L'Italo-Americano

italoamericano-digital-10-23-2014

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GIOVEDÌ 23 OTTOBRE 2014 www.italoamericano.com 14 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Iniziarono con $250, ma fecero fumare l'America: i sigari dei Fratelli Suraci "Ottima merce, ottimo servi- zio, profitto limitato". Una rispo- sta lapidaria accompagnava chiunque chiedesse informazioni ai fratelli Frank e Anthony sul loro successo imprenditoriale. E nelle tre frasi vi era tutta la sag- gezza e perspicacia di chi vedeva nella propria attività il senso di un progetto di vita. In un periodo in cui gli Stati Uniti erano stretti nella morsa della Grande Depressione, i siga- ri della ditta F.lli Suraci sembra- vano godere di una salute discre- ta, permettendo la sopravvivenza dei due titolari e delle famiglie dei loro operai. E quando la con- correnza, negli anni, si fece ser- rata e massiccia, la ditta resse il timone dei profitti che non schiz- zarono mai alle stelle, mantenen- do un profilo basso. Frank e Anthony non si lamentarono mai per non essere nel Guiness dei primati dell'imprenditoria americana. Si mantennero sempre fedeli alla loro linea guida ed entrarono nella storia dell'industria. Erano arrivati nel porto di New York nel 1913, Francesco e Antonio Suraci. Dall'Italia porta- rono qualche risparmio e la cono- scenza di come si producesse il sigaro. E su questo prodotto pun- tarono per il loro cammino imprenditoriale. Avevano lavora- to fianco a fianco per otto anni nella produzione di sigari e deci- so di trapiantare la loro "arte" sul mercato americano, più incline a consumare questo prodotto, in virtù di una popolazione di ceto medio più numerosa rispetto al paese natale. Iniziarono con soli 250 dollari e con la forza di volontà diedero avvio a una piccola impresa arti- gianale di manifattura tabaccaria, vestendo i panni di imprenditori e di operai. Ma non erano tipi da scoraggiarsi, i Suraci. Credevano nel loro prodotto e con le proprie gambe iniziarono a penetrare il mercato americano partendo dalla piccola azienda di New York. Per cinque anni fece- ro gavetta in tutti i sensi, trasfor- mando la piccola manifattura in un'azienda fiorente e capace di produrre 25000 sigari al giorno. L'esperienza delle armi mutò temporaneamente la direzione delle loro speranze. Richiamati a prestare servizio militari, onora- rono il paese che li aveva accolti con grande serietà ottenendo una menzione d'onore nel loro conge- do dall'Esercito degli Stati Uniti. Tornati nella loro fabbrica inizia- rono di nuovo da capo, per recu- perare il forzato "fermo per guer- ra". Per tutti ormai erano Frank e Anthony e per tutti rappresenta- vano un'unica entità, capace di produrre sigari di ottima qualità per il mercato americano. Ma non sarebbero usciti dall'alveo della piccola industria manifatturiera di nicchia, senza il contempora- neo declino di un marchio d'elite dei sigari italiani in America. Fu Erminio Parodi a cambiare il loro destino di imprenditori di successo. Quest'ultimo aveva fondato nel 1915, approfittando della momentanea assenza di altri imprenditori richiamati alle Armi, la Parodi Erminio Impasting Company. Il suo capi- tale iniziale era di 500 dollari e il marchio dei sigari Parodi si era guadagnato subito il favore del mercato. Il successo della Parodi GENEROSO D'AGNESE durò fino al 1921 per poi iniziare un lento, ma inesorabile declino culminato nel 1928 con la liqui- dazione a poche centinaia di dol- lari della ditta. Furono Frank e Anthony ad acquistare ciò che restava della fugace "star" delle manifatture americane. Ben poco in realtà: il marchio "Parodi" e un piccolo stock di merce, tenuto in magaz- zino senza troppi accorgimenti. Ma rilevando la Parodi, i fratelli Suraci acquisirono un "nome" e un'abitudine: quella di molti clienti che apprezzavano il pro- dotto dell'azienda fallita. Era un "capitale umano" da gestire con la massima sagacia e in tale dire- zione si mossero i fratelli, deci- dendo di mantenere inalterata la denominazione Parodi e di tenere sul mercato il residuo prodotto fabbricato dal fondatore dell'azienda. Giocarono sapientemente le loro carte, sostituendo gradata- mente il prodotto d'origine con i sigari di loro produzione, dando così tempo alla clientela di abi- tuarsi ai nuovi gusti. Fu la mossa giusta, che valse loro il grande balzo nell'imprenditoria. Nonostante il terribile periodo conseguente il crollo