L'Italo-Americano

italoamericano-digital-12-18-2014

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GIOVEDÌ 18 DICEMBRE 2014 www.italoamericano.com 25 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | "È iniziato tutto 20 anni fa" ricorda Gino Strada. "In questi anni siamo stati a fianco delle vit- time, senza fare differenze, e ci siamo opposti alla guerra e alla sua logica di sopraffazione. Abbiamo costruito ospedali e centri sanitari, abbiamo combat- tuto perché chiunque avesse dirit- to a essere curato. Missione dopo missione, progetto dopo progetto, è aumentato il numero delle per- sone che hanno scelto di sostene- re il nostro lavoro, qualcuno con una donazione, qualcun altro con il proprio tempo. Perché l'hanno fatto? Perché hanno avuto fiducia in quello che facevamo, ma soprattutto perché hanno deciso di non voltarsi dal- l'altra parte davanti alla sofferen- za di altri esseri umani. Sono il sostegno e l'impegno di migliaia di persone che ci hanno permesso di scrivere questa storia. Questi vent'anni sono stati una straordinaria esperienza di medi- cina e di umanità. Sono stati Emergency". Queste le parole di Gino Strada, fondatore e chirurgo di della Pubblica Informazione. EMERGENCY IN USA - A supportare Gino Strada lo storico e scrittore newyorkese Howard Zinn, sostenitore di Emergency Usa intervenuto ad un convegno a sostegno della Ong nel giugno 2010 a Roma. "Gradualmente sono giunto ad alcune conclusioni sulla guer- ra, qualsiasi guerra, anche la cosiddetta "guerra buona", una "guerra giusta" per sconfiggere il fascismo. Ho deciso che la guerra corrompe chiunque vi prenda parte, avvelena le menti e gli animi della gente su tutti i fronti. Ho realizzato che esiste un mec- canismo per cui io e altri siamo diventati gli assassini di gente innocente. All'inizio della guerra si fa una scelta: che la tua parte è buona e l'altra parte è cattiva. Una volta che hai fatto questa scelta, non hai più bisogno di pensare: qualsiasi cosa tu faccia, Tante sono le missioni tempo- ranee effettuate con ambulatori mobili di chirurgia di guerra a Misurata, in Libia e a Bangui, in Repubblica Centrafricana. Ad Anabah, in Afghanistan, l'Ong converte un'ex caserma in centro chirurgico dedicato alle vittime di guerra e fa lo stesso trasformandone un'altra in orfa- notrofio a Jova Jovanovic Zmaj di Belgrado, Serbia. EMERGENCY IN ITALIA - Tre i poliambulatori che recente- mente sono stati aperti, a Polistena in provincia di Reggio Calabria, Marghera di Venezia e Palermo, dove Gino Strada ha ricevuto la cittadinanza onoraria il 22 settembre scorso. Tanti gli sportelli di orienta- mento socio-sanitario in Sicilia e ai detenuti del carcere di Rebibbia a Roma. CAMPAGNE SOCIALI - Emergency dà voce a chi non può esprimere il proprio sdegno nei confronti di una vita trascorsa tra guerre e bombardamenti. Nel 1994 ha intrapreso la campagna che ha portato l'Italia a mettere al bando le mine antiuomo. Nel 2001, poco prima dell'inizio della guerra all'Afghanistan, ha chiesto ai cittadini di esprimere il proprio ripudio della guerra con uno "straccio di pace". Nel settembre 2002 ha lanciato la campagna "Fuori l'Italia dalla guerra" per- ché l'Italia non partecipasse alla guerra contro l'Iraq. Con la cam- pagna "Fermiamo la guerra, fir- miamo la pace", Emergency ha promosso una raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare "Norme per l'attuazione del prin- cipio del ripudio della guerra san- cito dall'articolo 11 della Costituzione e dallo statuto dell'Onu", depositata alla Camera dei deputati nel giugno 2003. Nel 2008, insieme ad alcuni paesi africani, ha elaborato il Manifesto per una medicina basa- ta sui diritti umani per rivendica- re una sanità di equità, qualità e responsabilità sociale. ONLUS - Emergency è stata giuridicamente riconosciuta Onlus nel 1998 e Ong nel 1999. Dal 2006 Emergency è ricono- sciuta come Ong partner delle Nazioni Unite - Dipartimento FRANCESCA DI FOLCO Emergency forma medici e assiste la popolazione che non riceve cure raggiunta da Emergency per la prima volta nel febbraio 1999, durante una fase molto attiva della guerra che, in quegli anni, opponeva le milizie taliban all'Alleanza del Nord guidata dal comandante Massud. La valle era un'enclave cui si aveva accesso solo utilizzando un eliporto militare messo a disposi- zione dagli uomini dell'Alleanza. Niente strade, non c'era elettri- le, dove era estremamente diffici- le reperire il materiale per la rea- lizzazione della struttura: allora ecco l'idea di trasformare i resti della guerra in qualche cosa di più sensato. Emergency individuò