L'Italo-Americano

italoamericano-digital-5-14-2015

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Verona, il matrimonio e la nasci- ta in pochi anni dei tre figli; con i successivi spostamenti: prima a Pompei, da lì a Roma, e in ulti- m o q u e l l o c h e a l l o r a p o t e v a sembrare il definitivo, l'insedia- mento a Bressanone legato al cambiamento di lavoro che mi vide passare da ferroviere ad insegnante. E invece non era finita. Pur essendomi spostato in quegli anni, causa il mio lavoro di inse- gnante, da Bressanone a Bolzano e da Bolzano a Vipiteno, anche questo periodo per il fatto di essere vissuto sempre nella stes- sa regione, appare relativamente monotono e omogeneo in quelle forme che la memoria si fingeva e andava registrando ed archi- v i a n d o p e r q u a n d o a v r e b b e dovuto ripescare, ripensandola, la vita trascorsa. Omogeneo e continuativo; forse unitario, seb- bene, andando avanti, si sono a g g i u n t i g l i a n n i d i L u s s e m b u r g o e q u e l l i d i C l e r m o n t - F e r r a n d : c a p i t o l i imprevisti e imprevedibili carat- terizzati da ulteriori stravolgi- menti; fino al rientro definitivo a Bressanone, dopo la morte di Patrizia mia moglie. E quest'ul- t i m o d a p e n s i o n a t o c h e s a r à anche quello definitivo. La vita, si sa, è una sola: unica, originale, unitaria. Sia che u n o c i p e n s i , s i a c h e n o n c i pensi. Ma quando, attraverso le nebbie della stagnazione nel mare calmo di una più consape- vole nostalgia, avverto forte lo stacco tra una "vita di prima" e "quella di dopo", in mezzo si installa l'esame di 5° ginnasiale. Come se per me le vite fossero state due, oppure come se le per- sone che io sono stato fossero almeno due. Avevo frequentato una scuola media parificata. Una di quelle scuole private riconosciute dallo Stato: condizione che rendeva valido a tutti gli effetti il diplo- ma da esse rilasciato; quella Spesso la memoria mi riporta al periodo precedente il liceo. E, naturalmente, all'esame di 5° ginnasiale. Quando ripenso alla mia vita prima del triennio licea- le a Torre Annunziata, questo passaggio è per me come una barriera attraversata, oltre la quale si estende il territorio del resto della vita mia. E, superata la frontiera, proprio all'inizio di quest'ampia prateria si trova la prima stazione di posta: gli anni del liceo. È come se in corrispondenza di quella età preadolescenziale, dentro di me ci fosse una cesura nella mia vicenda personale. Da quel momento forse è iniziata anche per me la "vita nova". In ognuno di noi c'è nel filo della memoria una continuità c h e , c o m e p r i m a s e n s a z i o n e offre la percezione di essere senza interruzione, mantenendo uniti tutti i fatti che si sono dipa- nati a partire dalla prima età della coscienza. Ma poi alla distanza quella percezione scom- pare e ne subentra un'altra altret- tanto marcata, quella di aver vis- suto diverse vite, o di essere più persone, completamente distinte seppur legate da quel filo conti- nuo di memoria. Per me il tempo che mi vide i n i z i a r e i l l i c e o " B e n e d e t t o Croce" a Torre Annunziata e poi proseguirlo fino alla maturità segna il momento della nuova consapevolezza: quasi un nuovo inizio come nuova e originalissi- ma fu l'esperienza esistenziale. Così alla stessa maniera mi pare ugualmente unitaria la serie di vicende vissute a partire dall'e- same di quinta ginnasiale: unico s e c o n d o v o l u m e d e l l a s t o r i a della mia vita che, sulla scia dei ricordi, abbraccia gli anni di uni- versità, quelli del lavoro in ferro- via a Napoli, il trasferimento a GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 www.italoamericano.org 32 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | LUIGI CASALE scuola aveva un annesso convit- to riservato agli studenti la cui famiglia intendeva avviarli a un percorso di formazione persona- le orientato alla ordinazione s a c e r d o t a l e : i l s e m i n a r i o . A Pompei, fondato a metà degli anni '40 intorno alle attività sociali ed educative del rinomato Santuario mariano. All'epoca la scuola media, in Italia, era considerata ancora una scuola di tipo ginnasiale e tale era nominata; pertanto anche la n o s t r a s c u o l a , d o p o l a t e r z a media, proseguiva col biennio di 4° e 5° classe, a cui, all'origine, si estendeva pienamente la pari- fica; ma al momento della nostra iscrizione sebbene oltre al bien- nio ginnasiale funzionasse anche una classe di 1à liceo, la parifica era limitata solo fino alla terza media. Così, il