finanziario a Wall Street, la "Parodi cigar's" mantenne la produzione, pur riducendo a zero i profitti. In que- gli anni produrre sigari italiani non era la miglior scelta per un mercato che era stato spazzato via dagli effetti disastrosi della Grande Depressione. Ma i fratelli Suraci non si per- sero d'animo e alla loro fabbrica di Scranton aggiunsero quella di Jersey City, adoperandosi per tro- vare soluzioni che potessero invogliare all'acquisto dei pro- dotti. La chiave di volta arrivò dall'idea di mettere in commercio una confezione di due sigari, avvolti in carta da cellophane, al prezzo di 5 centesimi di dollaro il pezzo. Fu una mossa azzeccata. Il rivoluzionario metodo di confe- zionamento fece risparmiare materiale di imballaggio e intro- dusse sul mercato una nuova "idea" del sigaro, scompaginando l'agguerrita concorrenza di altre manifatture. La Parodi divenne l'emblema della perfezione e i sigari con questo marchio rappre- sentavano una garanzia per la clientela e per le banche chiamate a finanziare nuovi investimenti. Poco dopo questa scelta pro- duttiva, i fratelli Suraci giocarono anche un'altra carta per conqui- stare il mercato. Misero in com- mercio un particolare tipo di siga- ro italiano, conosciuto come "Tripoli" e il successo fu esaltan- te, tanto da meritare la medaglia d'oro alla Paris Exposition. I fra- telli Suraci avevano vinto la loro scommessa dimostrando che fab- bricare sigari era un'arte, che loro conoscevano alla perfezione. Il successo della Parodi non L'italiano è oggi la quarta lingua più insegnata al mondo ed uno dei motivi per cui c'è tanta voglia di Italia è perchè nel tempo è diventata sinonimo di bellezza, di buon cibo e di un modo di vivere che fa invi- dia a molti. Ma anche di questo spesso siamo inconscienti, ma stavolta nel senso che non fac- ciamo molto per valorizzare tutti quei tesori di arte e cultura che abbiamo in casa. Ed è un peccato, uno spreco. Perchè oltre a moda, design, lifestyle, c'è decisamente di più. L'Italo Americano ha fatto una scelta importante in questi suoi 106 anni di vita: essere un presidio linguistico oltre che culturale e sociale per gli ita- liani che hanno scelto di spo- stare la loro vita in California. Oltre alla sezione inglese che serve per continuare a tra- smettere i valori e la storia ita- liana alle generazioni di italoa- mericani che non usano più la lingua di chi in famiglia emi- grò negli Usa, ha una ricca sezione italiana che anche nel numero delle pagine è prepon- derante. Perchè in questo modo, oltre a non spezzare mai il legame con l'Italia, vuole contribuire alla conservazione e alla diffu- sione dell'italiano e lo fa affi- dandosi a redattori madrelin- gua che scrivono in perfetto italiano, con grammatica corre- ta, modi di dire in uso e anche attraverso una rubrica che stu- dia l'etimologia delle parole. Ci sono ben 4 dipartimenti di italianistica nelle Università californiane. Potrebbero "usare" il giornale per studiare la nostra lingua usufruendo di queste nostre caratteristiche. L ' I t a l o A m e r i c a n o è un baluardo di italianità al servi- zio della comunità, così come lo è dal lontano 1908 quando venne fondato. Stessa lingua per 250 milioni di persone nel mondo: l'italiano Continua da pagina 1 Il successo dei Fratelli Suraci: acquisirono un marchio e un'abitudine cambiò la vita a Frank e ad Anthony. I due vissero tranquil- lissime vite familiari, lontano dai clamori delle feste mondane. La loro passione per il lavoro e la linea di condotta imprenditoriale valsero all'azienda una lunga sopravvivenza, laddove tante altre manifatture di qualità dovet- tero chiudere i battenti. Una di queste aziende rinoma- te era la "De Nobili Cigar Company" fondata a Long Island nel 1906 dal marchese Prospero De Nobili, "leader" dell'industria del tabacco. Il declino della ditta arrivò per i rivoluzionari cambia- menti introdotti nella produzione dai fratelli Suraci che negli anni Cinquanta vennero scelti per sal- varla dalla liquidazione. Con l'acquisizione del marchio "De Nobili" i tenaci fratelli completa- rono il successo, consegnando alla storia un modello di lungimi- ranza e di inventiva che ancora oggi suscita rispetto. I Suraci die- dero vita alla più vasta manifattu- ra degli Stati Uniti e lavoro a quasi mille operai. Trasformando il loro unico vizio (per il fumo del sigaro) in un successo profes- sionale.

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