chiama mutazione vocalica, o apofonia, o umlaut: cioè la vocale cambia colore a seconda di dove si trova. Praticamente – possiamo dirlo adesso! – alla base del significa- to di tutte le parole che stiamo esaminando in questo articolo c'è sempre l'idea del fare, leg- germente modificata dalla pre- senza della preposizione come prefisso: ad+facere = fare pres- so, o fare verso (opprimere, attaccare); cum+facere = fare con (mettere insieme); de+facere = fare da (allontanamento: per- ciò mancare); in+facere = fare in (portar dentro qualcosa che rende vano il fare); per+facere = fare per (fare completamente: portare a termine). A questo punto non ci resta che fare le nostre deduzioni e tirare la conclusione. La nostra lingua, almeno per quanto riguarda queste parole, diviene sempre più trasparente. Consultare il vocabolario non serve solo a conoscere ciò che non si sa, ma anche a rendere più comprensibile quello che già si sa. È questa la differenza è tra lingua opaca e lingua trasparen- te. Confetti da "fare con"