L'Italo-Americano

italoamericano-digital-10-30-2014

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GIOVEDÌ 30 OTTOBRE 2014 www.italoamericano.com 14 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | La Pantera Rosa dimenticata. Eppure Henry Mancini è uno dei geni italoamericani nel mondo Che il suo fosse autentico talento, i genitori lo capirono fin dall'età di otto anni. Che dalle mani virtuose del piccolo Enrico sarebbero sgorgate le note di musiche destinate a rimanere nel tempo, invece, papà e mamma Mancini non lo avrebbero mai immaginato. Eppure in quel pic- colo ragazzo nato in America ai tempi in cui l'Italia si vestiva di camice nere (il 16 aprile 1924) sarebbe davvero germogliata una sensibilità artistica destinata a valicare il tempo e lo spazio. H e n r y s i t r a s f e r ì a W e s t Aliquippia, in Pennsylvania nei delle note e lo seguì nella cresci- ta artistica, lasciando una traccia affettiva difficilissima da sradi- care. Nella sua biografia "Did they mention the music?" (scrit- ta con Gene Lees) pubblicata nel 1989 dalla Contemporany Books di New York, ricordò le peripe- zie del padre. " M i o p a d r e s i c h i a m a v a Q u i n t o p e r c h é e r a n a t o i n quell'ordine cronologico. Da Scanno, si trasferì prima presso uno zio e poi, all'età di tredici anni decise di emigrare. Mi sono rotto il capo per molti anni per capire il perché di quella deci- sione e come fece a scendere dalle grandi montagne appenni- niche giù a Roma e poi a Napoli per imbarcarsi per l'America e raggiungere prima Detroit e poi Boston e lavorare in una fabbri- ca di calzature, e tutto questo.... da solo, negli anni 1910-1911. Oggi è davvero difficile capi- re come possano aver trovato la strada ragazzi adolescenti partiti d a l l a R u s s i a , d a l l ' I r l a n d a . Eppure loro ci riuscirono e mio padre si batté sempre per l'e- mancipazione culturale. Quando gli altri padri italiani di West Aliquippia premevano per inserire i loro figli nelle acciaierie lui si premurava di darmi lezioni di musica. Imparò a parlare bene l'inglese grazie all'aiuto di mia madre, figlia di a b r u z z e s i , m a s e m p r e c o m e autodidatta". Orfano di madre in tenera età ( u n o z i o d i H e n r y m o r ì a Steubenville, Ohio, città natale di Dean Martin) Enrico imparò ad amare la musica ascoltando le g r a n d i b a n d e n e i c i n e m a d i Pittsburg; a dodici anni la voca- zione musicale dell'italoameri- godere in silenzio dei propri ricordi familiari. Ritornò altre volte in Italia ma non nel paese di origine, soggiogato dai ricordi. Passò invece il resto della vita senza dare troppo peso alla propria popolarità e vivendo nella quiete della propria famiglia: lasciò parlare la sua musica e diede al grande pubblico musiche indi- menticabili, una su tutte, quella "Moon River" (colonna sonora del film Colazione da Tiffany) di struggente bellezza. Henry fermò la sua corsa ter- rena il 14 luglio del 1994. E a distanza di venti anni, l'Italia, ancora una volta, ha mantenuto fede alla sua "memo- ria corta", soprattutto per quella c h e r i g u a r d a i s u o i f i g l i n e l Mondo. Nessuna celebrazione, nessun disco, nessun concerto degno della fama del grande artista italo-americano. Senza commento. GENEROSO D'AGNESE cano maturò pienamente e il gio- vane Enrico entrò nel mondo del pianoforte: vi entrò così bene da passare dopo pochi anni all'ar- rangiamento musicale. Nel 1942, conseguito il diplo- ma delle scuole superiori, si iscrisse alla scuola musicale Julliard di New York e soltanto la chiamata alle armi lo distolse dalla sua passione. Tra il 1944 e il 1945 Mancini passò la sua vita militare in aereonautica e in fan- teria e alla fine del secondo con- flitto mondiale entrò nell'orche- stra di Glenn Miller come arran- giatore pianista. Nella stessa b a n d a c a n t a v a G i n n y O ' Connor, destinata a diventare sua moglie nel 1947. Henry e Ginny si sposarono a Hollywood e dopo poco si spo- starono a Homy Hills, città che non avrebbero