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GIOVEDÌ 26 FEBBRAIO 2015 www.italoamericano.com 15 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | stati. Si utilizza la fotografia per c o m u n i c a r e u n ' e m o z i o n e e raccontare una realtà. È diffi- cile far ridere ed è difficile far ridere e piangere insieme? Erwitt: "Non mi sveglio la mattina decidendo di far ridere. Faccio fotografie per professio- ne, ma anche per hobby. Le foto che vedete qui sono state scatta- te per hobby. Sono le foto delle mie domeniche. [...] C'è piacere nel fare le foto e nel guardarle dopo averle sviluppate. A volte pensi di aver scattato buone fotografie, ma quando vai a svi- lupparle ti accorgi di non aver fatto nulla perchè nessuna di quelle immagini corrisponde al tuo stato d'animo. Altre volte, invece, scopri di aver scattato fotografie che non credevi di poter scattare". Berengo: "Ho iniziato a scat- tare fotografie come dilettante ma, dopo aver visto nel 1955 la Berengo: "Tutte le mie foto sono state estrapolate dai lavori che ho fatto. La fotografia della macchina inglese è famosa ma non è quella che io ritengo più i n t e r e s s a n t e p e r c h è è d i u n a grande semplicità. A quel tempo andavo a Londra per Touring Club e fotografavo tutto il foto- g r a f a b i l e p e r c h è a n d a r e i n Inghilterra all'epoca non era come andarci oggi a 60 euro. Quella fotografia l'ho stampata dopo vent'anni ed è stata una rivelazione perchè piace a tutti. A me piace solo perchè piace a tutti. Invece la fotografia del vaporetto di Venezia mi dà una grande soddisfazione perchè me la chiedono i musei". Erwitt: "Avevo 17-18 anni. Vivevo a Los Angeles e andai a New York per tentare il contatto c o n a l c u n e p e r s o n e t r a c u i Robert Capa e la sua agenzia Magnum. Dopo aver finito il servizio militare, nel 1953 Capa m i p r o p o s e d i e n t r a r e i n Magnum. Il servizio militare è stata una bella esperienza perchè Erwitt, noto per i suoi scatti ironici in bianco e nero nazione della foto è il libro? E r w i t t : " S ì , f a r e i l i b r i è molto importante. Per prepararli bisogna raccogliere il materiale e a volte faccio libri come con- creta testimonianza del lavoro che ho svolto. Ora ho preparato un libro con tutte le fotografie che non mi piacciono, tutte le fotografie che critichiamo, senza senso, stupide e che non hanno importanza, in una parola: catti- ve". Qual è la differenza tra una buona e una bella fotografia? Berengo: "Nel periodo in cui f r e q u e n t a v o U g o M u l a s , l o andavo a trovare a casa, ammira- vo le sue fotografie e le definivo " b e l l i s s i m e " f i n o a q u a n d o M u l a s u n g i o r n o m i r i p r e s e dicendomi che non era un com- p l i m e n t o d e f i n i r l e c o s ì e m i spiegò la differenza tra una bella fotografia e una buona fotogra- fia. Una bella fotografia può essere ben costruita, estetica- mente valida, ma non comunica niente mentre una buona foto- grafia può essere anche sfocata, ma trasmette qualcosa. Da quel giorno ho cercato di far sempre buone fotografie, ma ne ho fatte anche di belle". Erwitt: "Una buona fotogra- fia è ben composta e comunica qualcosa, ma poi c'è una foto- grafia molto buona che è inde- scrivibile perchè racchiude qual- cosa di magico". I l g e s t o d i f o t o g r a f a r e è molto bello o è bello scoprire e conoscere? Berengo: "Per me il momento più interessante è quello in cui sento che può venire una buona f o t o g r a f i a . I n q u e l m o m e n t o senti tensione e passione a tal punto che se poi la foto non viene non importa perchè hai vissuto quelle emozioni, è come giocare a poker e non esagero se dico che è meglio di un amples- so". Erwitt: "Non la penso come Berengo, ma sono contento per lui. A volte puoi pensare di aver scattato una grande fotografia ma, quando la vai a vedere e non è buona, provi delusione". Per fare buona fotografia bisogna avere grande curio- sità? Berengo: "La buona fotogra- fia non la fai tu, ma chi viene fotografato. Il fotografo registra ciò che vede, è il soggetto foto- grafato