L'Italo-Americano

italoamericano-digital-10-23-2014

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GIOVEDÌ 23 OTTOBRE 2014 www.italoamericano.com 21 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | LuCA FERRARI Tra le tante placide località bellunesi da cui partire per escursioni dal sapore antico, c'è Rocca Pietore, nell'Agordino. Trascorsa la notte in un pic- colo hotel della zona, l'indoma- ni, dopo una robusta colazione e cosicché il rettile se ne vada via senza infastidire. Le indicazioni del Cai – Club Alpino Italiano sono onnipresenti. Lì dove non ci fosse il nome, c'è l'attiguo numero dipinto sulla roccia. Possenti conifere emanano aromi di resina. Una prima parte del tragitto viene "benedetta" da un si fa sempre più stretto. Nessun pericolo, ma una certa attenzio- ne è necessaria. A destra c'è il monte, a sinistra è meglio non cadere. In alcuni tratti un po' più esposti è stata collocata una robusta corda per aggrapparsi, ma il tracciato è alla portata di chiunque. Poco dopo, un piccolo ponticello da attraversare fa molto Indiana Jones. Finalmente si arriva a Col de Bous (2438 m s.l.m.). Da qui si vede ogni cosa. Un vecchio fortino giace sotto la montagna, probabilmen- te della prima Guerra Mondiale. Più sopra c'è lei, la Marmolada. Che tutto domina e guarda. La presenza ghiacciaio-nevosa è sempre più ingombrante. L'ulti- mo tratto prima del meritato riposo è una tirata quasi senza sentiero. Più facile in salita che in previsione della discesa. Dopo due ore scarse, l'arrivo a Pian dei Fiacconi a 2626 metri sul livello del mare. Lo staff della baita ha messo cortese- mente a disposizione dei gitanti mollette e corda per stendere i propri indumenti sudati e così farli asciugare. I bambini lì fuori anticipano le vacanze invernali divertendosi su di un'ampia fetta di neve sotto l'occhio vigile dei genitori. Il fascino discreto della montagna ai piedi della Marmolada Il cielo azzurro diventa terra di conquista di coraggiosi cirri dalle forme più disparate. Prima di prendere la strada del ritorno, una robusta porzione di strudel è quello che ci vuole per rimettersi in forze. Di nuovo in marcia. Nella prima parte di discesa si va ancora più lenti che in salita. A dispetto dell'ora mezzo-pomeri- diana il sole non fa sconti. Nemmeno a oltre 2500 metri di altitudine. Quando ormai i fiori sono di nuovo parte del mio intercedere quotidiano, lascio il sentiero segnato provando qual- che via alternativa senza troppo successo. La strada non battuta però mi fa provare l'emozione di cammi- nare in un torrente (senz'acqua), ritrovandomi nel suo letto vuoto e consegnando alla mia fronte e braccia accaldate un po' d'acqua conservata in una cavità. Sono ormai le sette di sera passate e finalmente ritrovo il Lago Fedaia. I colori del presente si fondono con le tinte del passato. Il viaggio prosegue. Ultimo tratto di salita verso Pian dei Fiacconi e il rifugio (Ph. L.Ferrari) L'oasi naturalistica Valle Vecchia di Veneto a Caorle Col de Bous con fortino (Ph. Luca Ferrari) l'incontro con un gigantesco gregge di pecore al pascolo, ci vogliono pochi minuti di mac- china per raggiungere il campo base e muovere i primi passi lungo il Lago Fedaia (2030 metri), nei pressi dell'omonimo Passo al confine tra Veneto e Trentino-Alto Adige, destina- zione il rifugio Pian dei Fiacconi. Scartata l'ipotesi bidonvia (un po' troppo aperta), salgono in cattedra gambe, sudore e natura. Si cammina. Move on! La vegetazione è subito molto fitta. Il verde ricopre ogni scorcio visivo. Lì nascosta ci potrebbe essere qualche vipera. Meglio far tuonare i propri scar- poni da trekking nel passaggio, Pellestrina, la suggestiva isola meridionale della Laguna Veneta immenso costone che dispensa ombra in quantità. La pacchia però finisce presto e il sole lan- cia la sua sfida. A dispetto di una certa abbondanza floreale, non v'è traccia di corsi d'acqua. Si sente solo un delicato perco- lare, quasi sotterraneo, ma evi- dentemente talmente ricco da far fiorire soffice muschio di un verde intenso. Il contatto ne con- ferma la soave sensazione, facendo dissipare in un attimo i troppi fantasmi interiori e annes- si mimetismi della società con- temporanea. Nonostante i caldi raggi sola- ri si facciano sentire, più di un nevaio si distingue tra la bigia massa rocciosa. Via via che si sale, il sentiero In bicicletta, lungo i fiumi e le coste per scoprire la bellezza del Veneto orientale con il turismo slow "Il Veneto orientale su due ruote". Si chiama così il pro- gramma di valorizzazione del mondo della pesca, del pesca- turismo e dell'itti-turismo lungo le coste del Veneziano. Un approccio integrato alla promozione turistica del territo- rio con tanto di visita guidata 'teatralizzata': alle spiegazioni di una guida storico-artistica segue una compagnia di attori per sco- prire oltre agli aspetti artistici dei luoghi, tutto quel che ruota attorno al mondo della pesca e delle produzioni agricole, i pro- tagonisti del territorio e le loro storie. Gli attori in costume rac- contano antiche favole che par- lano di laguna, uomini e pesci. Un modo nuovo di fare turis- mo che vuole valorizzare le risorse del territorio (riflettori sui progetti per la diversifi- cazione delle attività tradizionali come la promozione del pescato a km zero) e mete alternative al turismo classico in Veneto oltre all'approccio slow: cicloturis- mo, turismo fluviale, ambien- tale, enogastronomico e storico per scoprire il Veneto Orientale nell'ottica di una promozione integrata delle coste veneziane, un'azione articolata, lunga quasi un anno, che ha permesso di sen- sibilizzare il territorio portando a una maggiore consapevolezza turistica della zona che com- prende comuni come Caorle e Bibione, Eraclea e Cavallino- Treporti, Jesolo e Portogruaro, San Stino di Livenza e San Donà di Piave, Cortellazzo e la suggestiva Pellestrina. Lago Fedaia (Ph. Luca Ferrari) sulle Alpi orientali

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