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GIOVEDÌ 11 DICEMBRE 2014 www.italoamericano.com 42 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Angelo J. Di Fusco, CPA Tax preparation & planning Financial statements & accounting Financial planning & budgeting Quickbooks professional advisor & small business consulting Let's team up to cut your taxes 25 years experience Parliamo italiano 818/248-9779 www.difusco.com Come si formano i significati delle parole pr ima di finire dentro un vocabolario? LUIGI CASALE È difficile descrivere il proces- so di formazione dei significati che sono dietro alle parole. Se li conosciamo possiamo capire quello che si dice; se no, dobbia- mo ricorrere al vocabolario. (Ma che sia moderno ed aggior- nato! Mi raccomando.) Ancora più difficile se si tenta di farlo in un articolo a carattere divulgativo, come mi sto sfor- zando di fare con queste mie periodiche scritture. Eppure, ogni parlante di una certa competenza, di ogni parola che usa o che presume di saper usare, deve possedere in mente quel contenuto ideale che chia- miamo significato, e che gli con- sente di continuare ad usarla. Ma che cosa di convenzionale che possiamo chiamare "contenuto". Il segno linguistico, poi, fatto di suoni articolati che si chiamano fonemi; i quali, se aggregati in unità superiori tali da aver un senso, diventano parole (vocabo- li), consta di due elementi: la parola (parlata o scritta) e il suo significato (F. De Saussure). Ora ci dicono che tra la parte materiale del segno (cioè la sua natura e la sua forma) e il signi- ficato al quale essa rimanda, non esiste nessun rapporto di neces- sità. (Ma potrebbe anche esserci. Non si sa mai). Cioè tra la parola "barca" e quella che chiamiamo /barca/ non c'è niente che ci cos tringe a chiamare barca quell'oggetto, se non il fatto che questo legame si è strutturato all'interno della lingua italiana. In altre lingue l'oggetto che noi chiamiamo barca è designato con un'altra parola la quale mantiene lo stesso significato (o press'a poco) del nostro termine /barca/. Per non portarla alle lunghe e, nello s tes s o tempo, per non lasciare il nostro attento lettore senza risposte, vorrei conclude- re, seppure in maniera provviso- ria, dicendo che la formazione dei significati nella nostra mente è una prerogativa della specie umana che nasce però dall'inte- riorizzazione delle esperienze che la persona fa durante tutta la sua esistenza: esperienze esisten- ziali ma anche linguistiche, a mano a mano che si implementa la conoscenza (l'acquisizione) del sistema-lingua. Cosa che si realizza se il soggetto è inserito in una comunità di parlanti. Fatta la premessa, prepariamo- ci ad affrontare il tema del gior- no, che è il verbo preparare. Cercherò di farne la storia; e, se mi riuscirà, di mettere la paro- la in relazione alle altre. Come si può vedere, all'origi- ne il verbo pre-parare era un verbo composto dal suffisso pre- (l'avverbio latino: prae) che significa "prima" e dal verbo (latino) "parare" che presso i Romani significava la stessa cosa di quello che oggi significa il verbo italiano. Mentre dobbia- mo evidenziare l'enorme distan- za che si è creata tra i significati delle due parole italiane "parare" e "preparare"; tutt'e due ancora in uso. Ciò significa che i verbi latini: paro (preparo) e praèparo (preparo in anticipo) nel corso del tempo, seppure leggermente, hanno mutato il loro significato. Così gli altri verbi composti a partire da paro, i quali hanno dato origine in italiano ad un grappolo di parole legate dalla comune origine etimologica. Alla base c'è la radice "par-", dei sostantivi par (paio, coppia) e pars (parte), dell'aggettivo par (simile, uguale), e del verbo paro (preparo, allestisco). [Molto probabilmente alla stes- sa radice sono collegati anche il verbo pario (partorisco), da cui derivano le parole italiane "parenti" (participio presente = genitori) e "parto" (participio perfetto = partorito), e il verbo pareo (obbedisco). Ma di questo, ne riparleremo]. Ed ecco lo schema dei compo- sti di paro della lingua latina: ad- paro, cum-paro, in-paro, prae- paro, re-paro, ex-paro, e l'elenco più o meno completo delle paro- le italiane che formano il grap- polo di cui ho parlato prima. Con un po' di intuizione o di divinazione, e con l'aiuto di un buon dizionario, ognuno potrà trovare le analogie semantiche e ipotizzare così il percorso storico che le parole hanno fatto per allontanarsi dal significato del verbo radicale paro: Ad+paro: apparo, apparato. Cum+paro: comparo, compa- rato, comparazione, compara- tivo. In+paro: imparo, imparato. Prae+paro: preparo, prepara- to, preparazione, preparativi. Re+paro: riparo, riparato, riparazione. Ex+paro: Sparo, sparato ma anche rendo dispari e spaiato. come se l'è formato, il parlante, il significato della parola? Sì! Come si formano i signifi- cati nelle nostre menti, prima di andare a finire nel vocabolario? La risposta sembrerebbe sem- plice: "Attraverso la pratica del linguaggio". Ma che significa questo? Ognuno di noi, senza avere chiara la consapevolezza del costante arricchimento lin- guistico, ad un certo momento della sua vita si è accorto di par- lare una lingua storica: quella del gruppo dei parlanti nel quale si è trovato inserito, la famiglia, la città, la nazione. Si sa che la lingua è un sistema di segni. E che il segno, qualun- que sia la sua forma e la sua natura, rimanda sempre a qual-