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GIOVEDÌ 20 NOVEMBRE 2014 www.italoamericano.com 13 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Dizionario delle migrazioni: le due Italie si ricongiungeranno? Monumentale volume, carta- ceo e cd, sull'emigrazione italia- na, di capitale importanza per la diffusione della conoscenza e della storia del fenomeno. Il Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo, e d i t o d a S e r I t a l i A t e n e o e Fondazione Migrantes e curato d a T i z i a n a G r a s s i , E n z o C a f f a r e l l i , M i n a C a p p u s s i , D e l f i n a L i c a t a e G i a n C a r l o Perego è un'opera sistemica e pluridisciplinare che va a coprire un vuoto d'interesse editoriale durato decenni, sebbene pubbli- cazioni siano state prodotte su specifici campi di ricerca verso il fenomeno migratorio. S i d e v e a l l a F o n d a z i o n e Migrantes, con il suo ponderoso R a p p o r t o s u g l i I t a l i a n i n e l mondo, quest'anno alla sua nona edizione, l'avvio d'una ricogni- zione annuale organica sulla n o s t r a e m i g r a z i o n e e d ' a v e r aperto la traccia per un approc- cio e un metodo non episodico n e l l o s t u d i o d e l f e n o m e n o migratorio. Il Dizionario ha potuto conta- re su una qualificata schiera di 169 autori e sulla supervisione d'un Consiglio scientifico costi- tuito da 50 esperti, accademici e ricercatori di tutto il mondo. Giova evidenziare come assuma rilievo il taglio dell'opera che, senza far torto al rigore scientifi- co, si apre alla divulgazione verso una più lata comunità di lettori. Aspetto questo non di poco conto, nella mirata esigen- za di raggiungere il più vasto pubblico. La nostra emigrazione di qualcosa ha bisogno, in pri- mis necessita d'essere conosciu- ta seriamente, di entrare nella Storia d'Italia come le compete, di avere un posto di riguardo nei p r o g r a m m i d ' i n s e g n a m e n t o delle nostre scuole e università, per l'eccezionale dimensione s o c i a l e e c u l t u r a l e c h e l ' h a accompagnata in ogni angolo del mondo e per quanto gli emi- grati italiani hanno dato e stanno dando al proprio Paese, in termi- ni economici, politici e culturali, grazie al prestigio e al ruolo sociale che si sono conquistati all'estero, nei tanti Paesi della nostra emigrazione. L'emigrazione italiana tra le innumerevoli difficoltà cui è andata incontro, diffidenze e pregiudizi, se non ogni forma d'angherie e soprusi prima di poter realizzare il proprio riscat- to, certamente non pensava che in Patria si sarebbe realizzata u n a s i n g o l a r e r i m o z i o n e d e l f e n o m e n o e d e l l a s u a s t o r i a dolorosa. Un atteggiamento di sufficienza che pervade ancora buona parte della classe dirigen- te del Paese, della politica e delle Istituzioni, che da un lato aveva ed ha tuttora scarso inte- resse verso gli Italiani all'estero e ciò che rappresentano, dall'al- tro gli riserva un paternalismo di maniera che si nutre d'una cono- scenza assai epidermica e lacu- nosa, per usare un eufemismo, s u l c o m p l e s s o m o n d o d e l l a nostra emigrazione. zamento in società a forte com- petizione, eccelle nell'imprendi- toria, nelle professioni, nelle università, nei centri di ricerca, nella cultura, è presente corposa- m e n t e n e i P a r l a m e n t i e n e i Governi. È un'altra Italia digni- tosa, corretta, competitiva che con testimonianze di vita esem- plari dà lustro alla Patria, come ci ricorda il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella sua bella lettera di saluto Un fatto per certi versi incon- c e p i b i l e p e r u n P a e s e c o m e l'Italia che ha conosciuto una vera e propria diaspora, a cavallo dei due secoli scorsi, con 30 milioni di connazionali emigrati, ora diventati un'altra Italia persi- no molto più numerosa di quella dentro i confini. C'è dunque bisogno che le due Italie si conoscano e si rico- noscano, come avverte chiunque abbia occasione d'incontrare le comunità italiane all'estero, la cui più acuta amarezza verso il Paese delle loro origini è appun- to la constatazione d'una insuffi- ciente conoscenza delle loro realtà, d'uno scarso interesse, se non d'indifferenza, verso