L'Italo-Americano

italoamericano-digital-3-12-2015

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GIOVEDÌ 12 MARZO 2015 www.italoamericano.com 14 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | 14 Migrare è spesso una radice scoperta che cerca la terra per non perdersi "La cultura è migrazione" dice Federico Gonzalez Perini, a d d e t t o c u l t u r a l e d e l l ' Ambasciata Argentina in Italia, i n t r o d u c e n d o " I l g i o r n o d i Stefano", dal titolo di un libro della scrittrice italoargentina Maria Teresa Andruetto. Simona Cives, responsabile della Casa delle traduzioni del Comune di Roma, introduce Ilide Carmignani traduttrice del libro, che propone la traduzione come viaggio sulle orme di chi ha scritto. Segue una tavola r o t o n d a ( c o m e r i p o r t a t o s u www.italianitalianinelmondo.c o m , n d r )  a c u i p a r t e c i p a n o M a r i a R o s a r i a S t a b i l i (Università di Roma Tre) con il tema delle "tensioni identitarie tra passato e presente", Claudia Zaccai (Università di Roma La Sapienza) legge un suo testo su "l'esiliato in cerca del suo nar- ratore", e il giornalista e scritto- r e G o f f r e d o P a l m e r i n i c o n "Cenni di storia dell'emigrazio- n e i t a l i a n a , g l i a b r u z z e s i i n Argentina" che fornisce dati, anche ottimisti, sugli italiani c h e h a n n o r e a l i z z a t o i l o r o talenti in Brasile e in Cile oltre che in Argentina. Ottima inizia- tiva, anche se così stretta nei tempi da non lasciar spazio al dialogo e ai fatti del presente. La cultura è quel che resta, quel che il ricordo costruisce in noi nel tempo, quel che trasfor- miamo nel gesto quotidiano. Ma c'è il momento del trau- ma del distacco della separazio- ne in cui spaesati, privati di una lingua comune immersi in una zona d'ombra e di freddo siamo s t r a n i e r i e r e s t i a m o t a l i . Costretti a narrarci il percorso d e i g i o r n i , c o n a l t r e p a r o l e , senza riferimenti precisi, con le t a s c h e v u o t e e u n b a g a g l i o affatto leggero, camminiamo sulle vie dell'assurdo in cerca d i u n l u o g o s e n z a r i u s c i r e a dipanare il dolore. c i n a n e l 1 9 8 6 R i t a L e v i Montalcini, forse la portaban- diera nazionale del contributo f e m m i n i l e a l l a r i c e r c a , h a detto: "Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quel- lo sociale. Ma le donne sono la c o l o n n a v e r t e b r a l e d e l l e società". E se "geneticamente uomo e donna sono identici, non lo sono dal punto di vista e p i g e n e t i c o , d i f o r m a z i o n e cioè, perché lo sviluppo della donna è stato volontariamente bloccato". Anzi, "la donna è stata bloccata per secoli" e in alcuni casi lo continua ad esse- re. Ma proprio allora avviene il riscatto: "Quando la donna ha accesso alla cultura è come un'affamata. E il cibo è molto p i ù u t i l e a c h i è a f f a m a t o rispetto a chi è già saturo". L'8 marzo ricorda annual- mente di festeggiare il contri- buto femminile alla crescita delle nostre comunità. "Senza donne - ha detto per la ricor- r e n z a P a p a F r a n c e s c o - i l mondo sarebbe sterile", e non solo da un punto di vista fisico. P e r i l n e o p r e s i d e n t e d e l l a Repubblica Sergio Mattarella, "senza le donne l'Italia sarebbe più povera e più ingiusta. Sono il volto prevalente della solida- rietà, il volto della coesione sociale. Dovremmo ricordarlo costantemente e non dovrem- mo smettere mai di ringraziar- le". Perchè citare la festa delle donne o sottolineare che la cul- tura può essere tanto maschile quanto femminile? Perchè si vorrebbe non farlo, ovvero si vorrebbe che ci fossero tante più opportunità per le donne italiane di mettere a frutto le loro capacità nel loro Paese, senza essere, ancora nel terzo millennio, costrette a rinuncia- re ai sogni di gloria per poter allevare i figli o disporre di permessi di maternità. La cultura è anche donna: italiane che ci fanno onore La scrittrice italoargentina Maria Teresa Andruetto CARLA MORSELLI Il suono di una lingua, una canzone, un modo di dire, una poesia imparata nell'infanzia sono a volte quel che resta. Migrare è spesso una radice scoperta che cerca la terra, l'ac- qua e il sale per non perdersi nella follia e nella disperazione. S o f f r e l ' a n i m a d e l m o n d o avvolta in stracci e ci sfiora. Rimuoviamo il dolore di migra- r e , r i m u o v i a m o l e m o r t i s u l s e n t i e r o o i n a c q u a , m e n t r e i m p e g n a t i a s o p r a v v i v e r e , vediamo l'indifferenza acuta degli altri, immersi anche loro nella stessa arte. La rimozione non consente ai sensi di sperimentare il reale con la stessa ricchezza che la protezione del luogo e della lin- gua in cui siamo cresciuti ci dava, l'occhio sperimenta altri usi, siamo costretti ad una tra- duzione costante, distinguiamo l a d i v e r s i t à , t r o v i a m o a l t r i oggetti immagini, illusioni. È un nuovo mondo in cui restiamo a lungo stranieri, in cui cerchiamo altri stranieri, in c u i è d i f f i c i l e c o n c e d e r s i i l silenzio e l'abbandono. L ' i d e n t i t à , c h i s o n o , c h i s i a m o o c c o r r e s a p e r l a p e r poterla lasciare, per poter pen- sare di nuovo ed aprirsi, ridive- nire flusso, cambiamento, gioco di relazioni e un'altra identità che ride di presunte libertà. L'arte allora viene in soc- c o r s o c o n l ' e m o z i o n e e i l comune sentire, l'arte è quel che resta, si innesta nel senti- mento, tira i fili di una storia illogica, in cui il vissuto ritrova u n a l t r o p e s o e u n a m i s u r a . L'arte disinnesca solitudini: si tratta di vivere. Nel frattempo ad alleviare questo strappo non abbiamo un facile riconosci- mento, né una tutela o vie di integrazione, nè sappiamo in che stato versano le strutture d'accoglienza. Passano generazioni prima c h e u n ' a l t r a t e r r a d i v e n t i l a nostra e ci sia famigliare. La conoscenza e la cultura sono le armi con cui non perde- re il filo degli affetti lasciati, il lavoro e la dignità la base breve su cui sostiamo nella condizione precaria del migrante. Si perpe- tua il dramma e coi tempi di crisi ci somigliamo tutti migran- ti o no, senza volerci davvero riconoscere. Goffredo Palmerini, Virginia Sciutto, Carla Zaccai, Maria Rosaria Stabili Continua da pagina 1

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