L'Italo-Americano

italoamericano-digital-2-5-2015

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GIOVEDÌ 5 FEBBRAIO 2015 www.italoamericano.com 18 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Italian sounding, truffa alimentare che ruba salute ai clienti e 164 milioni di euro al giorno I prodotti 'fake' erodono mercato all'export italiano di qualità certificata Per la sicurezza alimentare dei lettori de L'Italo-Americano abbiamo intervis tato S ilvia Bis otto, res pons abile del D ipartimento S icurezza Alimentare dell'associazione "Movimento del cittadino" che ha sede a Roma. Può illustrare ai nostri let- tori, che cosa si intende per contraffazione alimentare? Contraffare significa sostitui- re un alimento con un altro di minor pregio, ma che presenta caratteristiche affini. Può essere ricondotta alla sofisticazione o all'adulterazione (modifica volontaria della composizione dell'alimento), ma sempre allo scopo di guadagnare dallo spac- cio di un prodotto di basso pre- gio con un altro di qualità supe- riore. Il "made in Italy" è indiscu- tibilmente imitato in ogni set- tore. Quali sono i dati oggetti- vi, della contraffazione appli- cata al settore alimentare? Intorno alla contraffazione del "made in Italy" gira un business milionario. S e cons ideriamo anche il fenomeno dell'italian sounding. Ricordo lo sconvol- gente dato della relazione sulla contraffazione nel settore agroa- limentare della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione che, a livello mondiale, stima il giro d'affari dell'italian sounding maggiore di 60 miliardi di euro l'anno, 164 milioni di euro al giorno. Proprio per le loro mire eco- nomiche, i contraffattori falsifi- cano i prodotti al top del made in Italy: denominazioni geografiche protette come le Dop e le Igp (ovvero pro dotti come Parmigiano Reggiano, prosciutto di Parma, vini blasonati), prodot- ti tipici del Belpaese (mozzarel- le, spaghetti, salse di pomodoro) e prodotti simbolo della dieta mediterranea come l'olio extra vergine di oliva. E quali sono i rischi per la salute dei consumatori? La contraffazione è essenzial- mente una frode merceologica: spaccio e vendo un alimento per un altro di maggior pregio gua- dagnandoci sulla differenza di prezzo. Ad esempio, vendo un vino da tavola come un vino a denominazione. In questo caso è solo il portafogli a rimetterci. Quando però per contraffare si usano materie prime scadenti o prodotte senza il rispetto di rego- le di igiene sanitaria, oppure si interviene s ul prodotto con sostanze tossiche o pericolose per la salute umana allora anche la salute del consumatore è in pericolo. Quali sono i casi più ecla- tanti di prodotti contraffatti nel mondo che sfruttano "l'ita- lian sounding", ossia l'utilizzo di nomi simili alle etichette italiane, per confondere il con- sumatore e smerciare prodotti di altra provenienza? Il caso delle imitazioni del Parmigiano è il primo che mi viene alla mente: ripercorrere tutte le sue declinazioni lingui- stiche è veramente grottesco! P armes an, P armes anito, Parmesao…oppure penso al pro- s ciutto: D aniele H am o il Prisecco. E ancora il Parma Salami prodotto in Messico, la s als a Roman S tyle dalla California e il Pesto ligure dalla Pennsylvania. Giusto per citare gli esempi citati del rapporto Agromafie Coldiretti e Eurispes pres entato pochi giorni fa a Roma. Ma è sufficiente mettere in etichetta i colori della bandie- ra italiana per cadere in un pro- dotto "che suona italiano" ma Bastano un nome simile e un Tricolore per adescare clienti con prodotti "fake" che di italiano ha poco e niente. Il danno per l'economia italia- na e per i consumatori esteri è più alto quando vittime dell'Italian sounding sono tipi- cità riconosciute come le Dop o le Igp : il cittadino s traniero pensa di comprare un Pecorino Romano Dop pagandolo un prez- zo alto e in realtà acquista un simil