L'Italo-Americano

italoamericano-digital-5-28-2015

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GIOVEDÌ 28 MAGGIO 2015 www.italoamericano.org 45 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Ugo Tognazzi, Renzo Montagnani, Gastone Moschin, Adolfo Celi, Philippe Noiret in Amici miei del 1975 (per le foto dai set Ph. Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma) Cent'anni fa, il 16 maggio 1915 nasceva a Roma Mario Monicelli. Attorno ai dieci anni s i t r a s f e r ì c o n l a f a m i g l i a a Viareggio, la città del famoso carnevale, a cui resterà talmente legato da alimentare la falsa notizia di natali toscani. A meno di vent'anni diresse il suo primo film, I ragazzi della via Paal (1935). Nel medesimo anno gli venne assegnato il primo premio nella sezione "passo ridotto" alla Mostra del Cinema di Venezia. Sempre nella città lagunare, nel 1959, Monicelli si aggiudicò il Leone d'oro al miglior film per La grande guerra (ex-aequo con I l g e n e r a l e D e l l a R o v e r e d i Rossellini), incentrato sul primo conflitto mondiale. Interpretato d a A l b e r t o S o r d i e V i t t o r i o Gassman, è considerato uno dei migliori film italiani sul primo conflitto e uno dei capolavori della storia del cinema. Un film, Alberto Sordi, il già citato "clan d i A m i c i m i e i " , M a u r i z i o Nichetti, Nino Manfredi, etc. Tra le "sue" attrici, non è difficile pensare che un posto d'onore lo abbiano meritatamente rivestito M o n i c a V i t t i e M a r i a n g e l a Melato. Un grande regista Monicelli, riconosciuto in patria e all'estero. Sono sette i più che meritati David di Donatello conquistati n e l l a s u a c a r r i e r a ( 4 c o m e Miglior regista, 2 per il Miglior film e 1 per la Miglior sceneg- giatura), più un ultimo David speciale conferitogli nel 2005. In tre occasioni invece si è aggiudi- cato l'Orso d'argento al Festival di Berlino come Miglior regista per Padri e figli (1957), Caro Michele (1976) e Il marchese del Grillo (1982). A dispetto invece di 6 nomi- nation all'Oscar al Miglior film straniero, non riuscì mai a por- tarsi a casa l'ambita statuetta degli Academy. Da annoverare infine anche i Cinematografici Italiani), due dei quali conquistati nel 1986 per la Miglior sceneggiatura e regia per Speriamo che sia fem- mina. In occasione del centenario della sua nascita, per commuo- vere chi l'ha conosciuto e farlo c o n o s c e r e a i f i g l i d e i s o c i a l network, la Cineteca Nazionale d i R o m a h a o r g a n i z z a t o u n omaggio al maestro. Una rasse- gna con tre appuntamenti quoti- diani a partire da metà pomerig- gio nei primi quattro giorni di rassegna, e due ciascuno nel corso del weekend per un totale di 16 proiezioni capaci di attra- versare la sua immensa filmo- grafia. È stato così possibile rivedere alcuni dei grandi classici italiani: T o t ò c e r c a c a s a ( 1 9 4 9 , 9 0 ' ) , Guardie e ladri (1951, 106') e Gioia (106'). Spazio poi a È arri- vato il cavaliere! (1950, 92'), Un eroe dei nostri tempi (1955, 89') e I soliti ignoti (1958, 100'). A seguire sono tornati sul grande s c h e r m o F a c c i a m o p a r a d i s o ( 1 9 9 5 , 1 0 8 ' ) , L ' a r m a t a Brancaleone (1966, 119') e Il marchese del grillo (1981, 132'). Quindi è stata la volta di Parenti Il grande cinema di Monicelli, a 100 anni dalla nascita del regista dalla settantennale carriera LUCA FERRARI (1979, 119') e Speriamo che sia femmina (1986, 119'). L'epilogo della rassegna con il capolavoro de La grande guerra (1959, 138') e l'ultimo lungometraggio luci- damente diretto da Monicelli, all'età di 91 anni, 4 anni prima della scomparsa, Le rose del deserto (2006, 104') con protago- nisti Michele Placido, Giorgio P a s o t t i e A l e s s a n d r o H a b e r , ambientato nel 1940 durante la campagna d'Africa del regio esercito italiano in Libia. N e g l i u l t i m i a n n i d i v i t a , capitava spesso d'incontrare il maestro alla Mostra del Cinema di Venezia. Inevitabile che una v o l t a r i c o n o s c i u t o , m a s s e d i cinefili si avvicinassero per chie- dergli un autografo e simili. Non sempre troppo felice di queste attenzioni, su richiesta di consi- gli ai più giovani però, non si sottraeva e soleva suggerire di "scrivere" e "scrivere ancora". Grazie Mario, me ne ricorderò. Il grande regista e sceneggiatore italiano Mario Monicelli (Ph. Federico Roiter) questo, che sarebbe tornato in laguna molti anni dopo, nella serata di pre-apertura della 66^ e d i z i o n e d e l F e s t i v a l c o n l a proiezione nell'arena di campo San Polo, evento a cui lo stesso regista partecipò insieme all'al- lora sindaco della città lagunare, Massimo Cacciari. Oggi in Italia domina il gene- re della commedia, troppo spes- so con risultati mediocri e infar- cito di volgarità gratuite senz'ar- te né parte. Ma la grande com- media delle zingarate l'ha inven- tata lui, con Amici miei (1975) e Amici miei atto II (1982) con l'immortale quartetto formato d a l c o n t e M a s c e t t i ( U g o Tognazzi), il Melandri (Gastone Moschin), il professor Sassaroli ( A d o l f o C e l i ) e i l P e r o z z i ( P h i l i p p e N o i r e t ) . F i l m c u l t densi di cultura e popolarità ita- liana. Nel corso della sua più che settantennale carriera, almeno una volta, i grandi li ha diretti tutti. Dall'immortale Totò a Gigi Proietti, passando per Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, serpenti (1992, 106'), La ragazza con la pistola (1968, 99') e Un borghese piccolo piccolo (1977, 121'). Infine, Viaggio con Anita cinque Nastri d'argento (premio a s s e g n a t o d a l S i n d a c a t o N a z i o n a l e d e i G i o r n a l i s t i Vittorio Gassman e Alberto Sordi in La grande Guerra del 1959 Vittorio Gassman sul set di Armata Brancaleone del 1966

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