L'Italo-Americano

italoamericano-digital-9-11-2014

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GIOVEDÌ 11 SETTEMBRE 2014 www.italoamericano.com 20 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | FRANcEScO BuccARO A Napoli, la superstizione è un culto, un'abitudine, una cre- denza che non ha alcun appiglio logico, ma è abbracciata indi- scriminatamente da tutte le clas- si sociali. Per superstizione si intende: "la credenza di natura irrazionale che tende a pensare che oggetti, determinati compor- tamenti e alcuni riti possano influenzare gli eventi futuri". Quando la superstizione incarna un potere malefico delle persone, si parla di malocchio; nandolo, avrebbe generato ener- gia positiva. Tra gli altri talisma- ni, compare l'usanza di posizio- nare, sull'uscio della porta di casa, una matassa arruffata per impegnare lo spirito maligno nello sbrogliarla prima di entra- re. Altri amuleti comuni sono: il ferro di cavallo, il gobbetto (la cui gobba porta bene), il numero 13, l'aglio e il peperoncino, ma i più utilizzati rimangono il corno e il gesto delle corna. Il corno ha origini antiche che risalgono al periodo neoliti- co quando gli abitanti delle dare gli effetti sperati e scongiu- rare il malocchio, deve presenta- re determinate caratteristiche, deve essere: rigorosamente rosso (poiché già dal Medioevo questo colore rappresentava la vittoria sui nemici), prodotto manual- mente (in modo da acquisire il potere benefico di l'ha costrui- to), regalato da qualcuno, tosto, vacante e storto cu' 'a ponta (tradotto: duro, vuoto e appunti- to). Le corna invece rappresenta- no il gesto scaramantico per eccellenza e anch'esse hanno origini antichissime. Già dai tempi dei greci e romani veniva- no utilizzate per promuovere fer- tilità e protezione dagli spiriti malvagi, inoltre, in qualità di gesto, vengono fatte allo scopo di rispedire al mittente l'augurio di cattiva sorte. A tal proposito furono simpaticamente mostrate nel 1975 dal Presidente della Repubblica napoletano Giovanni Leone in risposta agli studenti contestatori di Pisa che gli augu- rarono di contrarre il colera. Nella città partenopea convi- vono senza mai mescolarsi sacro e profano, preghiere religiose e formule scaramantiche, santi benefattori e corni appuntiti, gra- zie e fortune. A Napoli, la superstizione rappresenta forse l'emblema di una città e di un popolo che crede a molte cose e che spesso dimentica di credere in sé; per- ché se è vero che gli eventi del passato hanno condizionato le credenze e il modo di vivere napoletano, quelli del futuro dovranno esser dettati dalle infi- nite potenzialità di un popolo intelligente dalle idee vulcaniche capace di esser artefice di un futuro prospero; fino ad allora, tra le strade e le antiche mura cittadine continuerà a risuonare la fatidica frase "Non è vero, ma ci credo". IL TEATRO - La supersti- zione napoletana è stata fedel- mente interpretata nella comme- dia "Non è vero, ma ci credo" scritta da Peppino De Filippo nel 1942 a cui è ispirato l'omonimo film nel 1952. L'inizio della pel- licola vede il superstizioso com- mendatore Gervasio Savastano recitare una serie di formule sca- ramantiche: "Ragno di sera, bel tempo si spera. Ragno di mattina, novità bruttina. La tartaruga, la lacrima asciuga. Rospo e civetta, croce e disdetta. Gallo cedrone, son cose buone Gallina zoppa, affare che intoppa. Gufi, merli e barbagianni, son dolori, pene e affanni. Tocco terra col calcagno destro e di nulla più mi lagno. Quando vedi un millepiedi, pur se non credi, fermati e siedi. Di mattina ogni lombrico porta gioia che non ti dico, se gli giri poi intorno, ti va bene tutto il giorno". A Napoli convivono senza mai mescolarsi sacro e profano, santi e corni esso si manifesta con un influsso negativo dell'individuo che, attraverso lo sguardo, procura volontariamente o involontaria- mente dei danni a cose e perso- ne. Il malocchio lanciato attra- verso lo sguardo è meglio cono- sciuto a Napoli come jettatura che deriva appunto dal verbo gettare. L'origine delle superstizione a Napoli sono antichissime. Secondo lo scrittore latino Cicerone, la superstizione deriva da superstitiònem, che proviene da sùper (sopra) e stìtio (stato) e veniva utilizzato da parte di chi si rivolgeva alle divinità con pre- ghiere affinché proteggessero i loro figli "superstiti" dalle scia- gure. Come fare per proteggersi dal malocchio? Esistono alcuni simpatici espedienti, uno era già presente in epoca greca e romana col nome di "fascinum", un amuleto dalla forma fallica da appendere al polso che, strofi- Malocchio e jettature, cornetti e corna: Napoli è superstizione Le corna rappresentano il gesto scaramantico per eccellenza Il corno, per portare fortuna deve essere: rosso, fatto a mano, regalato, "tosto, vacante e storto cu' 'a ponta" In 500,000 sul lungomare di Napoli per mangiare nella pizzeria più grande del mondo La "Napoli Pizza Village" è diventata una manifestazione di interesse internazionale tanto da essersi trasformata in un vero e proprio attrattore turistico che, quest'anno, si svolge sotto l'Alto patronato del Presidente della Repubblica. E quest'anno a Napoli sono attesi 500 mila visitatori. Sul lungomare Caracciolo sarà allestita la pizzeria più grande del mondo: oltre 30mila metri quadrati con 4.700 posti a sedere. Saranno 50 forni cittadi- ni e provinciali a sfornare e servire, grazie a più di 170 piz- zaioli e 480 collaboratori, oltre 100mila pizze, record registrato nell'edizione del 2013. "Siamo particolarmente sod- disfatti. Quattro anni fa - ha dichiarato il presidente dell'Associazione Pizzaiuoli Napoletani Sergio Miccù - siamo partiti con un evento che doveva sostenere un prodotto e oggi ci troviamo a promuovere un'intera città e il suo territorio. Siamo orgogliosi di contribuire, senza costi nè peso sulle istituzioni locali, a rilanciare l'immagine di Napoli". Dello stesso avviso il sindaco partenopeo Luigi de Magistris: "Ogni anno questa manifestazione diventa sempre più importante e più ricca ed ormai è un evento nazionale di grandissimo respiro. La pizza attraverso Napoli fa il giro del mondo e lo fa Napoli attraverso la pizza". Novità di quest'anno le "lezioni di pizza" per imparare a impastarla, condirla e cuocerla. caverne lo appendevano all'entrata delle capanne come auspicio di fertilità. Esso, per

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