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GIOVEDÌ 11 SETTEMBRE 2014 www.italoamericano.com 14 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Il ricordo di una tragedia globale che ha cambiato il destino di tante famiglie italiane e italoamericane Doveva essere un viaggio spensierato: un salto sulla costa del Pacifico e una vacanza nella calda California, per coccolare la piccola nipotina. È finito con lo straziante schianto contro la torre di New York. Una vita spezzata come le altre centinaia, quella dei coniugi Trentini e per colpa di una lucida follia che ha gettato nel baratro migliaia di familiari in tutti gli angoli del Mondo. Quelle di New York, partire con la commozione negli occhi. Dopo pochi minuti il buio. I loro nomi sono apparsi tra le spire del caos grazie a Internet e alla consultazione di alcuni siti dedicati alla tragedia e sono rimbalzati nella origina- ria Orsogna per gettare nel lutto i parenti (le cugine Teresa e Rita, Angela e Vincenzo) e l'intera comunità abruzzese, alla quale Vincenzo era legato. Quella dei coniugi Trentini è soltanto una tra le numerose sto- rie che nel giorno della tragedia grattacielo è crollato. Isaac è scomparso sotto tonnellate di cemento e sulla sua bici, mentre i suoi cari si mettevano in salvo a piedi. Maria Vola, a soli 36 anni è scomparsa lasciando orfano un bambino di tre mesi. La donna lavorava al 98° piano della seconda torre e non c'è nessuna speranza che sia viva. I familiari però non si rassegnano e hanno tappezzato le pareti dell'Armory con la sua foto, sorridente con la bimba tra le braccia e un numero di telefono. Sperano che qualcu- no dia loro notizie e spezzi il silenzio dell'assenza. Molti degli scomparsi di ori- gine italiana lavoravano negli uffici della Lutnik, che occupa- va i piani dal 101° al 105° della seconda torre e che ha perso circa 600 dei suoi mille dipen- denti. Il proprietario, vittima a sua volta di perdite personali, ha donato un milione di dollari a una fondazione per aiutare i familiari degli scomparsi. Nella lista c'è Luigi Arena, 40 anni, nato a Capaci ed emi- grato a New York per trovare lavoro come vigile del fuoco. È scomparso con i suoi commilito- ni, nel tentativo di arrivare ai piani alti con idranti e bombole per l'ossigeno. Era tra le mace- rie con i cugini Salvatore Lopes (padre di due bambine impiega- to in un'agenzia di viaggi, al 104° piano) e Vincenzo di Fazio (padre di tre figli, agente di borsa) originari di Nissoria, in provincia di Enna, dopo aver messo in salvo centinaia di per- sone quando la sua vita si è spenta da semplice eroe. GENEROSO D'AGNESE come la borsa della manager Marisa Di Nardo, cui il paese d'origine, Colledimezzo, in pro- vincia dell'Aquila, ha voluto intestare una strada e una lapide commemorativa. Raimondo Cima l'11 settem- bre 2001 si trovava al 92° piano della prima Torre e da pochi minuti aveva iniziato la sua gior- nata, organizzando i suoi impe- gni quotidiani. 63 anni, nato in suolo americano ma originario di Civitavecchia, Lazio, ha con- segnato il suo nome al figlio divenuto capo del dipartimento dell'ufficio tecnico di New York. Salvatore Zora lavorava al 104° piano e quando il Boeing si è schiantato venti piani più sotto ha subito intuito la propria fine. Ha telefonato alla moglie e le ha detto addio: per lui la vita si stava chiudendo nella trappola infernale di cemento e vetrate. Laura Lee Morabito, manager della Quantas Airways, la morte l'ha trovata seduta sulle poltrone del primo Boeing schiantatosi contro le torri del Wtc. Figlia di genitori abruzzesi e toscani, Laura aveva deciso di spostarsi verso Los Angeles per lavoro e durante gli attimi finali della sua giovane vita ha tentato di met- tersi un'ultima volta in contatto con il marito. Senza riuscirci. Lorena Luisi, 46 anni, era nata da genitori emigrati nel '55 da Sant'Eusanio Forconese, una minuscola frazione della provin- cia aquilana, ed aveva conqui- stato due lauree, una in Informatica e l'altra in Economia. Luisi era vicepresi- dente della "Fiduciary trust company international", una grande banca d'affari operante a livello internazionale con sede nei piani alti del prestigioso World Trade Center. L'italoa- mericana ha visto dalla finestra del suo ufficio il tragico schianto del primo aereo contro la torre di fronte a quella dove lei lavo- rava e ha pensato subito di tran- quillizzare la madre, comunican- dole i suoi ultimi istanti di vita. Isaac Rivera, aveva 19 anni ed è morto cercando i propri parenti. Il ragazzo era un Pony Express per le strade di Manhattan e martedì mattina aveva accesso la tv, trovandovi le immagini terrificanti delle Torri Gemelle in fiamme, dove lavoravano sua madre e sua zia. Il giovane si era precipitato in bici verso il luogo del disastro ed era arrivato sotto la torre numero due, proprio quando il di 70 nazionalità e religioni diverse, come racconta anche il nostro Focus. Sono morte senza ragione e con assoluta casualità