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GIOVEDÌ 26 MARZO 2015 www.italoamericano.com 23 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Dalla Sartiglia di Oristano alle maschere lignee di Mamoiada: la Sardegna dei riti secolari Per il bel tempo c'è da aspet- tare ma, almeno con lo spirito, si tenta di scacciare il tetro inver- no: lo si fa con il Carnevale. Il momento della trasgressione, quello in cui si realizza il desi- derio di dimenticare gli affanni d e l l a v i t a d e d i c a n d o s i a u n mondo di fantasia. Il Carnevale in Sardegna ha mille volti affascinanti. Quello antico dei suggestivi carnevali Italia. Spagnolo è anche il nome del p r o t a g o n i s t a d e l l a g a r a , S u Componidòri, e cioè il maestro d'armi. La giostra, nata a livello di competizione cavalleresca, poco a poco si è trasformata in festa popolare e, di conseguen- z a , h a a c q u i s i t o r i l i e v o n e l campo del folklore. S e c o n d o l a t r a d i z i o n e , l a Sartìglia oristanese risalirebbe al XV secolo e da allora ha mante- che gli è stato affidato. All'uscita sono ad attenderlo altri cavalieri che hanno il com- pito di scortarlo e partecipare alla giostra. C o n t e m p o r a n e a m e n t e s i invocano i santi per assistere Su Componidòri con una formula precisa: "Santu Giuànni t'aggiù- didi" (San Giovanni t'aiuti), la domenica; "Santu Giusèppi t'as- sìstada" (San Giuseppe t'assi- sta), il martedì successivo. Con sa pipìa de màiu, (bambina di maggio), uno scettro floreale, anch'essa simbolo primaverile di fecondità, su componidòri benedice la folla e si avvia verso il punto dove si svolgerà la gara. Qui, al centro della strada, è issato con due funi l'anello fora- to a forma di stella. Raggiuntolo, il capo corsa vi passa sotto tre volte ed altrettan- ti saluti propiziatori rivolge alla folla che si assiepa ai lati. Si allontana, quindi, di un centi- naio di metri, così da aver spa- zio sufficiente per la rincorsa e, mentre rullano i tamburi, inizia la galoppata con la spada tesa per infilare l'anello. La sequen- za viene ripetuta molte volte sia dal Componidòri che dagli altri cavalieri, alcuni dei quali si ser- vono dello stocco anziché della spada. Le prodezze dei cavalieri c o n t i n u a n o i n u n ' a l t r a z o n a della città, dove saranno prota- gonisti di spericolate pariglie. Dal 1984 è stata inserita, nel lunedì che intercorre fra le due Sartiglie, una Sartigliètta, e cioè un'identica gara che ha per pro- tagonisti i ragazzi. C A R N E V A L E D I MAMOIADA A Mamoiada, paese del cen- tro della Barbagia, situato a poca distanza dal massiccio del Gennargentu e dal Supramonte di Orgosolo, il fascino e l'atmo- sfera del Carnevale attirano ogni anno migliaia di turisti. Il secolare Carnevale di que- sto paese è decisamente il più carico di mistero. Ne sono pro- t a g o n i s t i i t r a d i z i o n a l i mamuthònes e issochadòres. I p r i m i p o r t a n o s u l v i s o u n a maschera lignea tragica (sa bisè- ra), che vuole esprimere la fati- ca ed il dolore. I secondi indos- sano pantaloni di velluto scuro, camicia bianca, corpetto rosso e cappello; danzano eseguendo passi di notevole difficoltà, che imparano da bambini, e sono dotati dell'inseparabile soca, una lunga fune di giunco che usano come lazo. I mamuthònes sfilano per le strade del paese con un passo pesante, quasi avessero i piedi incatenati. All'unisono portano avanti il piede sinistro dando un colpo con la spalla destra; poi fanno il contrario. Ogni tanto compiono tre passi rapidi per ricadere a terra più pesantemen- te. Il tutto accompagnato dal r i t m o d e i c a m p a n a c c i c h e i m a m u t h ò n e s p o r t a n o s u l l a schiena, "sa carriga", dal peso di circa 30 kg, che contribuiscono a rendere lugubre la marcia. Nessuno di essi si permette di parlare, cosicché il fascino della sfilata è affidato interamente alla gestualità. Gli issochadòres, invece, lasciano trasparire la gioia, mentre si spingono in ogni direzione tentando di pren- dere al laccio gli spettatori. La sfilata è un rito augurale all'arrivo della buona stagione. Ad essa nessuno può rifiutare un invito, anche se viene dal peg- gior nemico. Le origini del carnevale di Mamoiada, conosciuto anche c o m e " l a d a n z a d e i M a m u t h o n e s " , s o n o o s c u r e , molte sono le ipotesi che sono state avanzate, nessuna effetti- vamente dimostrabile. Secondo alcuni il rito risali- rebbe all'età nuragica e sarebbe nato come gesto di venerazione a protezione degli animali, per difendersi dagli spiriti del male o per propiziare il raccolto. L a p a r o l a M a m u