più lasciato. La n a s c i t a d i t r e f i g l i ( C h r i s , Monica e Felice) completò il quadro affettivo del musicista ma quello professionale prese corpo nella sua forma definitiva soltanto nel 1952. Fu quell'anno che Mancini entrò stabilmente nel mondo del cinema. Assunto nel dipartimento di m u s i c a d e g l i U n i v e r s a l International Studios l'italoame- ricano lavorò, nei successivi sei anni, a più di cento film, com- preso "The Glenn Miller story", pellicola per la quale ricevette la prima "nomination" agli Oscar. La collaborazione artistica con la Universal lasciò il posto al lavoro televisivo. Mancini riportò grandi successi nella serie Peter Gunn ed esplose let- teralmente a livello popolare con la serie della Pantera Rosa. Ancora oggi il motivetto che accompagna i famosi cartoons rimane uno degli hit più ripetuti da milioni di persone. Accanto al successo popolare, il musici- sta collezionò 18 nominations all' A ccad emy A w ar d s , d elle q u a l i 4 s i t r a s f o r m a r o n o i n Oscar, e 20 Grammy Awards; a q u e s t i p r e m i v a n n o a g g i u n t i sette dischi d'oro, il Golden Globe dell'Associazione della stampa straniera di Hollywood e quattro dottorati d'onore. Uomo dal volto poco noto (sono alquanto rare le sue foto- grafie pubbliche) Henry Mancini ha sempre preferito lasciar par- lare la propria inconfondibile m u s i c a . S c h i v o e r i s e r v a t o , ritornò nel paese paterno nel 1955, e con le indicazioni del- l'unica cugina italiana intraprese la pericolosa strada di montagna per rintracciare la casa di fami- glia. Si fermò per poche ore e nonostante fosse già conosciuto a livello internazionale decise di non rivelare le sue origini e di c r i s i e c o n o m i c a , r e s t a n o comunque tanti e sono soprat- tutto giovani (il 48,3%, pratica- mente uno su due), a riprova di quanto evidentemente recessio- ne e disoccupazione siano le cause che spingono a partire. Le situazioni, certo, sono parecchio cambiate rispetto al passato. Ci sono i voli low cost per ridurre i costi del viaggio, i telefonini che tengono sempre in contatto i familiari, skype che accorcia le distanze facen- do cadere gran parte del senso del distacco. Ma spesso quello nato per essere un soggiorno temporaneo si trasforma in una permanenza a tempo indetermi- nato all'estero. Come per la prima ondata di arrivi negli Usa, si espatria più dal Centro-Nord. Si parte da Lombardia e Veneto, poi da Lazio e solo dopo dalla prima r e g i o n e d e l S u d , l a S i c i l i a . Prima di trovare le altre meri- dionali, ci sono piemontesi e toscani. A questo punto c'è da immaginare che se la situazio- ne non migliorerà, la seconda ondata sarà di campani, cala- bresi, molisani e abruzzesi, proprio come capitò un secolo fa quando gli Usa videro arri- vare grandi numeri dal Sud, invertendo la tendenza inizia- mente settentrionale degli arri- vi. Va detto tuttavia che gli Usa sono oggi solo la 7° desti- nazione, dopo Gran Bretagna, Germania, Svizzera, Francia Argentina e Brasile. Sinceramente c'è da augu- rarsi che il flusso si interrompa p r e s t o , p e r c h è v a n n o v i a soprattutto i cervelli migliori: 9mila laureati solo nel 2012. E se il Paese si fa onore all'estero (l'Italian Heritage month che volge al termine ci ha aiutato a riscoprirlo nel Focus dedicato ai tanti talenti tricolori emigra- ti), al contempo s'impoverisce delle sue menti più promettenti. L'Italia resta un Paese di pochi immigrati e tanti emigranti Continua da pagina 1 Henry Mancini, autore dell'intramontabile musica della Pantera Rosa p r i m i a n n i d e l l a s u a v i t a e d incontrò la musica a otto anni. Il padre, suonatore di flauto nato a Scanno, paesino abruzzese che avrebbe nascosto tra le sue mura il partigiano e futuro Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi durante i tragici mesi seguenti l'armistizio dell'8 set- tembre, lo iniziò ai rudimenti Scoprì la sua passione a 8 anni

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