persone innocenti. Il mondo non diventa più sicuro e meraviglioso armando e combattendo nemme- no per i più nobili fini. Non ce lo dice solo l'11 set- tembre ma la II Guerra Mondiale terminata con 55-57 milioni di morti (la perdita esatta non è ancora stata conteggiata) fra i 62 Paesi che vi parteciparono e in cui, all'epoca, viveva circa l'80 per cento della popolazione mon- diale. Ci ha comunque portato alla guerra fredda, al Vietnam, all'Iraq, all'Afghanistan. E ce lo conferma la I Guerra Mondiale, che coinvolse 70 milioni di perso- ne, costò la vita a 9 milioni di militari uccisi tra le trincee e a circa 7 milioni di civili caduti sia per gli effetti diretti dei combatti- menti sia per carestie ed epide- mie. Generò altre tensioni che poi degenerarono nei primi genocidi etnici, nelle tensioni balcaniche, negli squilibri colonialisti. Le perdite seguite agli attentati dell'11 settembre, non possono che avere una stima approssimati- va e purtroppo in costante aggior- namento. Solo i soldati americani caduti negli ultimi dieci anni sui campi di battaglia di Iraq, Afghanistan e Pakistan sono più del doppio delle vittime degli attentati dell'11 settembre. I soli profughi iracheni, afghani e pakistani oggi superano gli 8 milioni, l'equiva- lente della popolazione che abita la (neutrale) Svizzera. Le guerre portano guerre, ran- cori, risentimenti e vendette. E interrompono il normale scorrere dell'esistenza, rubano opportu- nità, sentimenti, affetti e vite. Non restituiscono la pace, non danno la libertà e nemmeno il potere. Rendono semplicemente schiavi di altre rivendicazioni e ripicche senza fine. In memoria dell'11 settembre una corsa contro i venti di guerra Continua da pagina 1 americana si sono concluse senza lieto fine. Ma i loro nomi sono entrati fin dai primi momenti nella lista certa dei "caduti" per mano dei terroristi. Altrettanto non è pos- sibile scrivere per almeno ses- santa tra italiani e italoamerica- ni, vittime disperse tra le mace- rie delle Torri e le carte consola- ri (spesso in difficoltà nel deci- frare la provenienza delle perso- ne dichiarate disperse, e nel col- locarle tra le caselle giuste in virtù del loro passaporto). Per Marion Serva, residente a Stafford e impiegata del Pentagono, il tenente di vascello Michael Scott Lamana, residente a Baton Rouge, Yamel Merino, medico del pronto Soccorso resi- dente a Yonkers, i vigili del fuoco Louis Arena, Robert Curatolo, Lawrence Virgilio, per il 35enne Stephen Colaio, per Jack L. D'Ambrosi Jr., vice pre- sidente delle operazioni della Cantor Fitzgerald, Joseph Lovero vigile del fuoco di Jersey City, Dominick Pezzulo di 36 anni, per l'assistente di volo Kathleen Nicosia, Christine Barbuto della Tjx company e residente a Brooklyn, Thelma Cuccinello, di Wilmot, David Dimeglio di Wakefield, Donald Ditullio di Peabody, Laura Morabito manager della Quantas Airways, Thomas Pecorelli cameraman della Fox Sports, Sonia Puopolo, Victor J. Saracini pilota del Boeing 747 e residente a Lower Makefield Township, Louis Neil Mariani di Derry, John Sammartino, Joseph Washington e Pittsburgh non sono soltanto vite americane spezzate dalle mani assassine dei pirati dell'aria, ma tasselli di un puzzle umano che fa degli Stati Uniti il crogiolo etnico più variegato della Terra e di New York il suo centro assoluto. Vincenzo Trentini aveva 67 anni ed era vice preside in pen- sione; con sua moglie Mary (65 anni) era tra i passeggeri del volo Boston-Los Angeles dirot- tato e schiantato contro la secon- da delle torri gemelle dai terrori- sti fondamentalisti. Le sue radici erano ancora fortemente radicate a Orsogna, nella provincia di Chieti, e grande serbatoio dell'emigrazione transoceanica. Vincenzo era figlio di Pasquale, che negli anni Venti, e a soli sedici anni, aveva attraversato l'Atlantico per trovare nella tranquilla Everett, nella verde periferia di Boston, la sua fetta di sogno americano. Vincenzo era nato nella stessa cittadina, coccolato da una nutrita comu- nità di abruzzesi, e da molti con- paesani che riuscirono negli anni a stabilire un rapporto speciale con la loro Orsogna e arrivare al gemellaggio tra le due realtà urbane. Nella comunità italiana era molto stimato e il viaggio a Los Angeles non era previsto. Il figlio della coppia, ottenuto un biglietto come premio produ- zione, ha voluto regalare la sua personale soddisfazione ai geni- tori, sapendoli in ansia per la nascita di una nipotina sulla sponda opposta degli States e martedì era riuscito a vederli Deluca, Richard Guadagno manager della Humboldt Bay National Wildlife Refuge e resi- dente a Eureka, California, per il cameriere John Talignani, la parola fine è stata tragicamente scritta quell'11 settembre. Decine di connazionali e americani di origini italiane, sono finiti polverizzati tra le migliaia di tonnellate di ferro e cemento delle Twin Towers. Il ricordo dei parenti spesso è legato solo a un oggetto perso- nale recuperato tra le macerie,