che rende la foto interes- sante" Berengo posa con la sua macchina fotografica a pellicola c u i l a v o r i t a n t o p e n s i s i a n o importanti, mentre quelle che ti vengono con naturalezza e faci- lità non credi lo siano. Ho foto- grafato la bambina in piazza San Marco per caso, dalla finestra di La bambina che corre per Piazza San Marco di Berengo del 1960 Scatto di Berengo del 1977 in Gran Bretagna mostra The Family of Man a Milano, ho deciso di diventare u n f o to g r af o p r o f es s io n is ta. Erwitt è stato per me un mae- stro e, in seguito, è diventato mio amico. Sono stato un foto- grafo amatoriale per tanti anni e poi sono diventato un professio- nista. Il mio vantaggio profes- sionale è stato proprio quello di essere stato un fotoamatore a lungo, cioè di aver fatto foto- grafie per passione". Quando si fa fotografia, soprattutto di strada, non si s a c h e f o t o g r a f i e p o s s o n o venir fuori. Dopo lo scatto, c'è il momento dei provini che si vive una volta sola. Quali sono i vostri pareri sui provini. Berengo: "Il provino è la prova se hai fatto un buono o un c a t t i v o l a v o r o e d è u n o d e i momenti più belli della fotogra- fia. Guardando le foto con la lente di ingrandimento, si sco- p r o n o c o s e e m a g a r i a l c u n e fotografie che al momento non ti piacciono, poi a distanza di anni ti piacciono. Per esempio, la mia fotografia della bambina che corre in Piazza San Marco, non l'avrei mai scelta. L'ha scelta Erwitt. Le fotografie su un museo che stavo visitando". Erwitt: "Il processo di sele- zione delle immagini continua costantemente. Ogni volta che preparo un libro (faccio un libro all'anno) riguardo i provini e vedo se c'è una fotografia inte- ressante che prima non avevo scelto. Si fanno sempre delle scelte e capita che si scoprano nuove fotografie". Che rapporto c'è tra libro e f o t o g r a f i a ? L e f o t o g r a f i e hanno una destinazione privi- legiata quasi come se, quando c'è il libro, le foto abbiano ragione di esistere? Berengo: "Ho fatto tanti libri perchè i giornali non comprava- no le mie fotografie quindi ho p e n s a t o c h e c o n g l i e d i t o r i sarebbe andata meglio che con i giornalisti. Così mi hanno eti- chettato, hanno pensato che fun- zionassi con i libri e adesso mi vengono a chiedere di farli e non devo più andare a proporli. Con il libro si hanno più soddisfazio- ni perchè si pubblicano più foto- g r a f i e r i s p e t t o a l g i o r n a l e . Inoltre il libro resta, mentre il giornale, una volta letto, viene gettato via". Anche per Erwitt la desti- fui mandato in Europa e avevo m o l t o t e m p o l i b e r o . I n q u e l periodo ho avuto l'opportunità di scattare alcune tra le fotogra- fie migliori di tutta la mia car- riera". Per Berengo è stato impor- tante il periodo a Parigi. B e r e n g o : " A v e v o u n o z i o molto amico di Cornell Capa, fratello del fotografo Robert Capa, e mio zio gli chiedeva quali libri di fotografia consi- gliarmi visto che all'epoca non ce n'erano molti. Quando mi sono stati spediti i libri dei foto- grafi di "Life" e della "Farm Security Administration", vole- vo andare in America ma non potevo e così ho ripiegato su Parigi. Mio padre era severo e mi disse che, se avessi lasciato gli studi, non mi avrebbe mante- nuto. A Parigi mi sono arrangia- to nel fare il cameriere, poi ho lavorato nella reception di un albergo e ho avuto la possibilità di conoscere grandi fotografi tra cui Doisneau e Willy Ronis che è diventato il mio maestro di pratica e tecnica. Pertanto la mia fotografia è stata influenzata più dalla fotografia francese che da quella americana". Erwitt: "La teoria di Berengo è interessante, ma ci devo pensa- re. Non faccio troppe teorie per- chè mi confondono. Mi piace andare in giro, cercare di vedere e di scattare buone fotografie. La fotografia richiede grande spe- cializzazione e capacità profes- sionale. Chi gode nel fare una cosa non perde tempo a teoriz- zarla". Scatti in bianco e nero che ritraggono quel che siamo stati e chi ha fatto la storia Continua da pagina 14