L'Italo-Americano

italoamericano-digital-7-17-2014

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Tradizione cristiana e riti pagani nell'affollatissima Festa dei Gigli di Nola. A cui forse si ispirano anche le Watts Towers C'è un luogo in Italia dove, una volta all'anno, fede, follia, tradizione, folklore e agonismo si fondono in un incredibile "unicum" tendente al cielo. Quel luogo si chiama Nola, cittadina alle porte di Napoli, che a fine giugno celebra le anti- che gesta del suo vescovo Paolino Meropio di Bordeaux. Stiamo parlando della famosa Festa dei Gigli di Nola, recente- mente divenuta patrimonio immateriale dell'Unesco, carat- terizzata dal trasporto a spalla, per gli angusti vicoli del centro storico nolano, di otto obelischi di 25 metri l'uno, più un altro, più basso, su cui viene adagiata una barca per celebrare l'anni- versario della morte del vescovo Paolino che nel 410 dopo Cristo riuscì a riportare un gruppo di nolani a casa dopo una lunga e sofferta prigionia in Africa. La tradizione racconta che il vescovo di Nola, Paolino Meropio di Bordeaux, durante l'invasione dei visigoti nell'Italia meridionale, decise, con un atto di immensa miseri- cordia e fede di donare se stesso Alarico, resosi conto del sacrificio e della purezza d'animo di Paolino, ordinò l'immediata liberazione dei nola- ni fatti schiavi pretendendo di riaccompagnarli a casa con una flotta di navi cariche di frumento e doni. Appresa la lieta notizia, il popolo nolano preparò un'acco- glienza da re al proprio condot- tiero sulle spiagge della vicina Oplonti (attuale Torre Annunziata) dove, la tradizione racconta, che le otto corporazio- ni nolane, in processione, saluta- rono il ritorno del loro vescovo portando in mano un giglio in segno di pace e vittoria. Una processione divenuta poi sacra quando a partire dal 422 dopo Cristo, dopo la morte di Paolino, ortolani (i principali protagonisti della vita economi- ca dell'epoca essendo l'agricol- tura l'attività principale), salu- mieri, bettolieri, panettieri, bec- cai, calzolai, fabbri e sarti, deci- sero di trasformare quel fiore tenuto in pugno in piccoli, e poi via via giganteschi, obelischi in legno dalla complessa architettu- ra. Obelischi che le "paranze di cullatori" (gruppi organizzati di persone che si occupano del tra- sporto del Giglio) portarono e portano tuttora in spalla in devo- zione di San Paolino lungo il sacro percorso battuto dalle sopraccitate corporazioni per andare incontro al santo che tor- nava dalla prigionia. La Barca, l'obelisco più basso che ricorda, per l'appunto, il mezzo utilizzato da Paolino per tornare in patria, fu invece assegnata alla corporazione dei conciatori di pelli e considerata al centro degli otto obelischi come simbolo assoluto della guglia del Duomo di Nola. Ad impreziosire ulteriormen- te i già straordinari Gigli, che raggiungono un peso complessi- vo di oltre venticinque quintali e sono trasportati a spalla a ritmo di una banda musicale posizio- nata alla base dell'obelisco, ci pensarono i maestri "cartape- stai" leccesi. Chiamati a Nola nel 1869 per rimettere in piedi il Duomo, raso al suolo da un ter- ribile incendio, decisero di crea- re dei rivestimenti in cartapesta per gli obelischi danzanti crean- do una scuola della cartapesta tutta nolana che tuttora rappre- senta motivo di vanto culturale cittadino. Oltre alle sopraccitate conno- tazioni mistico-religiose, la Festa dei Gigli di Nola, dopo quasi 2000 anni, resta tuttavia agli obelischi in legno nolani che, molto probabilmente, Rodia, nato e cresciuto a pochi chilometri da Nola, aveva cono- sciuto prima di trasferirsi oltreo- ceano. Ogni anno la Festa dei Gigli in onore di San Paolino, attira e richiama negli angusti vicoli del centro storico di Nola centinaia di migliaia tra turisti, curiosi e ferventi fedeli che sfidando fati- ca e dolore, prestano la propria spalla a difesa di una tradizione oramai millenaria e ben radicata nei cuori di tutti i nolani. Gli addetti al trasporto dei Gigli, vere e proprie macchine votive a spalla, assumono il nome di "cullatori", nome che deriva probabilmente dal movi- mento prodotto durante il tra- sporto degli obelischi, molto ai terribili invasori in cambio di un giovane nolano sottratto ad una madre vedova. Il gesto di immensa miseri- cordia e bontà che fece seguito al totale dispendio del patrimonio personale e familiare di Paolino, ricco nobile francese prima che vescovo e uomo di chiesa, per riscattare i vari nolani che i visi- goti intendevano portare come schiavi in Africa, colpì profonda- mente il popolo nolano che però, inerme, dovette assistere alla dipartita forzata del suo amato leader spirituale. Ma la straordinaria umanità di Paolino non tardò a manifestarsi durante la prigionia che il santo nolano trascorse come giardinie- re di un ricco signore visigoto. Quando infatti, fu condotto alla corte del re barbaro, Alarico, Paolino riuscì nell'impresa di affrancare tutto il suo popolo toccando il cuore di un sovrano che fino a quel momento era stato artefice di un numero spro- positato di efferatezze durante la sua non certo cordiale visita in Italia. Festa. Nel corso dei secoli, con il maturare e il perpretrarsi della tradizione popolare, fu deciso che gli obelischi in legno non dovessero superare i 25 metri d'altezza, con base cubica di circa tre metri per lato, divenen- do la struttura più alta del centro storico fatta eccezione della oggetto di approfonditi studi da parte di sociologi e antropologi essendo forse uno degli ultimi esempi di commistione tra cultu- ra pagana e cristiana. Il Giglio, inteso come obeli- sco, rappresenterebbe infatti un enorme simbolo fallico che nell'era precristiana, in maniera meno elaborata, veniva eretto nelle campagne e portato in spalla per propiziare un miglior raccolto. Tale considerazione diviene fondamentale nell'analisi della Festa dei Gigli che in maniera non certo casuale cade proprio nel periodo dell'anno dedicato al raccolto ed alla seguente semina, un momento cruciale nel calen- dario pagano poi trasformato e riadattato dal popolo nolano in onore di San Paolino. A Los Angeles, nel quartiere di Watts, è possibile ammirare le opere di Simon Rodia, artista campano di origine irpina che tra il 1921 e il 1954 lavorò ad un complesso di torri in acciaio probabilmente ispirato proprio simile all'atto del cullare. L'insieme dei cullatori, di norma 120, prende il nome di "paran- za". NICOlA AlFANO I cullatori trasportano i Gigli e vestono i colori della loro corporazione La solenne benedizione dei Gigli e, in primo piano, della Barca, durante la festa popolare davanti al Duomo di Nola La spalla deformata dal peso dei Gigli di un devoto nolano Le Watts Towers di Los Angeles I Gigli sono obelischi alti 25 metri dal peso di 25 quintali ciascuno GIOVEDÌ 17 LUGLIO 2014 www.italoamericano.com 35 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION |

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