t h o n e s è stata anche ricondotta al greco "Maimon" che significa "colui che smania, che vuole essere posseduto dal dio" (nella lingua sarda odierna il termine signifi- ca pazzo o "buono a nulla"). Gli Issohadores derivano invece il nome da "soha", "lunga fune" (originariamente fatta di cuoio, oggi è un laccio in vimini), sono i guardiani dei Mamuthones. Secondo altre tradizioni, i Mamuthones sarebbero i prigio- nieri Mori catturati dai sardi Issohadores. U n a i n t e r p r e t a z i o n e d e l l a r i t u a l i t à d e l c a r n e v a l e d i Infilzare una stella significa prosperità e raccolto abbondante Il Carnevale di Mamoiada è uno degli eventi più celebri del folclore sardo. Qui i Mamuthones: uomini col viso rico- perto da una maschera nera dai rozzi lineamenti, vestiti col pellicce scure e con campanacci appesi alla schiena M a m o i a d a r i g u a r d a i l p a s s o cadenzato dei mamuthònes che sarebbe solo una espressione propiziatrice agraria, per cui il pestare con violenza il suolo esprimerebbe il desiderio di sol- lecitare la produttività dei terre- ni. Ma c'è anche chi vede nel comportamento d'assieme delle due maschere la rappresentazio- n e d e l l ' a s s o g g e t t a m e n t o d e i buoi (i mamuthònes) da parte dei mandriani (gli issochadòres). Le maschere fanno la loro apparizione in occasione della festa di Sant'Antonio tra il 16 e il 17 gennaio poi la domenica di carnevale e il martedì grasso. I n c o n c l u s i o n e o g n i Carnevale sardo che si rispetti, offre l'occasione per fare scor- pacciate di zìpulas, che sono le più raffinate tra le frittelle, dei tipici dolci sardi, e poter, infine, affogare le tristezze e le delusio- ni nel vino o, meglio ancora, nel profumato vernaccia. barbaricini che, con le loro ance- strali maschere antropomorfe e zoomorfe, le vesti di pelli di capra, orbace e campanacci, rie- vocano riti misteriosi e danze propiziatorie. Quello vibrante dei carnevali a cavallo, come q u e l l o c h e v a i n s c e n a a Oristano ("Sa Sartiglia"), duran- te il quale i cavalieri devono infilare in corsa una stella di metallo, auspicio di buon raccol- to, e quello di Santulussurgiu ("Sa Carrela 'e nanti") nei quali i cavalieri mostrano il loro valore, coraggio e abilità, sfidandosi in corse temerarie per il centro cit- tadino. Il Carnevale sardo non è solo una manifestazione folkloristica, è qualcosa di più. Una festa anti- ca che rappresenta il risveglio della terra e conserva ancora notevoli valori socio-culturali legati al mondo arcaico tanto che esso culmina con la distruzione d i u n f a n t o c c i o , a u s p i c i o d i tempi migliori. SARTIGLIA DI ORISTA- NO Nel panorama del Carnevale sardo, quello di Oristano, che si svolge l'ultima domenica e l'ul- timo martedì di Carnevale, fa eccezione in quanto è privo del classico fantoccio. L'emblema è una stella forata su cui si incen- tra la Sartìglia. L'entusiasmo del pubblico si traduce in calorosi applausi tutte le volte che una spada o uno stocco riescono ad infilare la stella. Il consenso della folla non è soltanto un tri- buto all'abilità dei cavalieri, ma esprime la gioia per qualcosa di più importante che riguarda tutti. La giostra equestre è, infatti, legata al mito agrario: quante più volte la stella, simbolo della fecondità, verrà infilzata, tanto più sarà abbondante il raccolto. La famosa corsa all'anello, secondo alcuni studiosi, ha avuto origine fra il Cinquecento ed il Seicento in Spagna e Portogallo e si è rapidamente diffusa in nuto inalterata la sua struttura: la Sartiglia è preceduta dalla vestizione de Su Componidòri, un rito importante per il signifi- cato che assume: dare sacralità al capo corsa, al quale non è consentito appoggiare i piedi a terra. Assiso sopra un tavolo, Su Componidòri viene abbiglia- to da giovani donne. Sul volto d e l l ' u o m o s i a p p l i c a u n a maschera e sul capo gli si fissa un velo nuziale (sa mantìglia), su cui si appoggia un cappello a cilindro. Sul petto è appuntata una camelia bianca; al fianco gli viene agganciata la spada ed agli stivali gli speroni d'argen- to. Completata la vestizione, Su Componidòri è sollevato a brac- cia ed issato sul cavallo ricca- mente bardato che è stato intro- dotto nella sala. I poteri magici del capo corsa rimarranno intat- ti finché non metterà piede a terra; come quando il fulmine perde la sua carica al contatto con la terra così anche il capo corsa perderebbe la sua potenza e la sua maestria necessaria per una buona riuscita del compito Sartiglia di Oristano: cavalieri, costumi, tornei equestri datati 1500 GIANMARIA MELE Mamuthone con un Issohadore