L'Italo-Americano

italoamericano-digital-9-25-2014

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GIOVEDÌ 25 SETTEMBRE 2014 www.italoamericano.com 25 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | MICHAEL TRAVERsA Da stuntman ad attore, da Roma a Los Angeles: Marco Pancrazi alla conquista della sua stella a Hollywood Il segreto del successo a Hollywood è quello di crearsi le opportunità da soli, non stare ad aspettare la chiamata che cam- bierà la vita. Ha funzionato per Matt Damon e Ben Affleck, ha funzionato per Billy Bob Thornton. Ora lo stanno metten- do in pratica anche attori e regi- sti italiani che cercano di fare il grande salto di qualità sul mer- cato americano. Marco Pancrazi, un ricco curriculum da stuntman in pro- duzioni internazionali e una nuova carriera da attore avviata in Italia, è arrivato a Los Angeles da un anno e mezzo, ma ha già fatto sua la lezione delle grandi star. "È importante prepararsi il più possibile sotto ogni aspetto e diventare vendi- bili sotto ogni punto di vista, che è un po' la storia della mia vita. Penso a quando facevo lo stuntman. In America ogni stuntman si occupa di una cosa negli Stati Uniti "La Più Lunga Ora", lo spettacolo teatrale su Dino Campana scritto, diretto e interpretato da Vinicio Marchioni. È un viaggio nella mente delirante del poeta italiano del Novecento, internato presso un ospedale psichiatrico nel pieno della sua giovinezza, dove passò gli ultimi quattordici anni della sua vita. Dopo il successo stre- pitoso a Roma, Pancrazi, d'accordo con Marchioni, si è occupato di farne fare un adatta- mento in inglese per portarlo in scena negli Stati Uniti nel 2015. "Mi ha colpito il magnetismo che Vinicio trasmetteva al pub- blico, quando era sul palco. È un testo molto forte, tiene veramen- te attaccati alla sedia, voler sco- prire cosa scatena quel senti- mento di malore all'interno del personaggio. Con Vinicio abbia- mo concluso che la pazzia sia arrivata dopo aver consegnato il manoscritto (dal titolo "Il più di trasferirmi in America e mi piacerebbe condividere qualcosa con questo posto, dove sto cer- cando di mettere radici. Poi ci sono tante città, San Francisco, New York, dove la comunità italiana è molto grande. Anche far conoscere Dino Campana a tante persone che possano non sapere chi sia stato". Pancrazi è nel mondo del cinema dal 2004, da quando ha deciso di tradurre il suo interes- se per le arti marziali, che lo avevano portato anche al titolo di campione italiano, in una pro- fessione più artistica. "Il mio primo lavoro come stuntman è stato per la serie Rome della Hbo. L'ho fatto per otto anni, parallelamente studia- vo da attore con due membri dell'Actors Studio di New York che vivono a Roma, tra i quali Michael Margotta. Quando avevo 18 anni ho capito di voler fare l'attore, è stata una sorpresa anche per me perché mi sono laureato in scienze motorie. Essendo già iscritto all'univer- sità non potevo frequentare l'accademia, quindi mi sono buttato su quello che avevo fatto nella mia vita fino a quel punto: l'avevo innata, nel sangue". La carriera da stuntman oltre a permettergli di conoscere le dinamiche del set, gli ha dato anche molte soddisfazioni, la più importante quella al servizio di Spike Lee in Miracolo a Sant'Anna. "Nel giugno del 2007 il mio stunt coordinator chiamò me e altre quattro persone per andare in una tenuta di campagna a pro- vare alcune scene d'azione, senza rivelarci di quale produ- zione si trattasse. Dopo circa un mese e mezzo ci fu spiegato che dovevamo occuparci delle scene d'azione dei tedeschi nel film di Spike Lee. Doveva trattarsi di due settimane, diventarono due mesi. Così tanto tempo sul set, a contatto con tutta la troupe, mi ha fatto veramente crescere. Uno degli ultimi giorni di ripre- se Spike