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GIOVEDÌ 4 SETTEMBRE 2014 www.italoamericano.com 18 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | L'economia criminale vale 170 miliardi di euro: escalation negativa in 5 regioni L'economia criminale vale 170 miliardi di euro all'anno. Una cifra imponente che, oltre a derivare da attività ille- gali, spesso viene riversata sul mercato finendo per inquinarlo e stravolgerlo. "La stima del valore economico prodotto dalle attività criminali – dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia, la confederazione degli artigiani di Mestre – è il frutto di una elaborazione rea- lizzata su dati della Banca d'Italia. Va ricordato, in base alle definizioni stabilite dall'Ocse, che i dati non inclu- dono i reati violenti come furti, rapine, usura ed estorsioni, ma solo le transazioni illecite con- cordate tra il venditore e l'acquirente, come ad esempio contrabbando, traffico di armi, smaltimento illegale di rifiuti, gioco d'azzardo, ricettazione, prostituzione e traffico di stupe- facenti. Detto ciò, queste atti- vità criminali fatturano 170 miliardi all'anno, l'equivalente del Pil di una regione come il Lazio". La conferma dell'escalation del giro d'affari in capo alle organizzazioni criminali emerge anche dal numero di segnalazio- ni pervenute in questi ultimi anni all'Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d'Italia. Stiamo parlando delle opera- zioni sospette "denunciate" da intermediari finanziari (per l'80% banche, ma anche uffici postali, società finanziarie o assicurazioni). Ebbene, tra il 2009 ed il 2013 sono aumentate di quasi il 212 per cento. Se nel 2009 erano 20.660, nel 2013 hanno raggiunto quota 64.415, anche se va detto che il livello record è stato toccato nel 2012, con 66.855 segnalazioni. "Ovviamente – prosegue Bortolussi – le organizzazioni criminali hanno la necessità di reinvestire i proventi delle loro attività illecite nell'economia legale. E il boom di denunce avvenute tra il 2009 e il 2013 è un segnale molto preoccupante. Pur non conoscendo il numero delle segnalazioni archiviate dalla Uif e nemmeno la dimen- sione economica di quelle che sono state successivamente prese in esame dalla Direzione investigativa antimafia e dalla Polizia Valutaria, abbiamo il forte sospetto che l'aumento delle segnalazioni registrato in questi ultimi anni ci dimostri che questa parte dell'economia nazionale è l'unica che non ha risentito della crisi". L'analisi condotta è riuscita a mappare il numero delle segnalazioni di riciclaggio avve- nute nel 2013 anche a livello regionale. Le Regioni più "colpite" sono state la Lombardia (11.575), il Lazio (9.188), la Campania (7.174), il Veneto (4.959) e l'Emilia Romagna (4.947). Quasi il 60 per cento delle segnalazioni registrate a livello nazionale è concentrato in queste cinque Regioni. In riferimento ai dati regio- nali, oltre alle segnalazioni di riciclaggio sono incluse quelle relative al finanziamento del ter- rorismo e dei programmi di pro- liferazione di armi di distruzio- ne di massa. Tuttavia, il numero riferito a queste ultime due aree è statisticamente molto contenu- to: nel 2013 è stato pari a 186. Il 6 giugno 2012, presso la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni Più colpite dall'economia criminale sono: Lombardia, Lazio, Campania, Veneto e Emilia Romagna Boom di denunce e segnalazioni Con meno soldi erogati dalle banche a famiglie e imprese è aumentata l'usura Negli ultimi 2 anni le banche hanno erogato a famiglie e imprese quasi 100 miliardi di euro in meno. Con meno soldi a disposizione e la disoccupazio- ne in aumento, il rischio usura assume dimensioni sempre più preoccupanti al Sud: soprattutto in Campania, Calabria e Abruzzo. Tra la fine del 2011 e lo stes- so periodo del 2013, la diminu- zione degli impieghi bancari alle famiglie e alle imprese è stata di quasi 100 miliardi di euro: precisamente 