formaggio prodotto non nella regione Lazio italiana e per di più da latte di mucca! In realtà l'Italian sounding potrebbe essere definito anche come una subdola tecnica di marketing. Rimasi stupita quando lessi i risultati della ricerca del 2009 "L'arte del cum vivere" del Cens is e F ederalimentare. Nell'indagine si intervistavano corrispondenti stranieri in Italia riguardo a cosa collegassero l'immagine dell'Italia. Questa risultava fortemente correlata al tema della cucina e della gastro- nomia, tanto che la cucina rap- presentava il primo fattore di riconoscibilità del nostro Paese per gli stranieri, ponendosi addi- rittura prima delle città d'arte, delle arti figurative, del paesag- gio naturale, del genio creativo nell'alta moda, dei successi spor- tivi nel mondo del calcio o del motociclismo. In conclusione, come ci si può difendere? Cosa in parti- colare, i consumatori, debbono controllare per non incorrere in simili frodi? Di fronte a un'etichetta ali- mentare contraffatta il consuma- tore stesso ha pochi strumenti per difendersi. Spesso servono indagini molto specializzate per riconoscere il "fake". Ma questi pochi strumenti se conosciuti e uniti a una seria attività di con- trollo e prevenzione possono portare buoni frutti. Innanzitutto imparare a legge- re le etichette, valutando le infor- mazioni quali l'indicazione di origine e i marchi di qualità. Imparare a conoscere gli ali- menti. Un esempio eclatante può essere l'olio extra vergine di oliva. È importante trasmettere al consumatore il concetto di qua- lità dell'olio, intesa sostanzial- mente sotto 3 aspetti: qualità merceologica (che fa riferimento alle categorie di olio che possia- mo trovare in commercio e qui entra ancora in gioco l'etichetta), qualità salutistica e qualità sen- soriale. Non che i cittadini debbano diventare degli assaggiatori di olio, ma la differenza tra un olio vergine realizzato con mix di olive di scarsa qualità e origine differente e un olio extra vergine italiano (penso ai prodotti prove- nienti dalla S abina o dalla Puglia) può essere riconosciuto anche da palati poco allenati. Infine è essenziale collaborare con gli istituti preposti al con- trollo: i consumatori possono inviare segnalazioni soprattutto quando rilevano canali distributi- vi non rispettosi delle regole come ad es empio le vendite porta a porta di olio non etichet- tato. Silvia Bisotto, responsabile del Dipartimento Sicurezza Alimentare che, secondo le stime, frutta qualcosa come 60 miliardi di euro l'anno, il doppio, cioè, dell'attuale valore delle esportazioni italiane di prodotti agroalimentari, attestate attorno ai 27 miliardi di euro. Sconfiggere questo fenomeno può dunque essere estremamente utile per le aziende italiane: eliminata la concorrenza sleale, si aprirebbe un mercato enorme oggi occupato da questi sotto- Tra i prodotti più contraffatti c'è la salsa di pomodoro San Marzano prodotti. Come è emerso dal convegno "Parliamo di food a 365 giorni da Expo" organizzato da Fiera Milano-Tuttofood, si aprirebbe una notevole opportunità di crescita considerato che oggi soltanto il 12% delle imprese ali- mentari nazionali opera all'es- tero. Un ruolo non marginale nella lotta all'Italian sounding dipende però dalla capacità isti- tuzionale di sostenere l'export agroalimentare di qualità, seguendo la via già tracciata dagli Usa che nel 2012 hanno stanziato a questo scopo 205 mil- ioni di euro. PAOLA ORRICO N o n è s olo co ncorrenza s leale. U s are denominazioni geografiche, immagini e marchi che evocano l'Italia per promuo- vere e commercializzare prodotti che nulla hanno a che fare con il nostro Paese, è una truffa bella e buona, anzi per nulla buona con- s iderato che la qualità dei prodotti usati spesso è pessima rispetto all'originale. L'Italian sounding è una truf- fa nei confronti dei consumatori,

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