L'Italo-Americano

italoamericano-digital-7-17-2014

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GIOVEDÌ 17 LUGLIO 2014 www.italoamericano.com 38 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Mario Götze, con un gran gol al 113' minuto, decide la finalissi- ma di Brasile 2014 e regala alla Germania la quarta Coppa del Mondo della sua storia (Italia rag- giunta). IL SUCCESSO ARRIVA DA LONTANO - Il trionfo tede- sco è decisamente meritato, frutto di lunga preparazione e di un'attenta pianificazione. La squadra portata da Löw in Brasile – seppure orfana di una delle sue stelle principali, l'infortunato Marco Reus – è stata quella che ha giocato meglio. I lunghi anni di progettazione e di lavoro monodirezionale, hanno restituito alla Mannschaft automatismi che, normalmente, si vedono solo in una squadra di club. Fondamentale 'ciliegina sulla torta', poi, l'enorme riserva di talento ben distribuito in rosa. QUALITÀ E CINISMO. Dal punto di vista del gioco, la Germania si è affidata a uno stile improntato sul possesso palla e sulla ricerca del gol attraverso la manovra. Negli ultimi anni (quelli del progetto Klinsmann-Löw, per intenderci), questa scelta aveva prodotto più complimenti che vit- torie: sembrava che i tedeschi, 'finalmente' belli, avessero per- duto la loro storica efficacia. Ma in Brasile, qualcosa è cambiato: la Mannschaft non è sempre stata qualitativamente dominante e, in alcune partite (contro gli Usa e la Germania mondiale: quarta stella (come l'Italia) dopo un torneo giocato alla grande e prima squadra europea a vincere in Sud America REPARTO - Detto del doloroso forfait di Marco Reus, va comun- que evidenziato come la Nazionale tedesca fosse la più completa e (semplicemente) forte delle 32 compagini giunte in Brasile. Neuer è di gran lunga il miglior portiere del Mondo; Lahm è un jolly tutto fare che, alla sua corsa in fascia, ha saputo aggiun- gere un ottimo filtro in mediana; Hummels si è proposto come il difensore più completo del torneo; Schweinsteiger è tornato domi- nante; Kroos ha mostrato lampi della propria classe; Klose è diventato il giocatore con più gol all'attivo nelle fasi finali dei Mondiali; Müller, ancora una volta, ha incarnato il prototipo dell'attaccante moderno. Se tutto questo non bastasse a convincere, si ricordi che, di fatto, gente come Schürrle e Götze, in questa squa- dra, sono riserve. PERCORSO CONVINCEN- TE. Il torneo brasiliano della Germania ha rappresentato il per- fetto connubio tra efficacia e spet- tacolarità: dopo il trionfale esor- dio contro il Portogallo (4-0), sono arrivati il pareggio in rimon- ta contro il Ghana (2-2) e la cinica vittoria (1-0) contro gli Usa. Agli ottavi la resistenza algerina è stata piegata, con qualche spavento, solo ai supplementari (2-1). Nei quarti, con autorevole efficacia, gli uomini di Löw hanno ridimen- sionato la Francia (1-0). Il capola- voro della semifinale (7-1) è stato sicuramente favorito dall'implo- sione del Brasile, ma ha dato la giusta misura dell'efficienza dei tedeschi. Poi è arrivato lo scontro con l'Argentina. FINALE COMPLICATA - La finalissima del 'Maracanà' è stata partita vera. Al gioco offen- sivo e tecnico dei tedeschi, gli argentini hanno opposto il loro calcio difensivo, organizzato e ruvido. Ne è scaturita una partita poco spettacolare, ma molto intensa. Se la Germania ha comandato le ope- razioni, sono stati i Sudamericani a collezionare il numero più ele- vato di palle gol. L'attesissimo Messi, però, non ha saputo guida- re i propri compagni (a differenza di quanto fatto da Maradona, sem- pre contro la Germania, nella vit- toriosa finale di Mexico '86) e, alla fine, la maggior qualità 'dif- fusa' dei tedeschi è valsa una meritata vittoria. Il gol di Götze è un pezzo di bravura che chiude degnamente il Mondiale 2014 e che regala, a un gruppo fantastico, il meritato trionfo iridato. STEFANO CArNEVAlI Francia, per esempio), ha saputo vincere più 'di sciabola' che 'di fioretto', prediligendo il cinismo tutto teutonico all'estro e alla qua- lità. ECCELLENZA IN OGNI La cancelliera tedesca Angela Merkel festeggia con la squadra dopo la vittoria del Mondiale brasiliano La Germania, nel calcio ma non solo, è sempre stato un modello di riferimento, quanto a precisione ed efficienza. Ma esi- ste un periodo recente in cui anche il calcio teutonico ha vissu- to una crisi profonda. Dopo la vittoria di Italia '90, i Panzer si sono trascinati per il decennio successivo, si sono 'crogiolati' nel loro gioco difensi- vo e muscolare, affidandosi oltre il lecito a 'mostri sacri', che hanno soffocato ogni tentativo di ricambio generazionale. La storia ha bocciato questa condotta: fuori nei quarti a Usa '94 e Francia '98 con Bulgaria e Croazia, poi all'inizio del 2000 due eliminazioni al primo turno degli Europei, solo parzialmente mitigate dall'estemporaneo secondo posto di Corea-Giappone Il modello di gioco e di squadra tedesco può essere d'esempio per gli Azzurri? 2002. I tedeschi, però, hanno deciso di rivoltare come un guan- to il proprio rapporto con il cal- cio, rendendo Bundesliga e Nazionale altrettanti esempi vir- tuosi e vincenti. Due Champions League vinte con il Bayern Monaco, nel 2013 addirittura in una finale tutta tedesca contro i rivali di sempre del Borussia Dortmund. E in Nazionale un gruppo che ha sostituito all'orto- dossia teutonica un vincente mix di virtuosi di origine polacca, turca, ghanese e tunisina. La Germania ha pianificato, puntando sull'integrazione, sulla centralizzazione e sull'educazio- ne dei giovani. Obiettivo è subito diventato vincere attraverso qua- lità e bel gioco. I mezzi scelti lungo il percorso: rigore nell'applicazione delle regole (a tutti i livelli), educazione calcisti- STEFANO CArNEVAlI ca e morale diffusa, imitazione degli esempi validi (Francia su tutti), rinuncia ad acquisti La Nazionale tedesca ha puntato sull'integrazione, la centralizzazione e l'educazione dei giovani La Coppa del Mondo 2014 roboanti (soprattutto dall'estero), riconoscimento e valorizzazione di modelli virtuosi. Il nostro cal- cio (e forse il nostro Paese), avrebbe tantissimo da imparare dalla rivoluzione tedesca. Posto che se l'intero movimento italia- no non lavorerà – presto e bene – per cambiare, sarà costretto a scomparire, la ricetta tedesca, ancora una volta, sembra quella da seguire. Ingredienti fondamentali: regole ferree (e punizioni esem- plari), potere ai vivai, limitazione del mercato degli stranieri, perse- guimento del gioco (così da pro- vare a vincere anche senza bud- get pluri-milionari), pianificazio- ne di ampio respiro (senza l'ansia del risultato a ogni costo). Missione complicata, certo. Ma dal cui successo dipende la sopravvivenza del nostro calcio che, dopo decenni di sprechi colossali e mala gestione a tutti i livelli, è davvero giunto a un punto di non ritorno. Joachim Loew, l'allenatore della Germania che l'ha portata al successo

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