quanto esse rappresentano. Non hanno bisogno pressoché di nulla, gli Italiani nel mondo, solo di essere conosciuti, riconosciuti, conside- rati. E pensare che gran parte di loro, in ogni angolo del pianeta, si è conquistato stima ed apprez- che apre il Dizionario. Quanto sarebbe auspicabile, e persino utile oggi al Paese, che queste due Italie si riconoscessero. Ma occorre un grande salto cultura- le che cancelli usurati archetipi e vecchi cliché sull'emigrazione e ci si apra alla conoscenza vera della nostra emigrazione, dello s t r a o r d i n a r i o m o n d o d e l l e comunità italiane all'estero, eccezionale risorsa sulla quale investire per fare più grande l'Italia, per unire le due Italie. In due secoli sono emigrati 30 milioni di italiani nel mondo GOFFREDO PALMERINI SOTTO ASSEDIO To r S ap i e n z a , g l i i m m i g r a t i s i difendono (come possono) La Vignetta della Settimana di Renzo Badolisani I palazzi degli anni Venti - quelli tutti attorno alla Stazione Termini - lasciano gradualmente il passo ai casermoni di nove piani, con pochi alberi attorno. Porta Maggiore, via Prenestina, la periferia est di Roma, quella maggiormente colpita - negli anni Sessanta - da una speculazione selvaggia. Il quartiere di Tor Sapienza è lì in fondo, in mezzo al degrado. Qui pullulano i trans, le prostitute. Un campo Rom. Non c'è più un Commissariato di Polizia. Il motivo? Spending- review, l'hanno chiamata, ha colpito anche qui. C'era una farmacia e adesso non c'è più. Rapine, ragazzi dell'est che assalgono i residenti anche per strappargli dieci euro. Alle sei del pomeriggio scatta una sorta di coprifuoco: poche luci, c'è chi, con i lampioni, gioca a fare il tirassegno. Fermate dell'autobus soppresse, auto, di notte, scassinate. In questo scenario, in questa borgata vissuta da quasi ventimila persone, pochi giorni fa è scattata la rivolta degli abitanti contro colo- ro che vivono in un centro accoglienza. Ragazzi, donne, famiglie che provengono dall'Africa, dalla Siria, dall'Afghanistan o semplicemen- te dai paesi dell'est. Gente che è in attesa di un visto per poter pensa- re nuovamente a vivere. Perlomeno a sperare nuovamente. Stanchi dei soprusi, praticamente barricati in casa per paura di uscire, gli abitanti di Tor Sapienza hanno dato l'assalto, di notte, al centro di accoglienza. Sommando le preoccupazioni per la povertà imperante, per la sicurezza negata, per essere alla mercé di clandesti- ni in attesa di essere regolarizzati. Molotov, cassonetti in fiamme, grida, urla, contestazioni, con gli immigrati che - a loro volta - sca- gliavano per strada, dall'interno dei palazzi che li ospitano (e che costano al Comune trenta euro a persona) - tutto quello che gli capita- va a tiro, suppellettili specialmente. La rivolta è esplosa, la Polizia è intervenuta in massa, mentre il sindaco Marino si è presentato nel quartiere solo quattro giorni dopo l'inizio dei disordini. Troupes inviate da mezzo mondo, episodi che hanno ricordato le sollevazioni delle banlieu di Parigi. Un quartiere di Roma razzista? Troppo semplice definire la rivolta così. La gente di Tor Sapienza non ce la fa più. Stravolta dalla mancanza di sicurez- za: c'è chi è uscito la mattina di casa per fare la spesa trovando la propria casa occupata dai rom e dai clandestini. Non c'è futuro, ecco un quartiere-discarica. Disagio sociale? No, è altro. Razzismo? Macché. Solo la richiesta di poter vivere meglio. La Polizia ha prima trasferito alcuni immigrati - in attesa d'asilo - in strutture della provincia, salvo poi riportare dentro coloro che non avevano ancora compiuto diciotto anni. Giunte comunali allo sbando, città senza controllo, con le periferie ostaggio di criminali. Soffocate dallo spaccio e dai reati in serie. La rivolta di Tor Sapienza è la prova che la gente comune è esausta. Il Sindaco Marino accolto da fischi e improperi, la Polizia a difendere la struttura. I cassonetti bruciati, la gente che strepita in piazza e chiede al Comune un segnale forte: chiusura del campo rom adiacente al cuore del quartiere e trasferi- mento di tutti i clandestini. Mille problemi, Roma pare stia scoppian- do. Con l'inerzia di chi la governa e delle intere forze politiche.