L'Italo-Americano

italoamericano-digital-4-9-2015

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GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 www.italoamericano.org 14 I Solisti della Scala e Nazzareno Carusi in concerto a Beverly Hills L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | me inaspettatamente anche attra- verso un'ispirata gestualità, ora attraverso l'iridescente timbrica e l'appassionata musicalità di Nazzareno Carusi, insieme la più alta espressione idealista della musica intesa come balm for the burdens of life. Gli artisti si riuniscono poi nella dimensione fantastica dei Märchenerzählunghen op. 132, delizioso ciclo di miniature fia- besche per clarinetto, viola e pia- noforte. Principi e principesse che dichiarano reciprocamente il loro amore, soldati vestiti di tutto punto pronti per andare in guerra e persino un bimbo che si addor- menta avvinto dallo stupore nell'ascoltare questi racconti L'arte magnificamente espressa che si accompagna al divertimento, al gioco e alla sen- sualità, un Tableau Vivant di emozioni e suoni variopinti i cui protagonisti sono artisti italiani di fama internazionale: Nazzareno Carusi, pianista eclettico di rara ed eccezionale sensibilità che affianca alla sua intensa attività di concertista (si è esibito sia al Teatro alla Scala di Milano che alla Carnegie Hall di New York) quella di editoriali- sta; Danilo Rossi, musicista energico e brillante, scelto a soli vent'anni da Riccardo Muti come prima viola solista del Teatro alla Scala e della Filarmonica dell'or- chestra della Scala, un ruolo che ricopre ancora oggi con straordi- nario successo; Paolo Fantini, clarinettista versatile e raffinato, la cui carriera da solista lo ha portato ad esibirsi nei maggiori teatri d'Europa e del Medio Oriente, egregio sostituto di Fabrizio Meloni, primo clarinet- to del Teatro alla Scala, assente per impegni irrevocabili. Il Trio dall'organico inusuale esegue, alternandosi all'occor- renza, capolavori della musica da camera di sorprendente pregio e ricercatezza. Il brano d'apertura del concer- ELISABETTA RUSSO to è la Sonata per Arpeggione e pianoforte D.821 di F. Schubert. La fama e la sensazionale bellez- za della Sonata sopravvivono alla mancata diffusione di questo particolare strumento inventato da un liutaio viennese nel 1823, l'Arpeggione, a metà tra la viola da gamba, il violoncello e la chi- tarra. Da qui l'esistenza di diver- se combinazioni strumentali: viola e pianoforte, violoncello e pianoforte, ad oggi le trascrizioni più eseguite. La liricità nostalgica della melodia schubertiana esplode dal desiderio di essere cantata ora dalle corde autorevoli e scherzose di Danilo Rossi, il cui coinvolgimento emotivo si espri- meravigliosi. È l'aurora, e il suono soffice e delicato del clarinetto scalda il giorno. In lontananza, solo un timido cinguettio e il mormorare lento di un ruscello. Il vento improvviso soffia incerto cam- biando la sua rotta, avanza gaia- mente in un gioco di ombre che si rincorrono tra le suadenti note del pianoforte e s'intrecciano col clarinetto nel mirabile impasto sonoro della Première Rhapsodie di C. Debussy. L'essenza umana e artistica di questo inconsueto quanto straor- dinario ensemble rievoca la gene- si dell'ultima pagina musicale in programma, il Trio Kegelstatt (Trio dei Birilli) K498 di W. A. Mozart. Si narra, infatti, che Mozart avesse scritto il brano a casa di amici durante una partita al gioco dei birilli, in un clima d'ilare complicità e spensieratez- za, lo stesso che si respira sul palcoscenico osservando e ascol- tando gli artisti esibirsi. Un eccezionale talento che non ha bisogno di essere ostenta- to e che si compie anche attraver- so la semplicità di riunirsi a tavo- la dopo il concerto e sottoporsi ad una singolare breve intervista tutta italiana: un misto di spa- ghetti, risate e musica. Inevitabile uno sguardo al panorama musicale italiano, col- pito come altri settori dalla crisi economica. "La cultura non fa business e per questo non vale la pena investire per portare pubbli- co a teatro. Bisognerebbe affida- re gli incarichi ministeriali ad esperti del settore", commenta D a n i l o R o s s i . M a F a n t i n i aggiunge "C'è una piccola luce in fondo al tunnel e credo sia rappresentata dall'impegno e da una sempre più matura consape- volezza delle nuove generazio- ni". E rispetto al confronto tra l'i- struzione musicale classica negli U S A e i n I t a l i a , N a z z a r e n o Carusi sottolinea che "Le struttu- re in America sono all'avanguar- dia: aule insonorizzate, strumenti nuovissimi, tecnologie a disposi- zione degli studenti. In Italia, invece, i conservatori spesso non h a n n o q u e s t e s t r a o r d i n a r i e t à logistiche. Ma in quasi tutte le vecchie sedi si respira la nostra Storia della musica, il cui valore è inestimabile". E alla domanda come vive il rapporto con la musica, risponde: "La musica è una bellezza che per essere con- quistata ha bisogno di talento e massimo rigore nello studio. Quando si manifesta, tutto intor- no a noi non solo appare, ma a ogni effetto è migliore. E ciò è un dono direi divino, sia per chi suona sia per chi ascolta". Danilo Rossi alla viola, Nazzareno Carusi al pianoforte, Paolo Fantini al clarinetto

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