edifici diroccati di un'ex scuola militare e convinse il comandante Massud a metterli a disposizione dell'ong stessa perché diventassero una scuola di infermeria e di chirur- Dal 2006 Emergency è riconosciuta come organizzazione non governativa partner delle Nazioni Unite Emergency offre cure gratuite alle vittime della guerra e della povertà Emergency, Ong che ha curato dal 1994 oltre 6 milioni di perso- ne in 16 Paesi, 120mila in Italia con la collaborazione di 4mila volontari nei gruppi locali e che, oltre ad operare in prima linea, lavora per sensibilizzare l'opinio- ne pubblica e politica ad assume- re una coscienza civica che rifiuti le logiche della guerra. EMERGENCY ALL'ESTE- RO La filosofia di Emergency mira a creare ospedali e ambula- tori dove si avverte maggiormen- te la mancanza di strutture spe- cializzate, nei luoghi più poveri della terra: sono nati a partire dal 1994 centri chirurgici di guerra a Erbil, in Nord Iraq, a Diana in Iraq, in Cambogia, Sierra Leone, Repubblica Centroafricana, Libia, in Afghanistan. Numerosi anche i centri di riabilitazione e per la produzione di protesi, qui la triste scia si estende da Madea, in Algeria, a Sulaimaniya, fino a Dohuk nel Nord Iraq. Dall'impegno dell'organizza- zione umanitaria sono nati in questi venti anni i centri pediatri- ci come quello a Port Suda, in Goderich, in Sierra Leone e Darfur, ancora a Bangui, nella Repubblica Centrafricana e di cardiochirurgia a Karthoum in Sudan. Emergency, in 20 anni curati 6 milioni di malati in 16 Paesi cità, né infrastrutture, né sistema fognario. C'erano invece 150-200.000 persone che vivevano in villaggi di fango e paglia, che diventano di pietra con l'aumentare dell'al- titudine e un'economia di sussi- stenza fatta di piccoli campi di grano, qualche albero da frutto. La valle non era nella sua geo- grafia originaria, ma contaminata da decenni di guerra costellata in ogni dove da rottami di carri armati disseminati ovunque, autoblindi, cannoni, relitti delle battaglie sostenute dal coman- dante Massud contro l'esercito di invasione dell'allora Unione Sovietica, ai quali si aggiungeva- no le sciagure della storia recen- te: una nuova offensiva dei tali- ban aveva provocato un massic- cio afflusso di profughi. In uno scenario quasi apocalit- tico era evidente che nella Valle mancava qualcosa: la possibilità di restare vivi mentre la vita veni- va messa in pericolo dalla guerra, dalle epidemie o dall'assenza di cibo. Mancava un ospedale. Emergency ha iniziato a lavo- rare alla costruzione dell'ospeda- gia. Moltissimi i problemi tecnici dovuti alla mancanza delle mate- rie prime: per la costruzione dei locali furono staccate bande late- rali degli automezzi utilizzati per il trasporto dei carri armati che divennero travi per i soffitti. Furono recuperate casse di legno che contenevano mortai da 113 millimetri per ricavare i listoni da impiegare come copertura dei tetti. Gli ospedali di Emergency sono sempre qualcosa di più di un edificio funzionale e funzio- nante: devono esser luoghi adatti alla ricostruzione umana, ricchi cioè di spazi di recupero e di socializzazione. Un ospedale rappresenta una grande opportunità di pace: dove ci si spara addosso a vicenda il giorno prima e magari ci si trova vicini di letto il giorno dopo. L'ospedale è anche il luogo dove recuperare i rapporti umani perché quello che si perde è il rapporto tra gli uomini. Ci si spara addosso in pochi minuti, ma servono generazioni per far completamente guarire le ferite. non importa quanto orribile sia, è accettabile. Ho capito che l'idea di una guerra parte dal pensiero conven- zionale sulle relazioni internazio- nali: se ci sono ingiustizie nel mondo, qualunque esse siano, dobbiamo cercare un modo per porvi rimedio senza guerra. Dobbiamo renderci conto di qualcos'altro: nella Prima Guerra Mondiale, le vittime militari erano dieci volte le vittime civili, nella Seconda Guerra Mondiale, il 65 per cento delle vittime erano civili e così fino ai nostri giorni nella guerra del Vietnam, in Afghanistan, in Iraq, il 90 per cento delle vittime sono civili. Altro errore? Ritenere che, se l'altra parte è cattiva, allora la tua parte deve essere buona". OSPEDALI IN GUERRA - Cosa significa costruire material- mente un ospedale specializzato in zone di guerra? Tutti gli inter- venti nelle zone di guerra sono complessi perché manca davvero tutto. Un esempio ne è stato la costruzione di un nosocomio nella Valle del Panshir a duecen- to chilometri a nord di Kabul, Il medico fondatore di Emergency Gino Strada

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