L'Italo-Americano

italoamericano-digital-2-26-2015

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GIOVEDÌ 26 FEBBRAIO 2015 www.italoamericano.com 14 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | 14 Erwitt e Berengo, incontro tra America e Italia per immagini fotografiche E l l i o t t E r w i t t e G i a n n i Berengo Gardin hanno immorta- lato a partire dagli anni '50 il loro tempo e il loro paese (l'uno gli Stati Uniti, l'altro Italia ed Europa) con immagini in bianco e n e r o s c a t t a t e s u p e l l i c o l a , quando ancora le fotografie si sviluppavano in camera oscura su provini tra i quali il fotografo sceglieva lo scatto migliore per poi stamparlo secondo la tecnica "ai sali d'argento". Da qui il titolo "Gianni Berengo Gardin – Elliott Erwitt. Un'amicizia ai sali d'argento", mostra che si è tenuta a Roma in un dialogo di a n a l o g i e e r i m a n d i t r a i d u e fotografi amici. D a u n a p a r t e i c l a s s i c i d i Erwitt: i ritratti di Grace Kelly (1956), Marilyn Monroe, Che Guevara (1964) e dell'intero c a s t s u l s e t d e l f i l m " G l i Spostati" (1960) con Marilyn Monroe e Clark Gable; scatti che immortalano l'incontro di pugilato tra Muhammad Alì e guerra in Indocina. E ancora: Lucienne Erwitt (moglie del fotografo) che guarda la figlia piccola in un'atmosfera intima e famigliare di amore e affetto; il bacio nello specchietto di una macchina; le immagini ironiche di cui i cani sono protagonisti. Dall'altra si osservano gli scatti cittadini, paesaggistichi e a r c h i t e t t o n i c i d i B e r e n g o i n E m i l i a R o m a g n a , P u g l i a , T o s c a n a , a M i l a n o , R o m a , G e n o v a , s u l l e D o l o m i t i , a L'Aquila, Lucca ma anche in Canada, Spagna, a Monaco di G e r m a n i a e a d O s a k a i n G i a p p o n e . N o n m a n c a n o l a famosa fotografia della macchi- n a i n g l e s e e l a b a m b i n a c h e corre in piazza San Marco. In mezzo i reportage che i due fotografi, ancora in attività, hanno realizzato recentemente: Erwitt sulla Scozia e Berengo sulla denuncia delle grandi navi che irrompono a Venezia. ERWITT - Nato a Parigi nel 1928 da genitori russi di origine Alcune scalfiture sono lievi ma ci sono frammenti di pietra staccati. Un pezzo di travertino ben visibile è finito in fondo a l l ' a c q u a d e l l a B a r c a c c i a . I n s i e m e a r i f i u t i , b a n d i e r e , sciarpe e tanto altro. Quelli che erano arrivati a Roma come tifosi di calcio si sono divertiti a lanciare e a spaccare bottiglie contro la scultura commissio- nata da Papa Urbano VIII, il pontefice della Roma Barocca. Incidendo ferite nella pietra scolpita 386 anni fa. Erano stati spesi 200mila euro per l'ultimo restauro solo lo scorso settembre. Un inter- vento che aveva riconsegnato ai turisti di tutto il mondo il capolavoro dei Bernini che, per l a p r i m a v o l t a n e l l a s t o r i a dell'arte, aveva ideato una fon- tana concependola come un'o- pera scultorea, non una sempli- ce vasca d'acqua, ma un fregio capace di abbellire e arricchire esteticamente uno spazio pub- blico. Perchè al di là dei danni più o meno risanabili, questo è l a B a r c a c c i a , u n ' o p e r a c h e appartiene a tutti, come a tutti spetta il compito di conservare le preziose eredità che il passa- to ci ha tramandato. Ha espresso vergogna l'o- landese Maarten Van Aalderen, presidente dell'Associazione Stampa Estera in Italia, che vive da molti anni a Roma. Proprio in questi giorni ha pre- sentato "Il bello dell'Italia. Il Belpaese visto dai corrispon- denti della Stampa estera" (di c u i p a r l i a m o a p a g i n a 1 3 ) . "Ecco, nel libro - ha detto - io h o v o l u t o f a r e e s a t t a m e n t e l'opposto di quello che hanno fatto i miei connazionali: cele- brare la bellezza dell'Italia e della qualità della vita, nono- stante tutto, nel vostro Paese". Il punto è proprio questo: arte, bellezza e cultura sono patrimoni dell'umanità e van- dalizzarli significa impoverire anche se stessi. Vandali