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GIOVEDÌ 5 FEBBRAIO 2015 www.italoamericano.com 13 Chiuso per sempre La Vignetta della Settimana di Renzo Badolisani L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Shoah, la risiera triestina di S.Sabba spaventa ancora oggi "A. Casella" dell'Aquila. Affollatissimo l'auditorium. Tutti fortemente emozionati e partecipi dell'evento, attenti ai contenuti della narrazione delle voci recitanti e all'espressione m u s i c a l e . A p p l a u s o f i n a l e , lungo, intenso, sentito. Difficile, quasi impossibile spiegare i sentimenti e le emo- zioni di questa partecipazione. Il regime fascista emanò nel 1938 le leggi razziali, che esclu- devano gli ebrei dalla vita pub- blica, da commerci, scuole, uffi- c i , t u t t o . D a q u e l m o m e n t o l'Italia divenne ideologicamente complice ed alleata delle politi- che razziali della Germania di Hitler. Riduttivo, prossimo alla negazione di questo mostruoso evento della nostra storia, giusti- ficare la Shoah come una sem- plice manifestazione di violenza, di quella violenza che sarebbe insita nella natura umana e che si manifesta nella ferocia delle guerre. No, non è violenza pura e semplice, è uno stato totalita- rio, anzi sono due stati totalitari, che organizzano un sistema, che può definirsi industriale, con il fine di sopprimere milioni di persone. Sistemi fatti di ampi apparati burocratici civili ed eserciti militari, tutti ideologica- mente sottomessi ad un potere totalitario e ligi al dovere del- l'ubbidienza di distruggere vite umane, scientificamente, con le migliori tecnologie dell'epoca. Milioni di uomini, donne e bam- bini, inermi e disarmati, volati in cielo dal camino. Questa mostruosità fu perpe- trata anche sul nostro territorio. La Risiera di San Sabba a Trieste, ancora spaventa anche a vederla soltanto dal di fuori. Un lungo corridoio d'ingres- so dalle pareti altissime, lisce e nere che si restringono verso l'alto e verso il fondo, danno l'i- dea di un imbuto nero senza via d'uscita. In fondo all'imbuto un deportazione nei campi di con- centramento di più di mille ebrei d i R o m a , g e n t e r o m a n a d e Roma, come tanti altri. Un luogo sacro di Roma, da frequentare con rispetto e solidarietà. Ebbene, la consapevolezza di tutto questo è stata una dura con- quista, un processo lento e dolo- roso avvenuto nel dopoguerra, quando nell' operoso orgoglio della ricostruzione si lasciava poco o nullo spazio alla com- prensione di un passato da scon- f i t t i , c o l p e v o l i d i c r i m i n i mostruosi contro l'umanità. Quei certo. La musica per orchestra, voci s o l i s t e e c o r o , f u s i i n s u o n i struggenti pieni di dolore, ma anche di momenti di allegria, è stata composta mettendo insie- m e b r a n i d i a u t o r i d i p o p o l i diversi, testimoni ed interpreti di quelle vicende. L'arte, in questo caso nata negli orrori, ha comu- nicato sentimenti forti di com- passione e solidarietà non solo p e r l e v i t t i m e i n n o c e n t i , m a anche per tutte le vittime dei genocidi della storia passata e presente. La risiera di San Sabba a Trieste fu usata come lager dai nazisti. Oggi è monumento nazionale (Ph. Giovanni Carrieri) Shoah. La memoria, la spe- ranza, la vita. Cantata per soli, voci recitanti, cori e orchestra di Luciano Bellini, su testi di Maria Mencarelli, è stata presentata all'Auditorium del Parco, dal Conservatorio Statale di Musica cortile con lo spazio per il forno, dove venivano bruciati i corpi, che erano stati uccisi nella came- ra della morte con metodi arti- gianali, manuali. L a l a p i d e d e l p o r t i c o d i Ottavia, a Roma, poco più in là di Piazza Venezia, e vicinissima al Teatro Marcello, ricorda la crimini divennero un tabù, sem- pre più impenetrabile man mano che passava il tempo. Questo percorso di presa di coscienza, filo conduttore dell'e- tica civile e democratica che ha guidato tanti di noi, è l'elemento fondante dell'applauso sentito e sincero che ha avuto il bel con- EMANUELA MEDORO CINEMA CHIUSI PER CRISI 'Le sale chiuse sono come occhi sbarrati'. La citazione non è ine- dita: il copyright, al contrario, è del regista Giuseppe Tornatore, pronunciata ogniqualvolta gli si chiede un commento sulla chiusura di una sala cinematografica. A Roma - ma non solo ormai - è una vera e propria emorragia, oltre cinquanta i cinema che hanno definitivamente abbassato le saracinesche negli ultimi trent'anni. E, ragionandoci sopra, pare dav- vero impossibile contestare la frase a effetto di Tornatore: quando un cinema - ma pure un teatro (e anche per i palcoscenici i numeri sono impietosi) - chiude, ogni comunità registra una sconfitta cultu- rale e sociale. Il Quirinale era uno dei cinema più ammirati di Roma, posiziona- to nella centralissima via Nazionale. Proiettava films che duellavano per gli Oscar. Si è gradualmente avvitato su se stesso: perché la vita, in fondo, è cambiata. E se, fino a quindici-venti anni fa, il venerdì e il sabato sera un quarto di città usciva per divagarsi, oggi, nel 2015, il quadro è desolante. Un italiano su due stenta ad arrivare alla fine del mese, i conti delle famiglie sono tragici e pensare di andare al cinema almeno due-tre volte al mese è diventata un'autentica impre- sa. Colpa della crisi economica imperante, ovvio, ma pure dell'inva- sione delle Tv, digitali (e quindi gratuite) ma pure commerciali, quelle che operano sulle piattaforme pay. Ti siedi sul sofà di casa, accendi il televisore e hai un'ampia scelta, ogni sera, di almeno qua- ranta films. Insomma, l'attesa per un film proveniente da Hollywood è gradualmente scemata. Hanno chiuso cinema del centro o sale della periferia. Qui, al loro posto, sono nati come funghi sale per scommesse, altro triste fenomeno italiano del momento. Vista la crisi che non accenna a passare, con un budget giornaliero di otto- dieci euro si tenta la sorte. Lo fanno giovani, pensionati, disoccupa- ti. Quanto costa un biglietto oggi per vedere un film? Sette euro, con un supplemento per le multisale. Pure loro però non se la passa- no granché bene. Ci sono costi fissi da coprire e gli incassi talvolta non bastano. Qui pure basta fare due conti: se vai al cinema con la famiglia intera spendi quasi quaranta euro di biglietto. A cui sommi (dazio a cui tutti ci sottoponiamo) patatine e bibite per i più piccoli. Magari pure il ticket per posteggiare. Insomma, un pomeriggio che - qualche anno fa - avresti messo volentieri in preventivo, oggi, con l'inflazione galoppante, si tramuta in un piccolo salasso. Sono in crisi pure le sale che diffondevano films porno. Ci sono cinema che hanno chiuso nel 2012 (come il Gregory, in zona Vaticano, ultimo film trasmesso 'Men in black 3', con Will Smith) e ancora non sono stati riciclati. Per molte sale ci sono progetti di riconversione: si pensa, ad esempio, di riciclarli in biblioteche, cen- tri congressi, sale di lettura. Poi, davanti a pure condivisibili auspici, ci si blocca. Perché i proprietari non vogliono investire e ci pensano mille volte prima di imbarcarsi in altre avventure. Con il rischio che qualche cinema diventi - come è accaduto - il ripostiglio per motori- ni abbandonati.