Lee aveva bisogno della faccia di un cecchino che uccidesse uno dei protagonisti e tra tutti ha scelto me, regalando- mi questi due secondi di primo piano". Da allora Pancrazi ha recitato anche in ruoli da protagonista come nell'opera prima di Alfonso Bergamo dal titolo anni, ma è già uno dei registi con più esperienza con cui abbia mai lavorato. Preparato sotto ogni punto di vista, talento fuori dal comune, sono sicuro che sfonderà prestissimo. Il film è un thriller psicologico, pensato per l'estero. Il protagonista fa un incidente in macchina e i suoi due migliori amici muoio- no. Questo innesca un senso di colpa che lo porta alla pazzia. Tutto il film è un viaggio all'interno della sua mente dal momento del trauma fino alla redenzione. Il mio personaggio è bendato per gran parte del film, questo mi ha creato qual- che problema perché io lavoro tanto con gli occhi. Rapportarsi con gli altri attori è fondamenta- le, mantenere lo stesso livello d'intensità non guardando l'altra persona è stato tosto". L'aver fatto esperienza da stuntman prima di diventare attore ha impartito una grande lezione di vita alla giovane pro- messa italiana: "Ho visto tanti attori un po' primedonne, un brutto approccio. Da stuntman ho imparato il rispetto per tutte le persone che stanno intorno alla macchina del cinema. Non Marco Pancrazi è nato a Tivoli. Appassionato di sport estremi diventa stuntman nel 2004 e poi attore lungo giorno", ndr) agli editori a Firenze sperando che lo pubbli- cassero. Quando mesi dopo gli dissero che lo avevano perso, Campana si chiuse in camera a cercare di riscriverlo parola per parola. L'intensità nel ricordare quanto scritto in precedenza è stata determinante. E poi il rap- porto conflittuale con la mamma, che gli voleva bene, ma non come al fratello, per esempio. Di questa cosa ne ha certamente sofferto". Questa volta sarà Pancrazi a salire sul palcoscenico e, benché Marchioni gli abbia dato il per- messo di trovare un regista in loco, spera che l'autore accetti la sfida di venire a dirigerlo anche all'estero. "Un personaggio del genere dà libertà assoluta di poter gio- care, spaziare come attore. Vinicio mi ha esortato a farlo mio, ad improvvisare. Abbiamo da poco finito la traduzione da parte di un attore americano che vive in Italia. Vorrei portare Vinicio a Los Angeles e affidar- gli la regia, averlo con me sareb- be grandioso". Parlando con Pancrazi è evi- dente come la scelta di questo spettacolo non sia casuale. "Deriva da un po' di situazioni che si sono incrociate. Ho deciso "Tender Eyes", che sta girando per vari festival nel mondo dopo aver avuto una prima d'eccellen- za allo storico cinema Adriano di Roma. "Bergamo è giovanissimo, 26 sola, per esempio la caduta dall'alto, con quello può viverci più che bene. In Italia non è così. Io ho dovuto imparare a fare tutto: cadute, scene col fuoco, incidenti in macchina. E vedo la stessa cosa con tanti attori che non recitano solamen- te, ma producono le loro cose. Tutti si tengono occupati, questa è una cosa che noi italiani all'estero dovremmo imparare a fare". Tra i tanti progetti in corso, Pancrazi è impegnato a portare arti marziali, ginnastica artisti- ca. Non dimenticherò mai quan- do da ragazzino vedevo i film di Bruce Lee e nel mio giardino replicavo ogni mossa, senza averle mai fatte prima. Ce c'è solo l'attore che recita. Oggi quando mi presento sul set da attore capisco molto di più quel- lo che c'è dietro e ho grandissi- mo rispetto per tutti i membri della troupe". Pancrazi nella parte di Jonah nel film "Tender eyes" di Alfonso Bergamo con Paola Calliari nel ruolo di Leah Pancrazi nel corto "The Last Time" di Andrew Costantini Pancrazi in una scena di "Hope" di Daniele Ciferri del 2012

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