contro l'arte italiana (che è patrimonio dell'umanità) Elliott Erwitt, Santa Monica, California, 1955: il celebre Bacio nello specchietto del finestrino Elliott Erwitt, Marilyn Monroe, New York, 1956 ELISA CUOZZO si recò a New York in cerca di lavoro. Qui incontrò i grandi f o t o g r a f i E d w a r d S t e i c h e n , R o b e r t C a p a e R o y S t r y k e r . Quest'ultimo lo prese sotto la sua ala. Nel 1951, durante il ser- vizio militare per l'Esercito Americano, Erwitt fece base in New Jersey, Germania e Francia e continuò a scattare fotografie. Nel 1953, appena congedatosi dal servizio militare, fu invitato da Robert Capa, fondatore della Magnum Photos, a diventare membro della famosa agenzia. BERENGO - Ligure di nasci- ta e veneziano di adozione (sua moglie è veneziana), dal 1965 Berengo Gardin si trasferì a M i l a n o d o v e c o n o b b e e f r e - quentò Erwitt e dove iniziò la sua carriera professionale con fotografie di reportage, d'inda- g i n e s o c i a l e e d e s c r i z i o n e ambientale. I volumi di foto da lui pubblicati sono oltre 250. Importante il periodo trascorso a Parigi dove incontrò il fotografo Willy Ronis che divenne suo mentore. LA FOTOGRAFIA - Oggi, insieme, in un incontro "foto- grafico" tra America e Italia, E r w i t t ( 8 6 e n n e ) e B e r e n g o (84enne) sono rappresentanti e sostenitori della tradizionale fotografia in bianco e nero su pellicola, dalla quale il foto- grafo ha la possibilità di distac- c a r s i p e r p o i t o r n a r v i i n u n secondo momento: si scatta, si lascia riposare l'immagine e si riflette sui provini sui quali si può ritornare dopo tanto tempo e scoprire e concentrarsi su det- tagli e particolari interessanti che prima non si erano notati. Un approccio alla fotografia che vede la piena partecipazio- n e d e l f o t o g r a f o i n c i ò c h e vuole immortalare, raccontare e comunicare, e la messa in atto delle proprie capacità professio- nali nel riuscire a trasmettere un'emozione o a documentare una realtà. Questo atteggiamen- to dietro la macchina fotografi- ca, che presuppone che il foto- grafo pensi prima di scattare, si è in buona parte perso con le moderne tecniche digitali grazie alle quali, se si scatta una bella fotografia, non è solo merito del fotografo ma anche delle ammi- revoli capacità delle macchine fotografiche digitali. "Il digitale, come tutte le evoluzioni, ha portato, secondo me, più male che bene", afferma B e r e n g o c o n i n m a n o l a s u a macchina fotografica con pelli- cola, durante l'inaugurazione della mostra. "Oggi le fotografie che vengono bene tecnicamente non sono merito del fotografo, ma della macchinetta. Quelli che hanno la macchina fotografica digitale hanno il tic nervoso di andare a riguardare subito le foto che hanno scattato. Ma che cosa guardano? Se sono fotogra- fi professionisti devono sapere che cosa hanno fotografato e come può essere venuta la foto". All'inaugurazione della loro mostra, Erwitt e Berengo hanno partecipato affiatati, mostrando grande senso dell'umorismo, raccontando dell'inizio della loro carriera di fotografi, profes- s i o n e m e s c o l a t a a p a s s i o n e . L'Italo-Americano li ha intervi- Continua a pagina 15 Erwitt e Berengo insieme all'inaugurazione della mostra romana Joe Frazier (1971), i politici Khrushchev e Nixon (1959), il P r e s i d e n t e d e g l i S t a t i U n i t i E i s e n h o w e r e i l P r e s i d e n t e entrante J.F. Kennedy (1960), Jacqueline Kennedy al funerale del marito (1963) e la madre di Robert Capa che piange sulla tomba del figlio (1954), morto mentre documentava la prima ebraica, Elliott Erwitt si trasferì con la famiglia in America per sfuggire alle leggi razziali. A Los Angeles, oltre a frequentare l a H o l l y w o o d H i g h S c h o o l , lavorò in uno studio fotografico commerciale dove, in camera oscura, sviluppava e stampava fotografie autografate per i fan delle star del cinema. Nel 1948 Continua da pagina 1

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