97,2 miliar- di. Se le prime hanno subito una contrazione di 9,6 miliardi (- 1,9%), le seconde hanno regi- strato una flessione pari a ben 87,6 miliardi di euro (-8,8%). "Oltre agli effetti della crisi economica e al calo della domanda di credito – prosegue Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre – questa forte riduzio- ne dell'erogato è stata dovuta anche al deciso aumento delle sofferenze bancarie che a giu- gno di quest'anno ha toccato la cifra record di 168 miliardi di euro". A fronte di una progressiva crescita del credit crunch avve- nuta in questi ultimi anni, il rischio usura è presente soprat- tutto nelle regioni del Mezzogiorno. Emerge che nel 2013 la Campania, la Calabria, l'Abruzzo, la Puglia e la Sicilia sono le realtà dove la "penetra- zione" di questo drammatico fenomeno ha raggiunto i livelli maggiori. "In buona sostanza – prose- gue Bortolussi – con la forte stretta creditizia e l'aumento della disoccupazione, che hanno contribuito a ridurre i livelli di reddito soprattutto al Sud, c'è il pericolo che l'usura, già presente in questi territori in misura mag- giore che altrove, assuma dimen- sioni ancor più preoccupanti". L'indice del rischio usura è stato calcolato mettendo a con- fronto alcuni indicatori regiona- lizzati riferiti al 2013: quali la disoccupazione, i fallimenti, i protesti, i tassi di interesse appli- cati, le denunce di estorsione e di usura, il numero di sportelli bancari e il rapporto tra sofferen- ze ed impieghi registrati negli istituti di credito. Ma le segnala- zioni, purtroppo, sono ancora molto poche. Per questo abbia- mo incrociato i risultati di ben 8 sottoindicatori per cercare di misurare con maggiore fedeltà questa emergenza. Ciò che pochi sanno sono le motivazioni per le quali molte persone cadono tra le braccia degli strozzini. Oltre al perdurare della crisi, sono soprattutto le scadenze fiscali a spingere molti piccoli imprendi- tori nella morsa degli usurai. Per i disoccupati o i lavoratori dipendenti, invece, sono i pro- blemi finanziari che emergono dopo brevi malattie, brutti infor- tuni o a seguito di appuntamenti familiari importanti, come un matrimonio o un battesimo". Ritornando alla metodologia criminali, l'allora Vice Direttore Generale della Banca d'Italia, Anna Maria Tarantola, ebbe modo di affermare che il valore medio del sommerso criminale, nel periodo 2005-2008, era stato pari al 10,9% del Pil. di calcolo di questo indice, si evince che nelle aree dove c'è più disoccupazione, alti tassi di interesse, maggiore sofferenze, pochi sportelli bancari e tanti protesti, la situazione è decisa- mente a rischio. Ebbene, rispetto ad un indicatore nazionale medio pari a 100, la situazione più critica si presenta in Campania: l'indice del rischio usura è pari a 164,3 (pari al 64,3% in più della media Italia), in Calabria a 146,6 (46,6% in più rispetto alla media naziona- le), in Abruzzo si ferma a 144,6 (44,6% in più della media Italia), in Puglia a 139,4 (39,4% in più della media nazionale) e in Sicilia il livello raggiunge quota 136,2 (36,2% in più della media Italia). La realtà meno "esposta" a questo fenomeno è il Trentino Alto Adige, con un indice del rischio usura pari a 51,8 (48,2 punti in meno della media nazionale). Anche la situazione delle altre 2 regioni del Nordest è abbastanza rassi- curante: il Friuli Venezia Giulia, con 72,2 punti, e il Veneto, con 73,1 punti, si piazzano rispetti- vamente al penultimo e terzulti- mo posto della graduatoria nazionale del rischio usura. In Campania, Calabria, Abruzzo, Puglia e Sicilia l'usura ha raggiunto i liv- elli maggiori di diffusione. Minor penetrazione in Trentino Alto Adige Anche per un matrimonio si può far ricorso a uno strozzino Ipotizzando che l'incidenza sia ancora a questi livelli, l'Ufficio studi stima che per il 2013 il valore economico dell'economia criminale si atte- sti conseguentemente attorno ai 170 miliardi di euro.