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GIOVEDÌ 17 LUGLIO 2014 www.italoamericano.com 33 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | EMIlIA FErrArA La ricetta della scrittura napoletana? Pasta, sugo rosso di sentimenti, formaggio per legare il tutto e un pizzico di peperoncino Duplice intervista per i lettori de L'Italo Americano con due scrittori d'eccezione che raccon- tano la Napoli di oggi e di ieri. Letizia Vicidomini, speaker radiofonica e scrittrice di Nocera Inferiore, presto ci delizierà con il romanzo presentato in antepri- ma al Salone del Libro di Torino, "La poltrona di seta rossa", una saga familiare lunga un secolo, ambientata tra Napoli e Sorrento. E lo stesso farà Maurizio De Giovanni, invento- re di due serie di romanzi gialli: "Il Commissario Ricciardi", atti- vo nella Napoli degli anni '30; e "I Bastardi di Pizzofalcone" ambientato nella Napoli contem- poranea, protagonista l'ispettore Lojacono. De Giovanni in soli 9 anni ha pubblicato ben 13 libri di cui 9 romanzi. La fama ha varcato i confini nazionali. I romanzi sono stati tradotti in lingua russa, francese, inglese, danese, tedesca, spagnola e catalana, e mi diverto moltissimo. Per scrivere una storia spesso si attinge ai fatti di attualità. La recente scoperta di una 36enne, disabile, reclu- sa in un appartamento in pes- sime condizioni per 8 anni dalla madre, come si spiega? Come può "toccare", interessa- re, essere interpretata da uno scrittore? Vicidomini: L'amore può degenerare e diventare possesso, esclusione dal mondo, iperprote- zione. Spesso chi passa accanto a certe situazioni non le vede per pura superficialità, salvo poi rab- brividire quando c'è un epilogo cruento. Dovremmo tutti essere più attenti a chi ci vive intorno, ascoltare un po' di più il cuore. De Giovanni: Sotto la bandie- ra del senso della privacy in realtà ce ne freghiamo. Non ci interessiamo di quello che ci succede attorno e poi ci meravi- gliamo dei delitti della porta accanto, e la zona popolare o meno non differenzia questo orribile atteggiamento. È una malattia del nostro tempo, dalla quale non riusciamo a guarire. Anzi, peggioriamo. Napoli ha un po' perso quello che veniva definito prima la vergogna, in napole- tano: "o scuorn"? Vicidomini: Non solo a Napoli il senso del pudore, la riservatezza, l'etica, sono diven- tati merce preziosa. Chi ne ha, la salvaguardi. De Giovanni: Siamo disinte- ressati. Ci sentiamo individui, e non percepiamo gli altri attorno a noi come concittadini ma come avversari. Ripeto, fonda- mentale è il ritrovamento di una coscienza civica e di un'identità cittadina, raggiungibile solo attraverso la comune cultura. Cos'è l'amore? Vicidomini: Il senso della vita, semplicemente. De Giovanni: Una passione indomabile, che porta tutti i colori del mondo nella vita delle persone. Anche il nero. Qualcosa di delicato, di ossi- dabile e fragile, che può cresce- re con violenza, contaminandosi con gelosia, invidia, ossessione. Qualcosa che può rendere la vita veramente degna di essere vis- suta, o rovinarla per sempre. L'uso dei social network, è pericoloso o sono le persone che ne fanno un uso sbagliato? Vicedomini: I social network mi hanno aiutata, e mi aiutano, nella vita professionale e socia- le, quindi ne sono una convinta sostenitrice. Ovviamente occor- re farne un uso consapevole e sereno, proteggendo la propria sfera più intima. La difesa comincia dal vir- tuale per poi protrarsi nella vita reale, e quando è necessario occorre farlo con le unghie e con i denti. De Giovanni: I social network non sono altro che uno Intervista doppia a due scrittori napoletani Letizia Vicidomini, autrice di "La poltrona di seta rossa" L'autrice del libro, la saggista e docente Antonella Colonna Vilasi Maurizio De Giovanni autore di due serie di romanzi gialli sono giunti perfino negli Usa. De Giovanni è anche autore di racconti a tema calcistico e di opere teatrali. Vicidomini invece, è stata tenuta a battesimo, fin dal suo precedente romanzo "I segreti di Lazzaro", da De Giovanni che a proposito de "La poltrona di seta rossa" e della sua autrice ha detto: "Una scrittrice pura, una saga familiare, velata di magia". Quando incontra principal- mente i suoi personaggi, e cosa le raccontano? Vicidomini: I miei personaggi fanno strettamente parte della mia vita quotidiana, si mescola- no alla gente che incontro per strada, in autobus, in ascensore e mi raccontano le loro vicende, le emozioni, le sensazioni. Lazzaro si è seduto accanto a me in auto, all'arrivo in Puglia per una vacanza, e mi ha sussurrato la sua storia. De Giovanni: I miei perso- naggi sono costantemente con me, e anzi a volte vorrei che tacessero perché quello che mi raccontano è spesso in contrasto con la mia vita e pure fra loro. Una strana, bella, forma di sdop- piamento della personalità, insomma. In questo periodo sono in piena estate del 1932, e Si possono svelare i segreti della Cia? Presentato a Roma il libro "The history of the CIA (Central Intelligence Agency)" di Antonella Colonna Vilasi. Tratta la storia della nota agenzia di informazione, dalla fondazione nel 1947 agli ultimi eventi. Il presidente americano Truman firmò il National Security Act del 1947 con il quale istituiva l'agenzia. La National Security Act incaricò la CIA di coordinare le attività di intelligence e di correlare, valu- tare e diffondere l'intelligence relativa alla sicurezza nazionale. L'autrice, Antonella Colonna Vilasi, è presidente del Centro Studi sull'Intelligence-Uni. Collabora con numerose riviste scientifiche, con articoli su intel- ligence e sicurezza e insegna in diverse agenzie di intelligence e nelle università. Autore della sto- ria del MI6 e della Storia del Mossad, ha già scritto anche sulla "Storia dei servizi segreti in Italia. Dall'Unità d'Italia alle sfide del XXI secolo". Il suo ulti- mo lavoro è pubblicato da Dust Jacket Hardcover. strumento, e la dannosità dipen- de dall'uso che se ne vuol fare. Se li si usa come modalità moderna di comunicazione non potranno mai arrecare danno a nessuno: con un coltello puoi affettare il pane o ammazzare le persone, sarà colpa della mano e non certo della lama, che in sé è innocente. Lo stalking è un grave problema, incrementato non solo dai social, ma da tutte le forme di comunicazione; è importante sapere che esistono delle leggi con le quali ci si può difendere, e farne uso. Parlando in termini culina- ri quale è la ricetta di una buona scrittura? Vicidomini: Abbondante pasta, cioè lo zoccolo duro della storia, lo scenario in cui si muo- vono i personaggi, condita dal sugo rosso della passione e dei sentimenti. Una spolverata di formaggio stagionato, come solido dev'essere il senso della famiglia e, per legare il tutto, un pizzico di peperoncino che rap- presenta l'imprevisto, il peccato. Servire e mangiare caldissi- mo. De Giovanni: Leggere, prima di tutto. Leggere tanto e il meglio possibile, per acquisire e mantenere l'orecchio necessario. Poi avere una storia, una buona storia da raccontare: scrivere è uno strumento, non deve diven- tare una finalità. Infine, i perso- naggi: che siano reali, veri, ma che abbiano una personalità spe- cifica, personale, originale. Come le persone vere, insomma. L'ultimo lavoro di Colonna Vilasi