nostro gruppo- classe, conseguita la licenza di terza media, dovette continuare i due anni del biennio ginnasiale senza la copertura dell'"istituto giuridico della parifica", cioè il riconoscimento da parte dello Stato degli studi effettuati. Il percorso degli studi liceali d'indirizzo classico comportava – unico tra tutti gli indirizzi sco- lastici – uno sbarramento alla fine del primo biennio, cioè alla fine della 5° ginnasiale, costitui- t o d a l c o s i d d e t t o " e s a m e d i ammissione al liceo", spaurac- chio di tutte le famiglie, in parti- colare di quelle più modeste qual era la mia. Fu così che l'anno che toccò alla nostra classe di frequentare la quinta, l'anno scolastico 1958- 59, la scuola, venutasi a trovare priva di quel riconoscimento che l'avrebbe resa equiparata ad una scuola statale, per farci sostenere l'esame di ammissione al liceo, ci presentò come privatisti a sostenere l'esame di ammissione presso una scuola riconosciuta allo scopo pratico di non lasciar- ci senza una certificazione valida che attestasse l'esito positivo del biennio. Quindi si decise di iscri- verci in blocco come privatisti presso il liceo parificato S. Anna di Sorrento, tenuto dalle Suore d'Ivrea, il cui edificio si trovava (e si trova ancora) in fondo alla stretta stradina chiamata via di Marina Grande, la quale, dopo un ultimo tratto a gradini scende a mare proprio sulla banchina della piccola e coloratissima baia di Marina Grande, il rione dei pescatori ai piedi di un costone su cui è fondata la città. Angolo di mondo meraviglioso e spetta- colare che in seguito, per la natu- rale nostalgia che da quei giorni si era insinuata nel mio animo di preadolescente, cominciai ad amare. E al quale, per la caratte- ristica bellezza che ne rende idil- liaco il paesaggio sarei tornato spesso nel corso degli anni, e ancora, sempre volentieri, ritorno quando me ne capita l'occasione nelle mie periodiche visite in Campania. L'esame, svolto a Sorrento in una settimana di mezzo giugno, nel palazzone grezzo a mattoni di tufo dell'Istituto S. Anna, senza intonaco neppure alle cor- nici delle tante finestre allineate sui diversi piani, posto in cima al costone, a picco sulla chiusa spiaggia sottostante circondata dalla variopinta linea di case basse, capace di catturare così la m i a f a n t a s i a , v e r a m e n t e h a segnato la barriera, lo spartiac- que, il passaggio, ad una seconda vita, specialmente se mi volto indietro a guardare i mie trascor- si anni da questo strapiombo che sono i miei settant'anni di oggi. Di tutta la durata dell'esame ricordo due fatti. Primo: la mattina della prova scritta d'italiano. Non ricordo esattamente la traccia del tema, ricordo solo che in quel quadrato di cielo azzurro che la finestra presso cui ero seduto incornicia- va, segato da voli e trilli di ron- dini, tagliato in due dalla tenue linea d'orizzonte in lontananza sul mare dove l'azzurro del cielo all'altra estremità, sbiadito, si fondeva con la luminosità del mare, là, dove le onde increspate avevano perduto il contrasto chiaroscurale e il loro scintillan- te gioco che altrove si muoveva tutto intorno, volò anche la mia fantasia a raccogliere materiale per la scrittura. Ma più ancora a fissare rifles- sioni per la seconda parte della mia vita. Se veramente così fu, oggi sono portato a credere che quella prova d'esame avesse per tema un soggetto che richiedesse qualche riflessione sul domani, sulle aspirazioni di un adole- scente e sulla costruzione del proprio avvenire. La seconda cosa che ricordo è il clima di avventura che noi ragazzi vivemmo in quei giorni. Partivamo da Pompei di prima mattina, una dozzina di studenti, dopo la colazione, integrata e s o s t a n z i a t a d a u n c u b e t t o d i cotognata, forse per rendere più energetica la dieta a ragazzi in crescita che affrontavano esami. A portarci a Sorrento era un fur- gone che era utilizzato per il tra- s p o r t o d i d e r r a t e . L o s t e s s o mezzo ci riportava indietro a Pompei alla fine della prova d'e- same, "a casa", in maniera che nel primo pomeriggio potessimo pranzare senza ritardo rispetto all'orario in cui il pranzo veniva generalmente servito agli alunni più giovani, delle classi che rimanevano in sede. L'indomani si sarebbe ripetuta la spedizione, nello stesso identico clima di gioiosa avventura. Ricordi di gioventù: gli anni del liceo e i primi esami Il santuario mariano di Pompei La baia di Marina Grande a Sorrento Torre Annunziata con il Vesuvio alle spalle

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