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GIOVEDÌ 28 MAGGIO 2015 www.italoamericano.org 43 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | studiavano con me) e mi chiese di tenere un corso al festival di Salisburgo, che poi tenni per cin- que anni. In quell'occasione col- laborai con lui nelle opere italia- ne. Era una responsabilità perchè von Karajan era molto esigente, ma anche molto simpatico con i suoi collaboratori, cantanti o musicisti. Sapeva cioè stempera- re la tensione che inevitabilmen- te si provava lavorando al fianco di un simile gigante della musi- ca. L e i h a d i r e t t o H e n g h e l Gualdi durante la tournée del 1 9 8 9 d i L u c i a n o P a v a r o t t i negli Stati Uniti, che ricordo ha del grande clarinettista? Henghel Gualdi è stato uno dei più grandi clarinettisti del mondo come jazzista e formida- bile improvvisatore. Ricordo che Louis Armstrong lo volle con sé nella sua tournée italiana e che l ' u n i c a v o l t a c h e s i e s i b ì i n America, a Portland sotto la mia direzione, ebbe un successo cla- moroso sottolineato dalla stampa americana. Il problema principa- le era la sua ritrosia e avversione ai viaggi al di fuori dei confini emiliano-romagnoli. E questo gli ha impedito di raggiungere la f a m a m o n d i a l e c h e a v r e b b e ampiamente meritato. Lei è stato segretario artisti- c o d e l T e a t r o a l l a S c a l a d i Milano e direttore della pro- g r a m m a z i o n e d e l M a g g i o Musicale Fiorentino, che ricor- di ha di quel periodo? Difficile elencare i ricordi di sette anni. Forse la debacle di Monserrat Caballe alla prima di Anna Bolena alla Scala, che mi costrinse a inventarmi una sosti- tuta che trovai in Cecilia Gasdia, che trionfò a soli 19 anni. Da alcuni anni è tornato al pianismo solistico, con impor- tanti recital in Italia e all'este- ro. Com'è cambiato il pubblico rispetto ai suoi inizi? Il pubblico, quasi sempre, reagisce allo stesso modo. Può passare dall'entusiasmo più sfre- nato alla reazione più violenta, in rapporto al rendimento artistico degli interpreti. Ritiene che il pianoforte sia lo strumento più completo? Il pianoforte è certamente lo s t r u m e n t o p i ù c o m p l e t o . Permette di leggere contempora- neamente molti righi musicali ed è indispensabile a ogni composi- tore. Non dico sia il più difficile, ma certamente il più completo. Nel corso della sua carriera ha scoperto molti giovani, cosa occorre per aiutare un talento in erba? P e r s c o p r i r e u n g i o v a n e occorre avere un intuito partico- Leone Magiera, la carriera mondiale del maestro di Pavarotti: 40 anni e oltre mille esibizioni insieme Il maestro Leone Magiera con il tenore Luciano Pavarotti: un sodalizio artistico durato più di 40 anni Magiera ha esordito come pianista a 14 anni ed ha collaborato con i migliori interpreti musicali del mondo L e o n e M a g i e r a , n a t o a Modena, si è avvicinato giova- nissimo al mondo della musica dopo avere ascoltato il pianista svizzero Alfred Cortot alla radio. Ha esordito all'età di 12 anni come pianista e si è diplomato con lode e menzione speciale al Conservatorio di Parma. Oltre ad avere costruito una formidabile carriera come piani- sta solista, Magiera ha collabora- to con maestri come Giulini, Abbado, Solti, Kleiber e von K a r a j a n . C o n q u e s t ' u l t i m o instaurò un particolare rapporto artistico di fiducia e stima: il maestro austriaco lo reputava il migliore conoscitore del reperto- rio operistico italiano, francese e mozartiano. Magiera, direttore d'orchestra a sua volta, è stato chiamato a interpretare una cinquantina di opere eseguite nei teatri di ogni p a r t e d e l m o n d o , i n o l t r e , h a a c c o m p a g n a t o i c a n t a n t i p i ù importanti della scena interna- z i o n a l e c o m e i l b a r i t o n o Ruggero Raimondi, la giovane soprano Carmela Remigio, il soprano Mirella Freni e il tenore Luciano Pavarotti. A Luciano Pavarotti, di cui è stato maestro sin dai primi anni della carriera, lo ha legato un sodalizio umano e artistico dura- to più di quarant'anni che si è consolidato in oltre mille esecu- zioni, sia in veste di direttore che di pianista. Tra i tanti concerti tenuti in California, con il famo- so tenore, ricordiamo quello del 1992 allo Sports Arena di San Diego, durante la stagione inter- nazionale del San Diego Opera. La sua preparazione e la bril- lante carriera l'hanno portato a essere dirigente di teatri come il Teatro alla Scala e Il Maggio Musicale Fiorentino, oltre che lare. Il giovane artista deve avere un talento naturale, che si svilup- pa non solo tecnicamente ma anche artisticamente. E, forse, la seconda è la caratteristica più importante nella nostra epoca. Lei e Luciano Pavarotti avete collaborato per più di q u a r a n t ' a n n i , i n i z i a n d o d a quella lontana "Bohème"… Sì. Ha studiato con me fin dall'inizio, da quando aveva 18 anni e abbiamo fatto insieme più di mille esibizioni. Cosa ha reso Pavarotti così grande? M o l t e c o s e . L a n a t u r a g l i aveva dato una voce eccezional- mente estesa da subito. E le sue naturali cavità di risonanza dava- no al suo timbro vocale una bel- lezza particolarissima fin dal suo debutto in Bohème. L'interesse per la pronuncia della parola era in lui molto sviluppato e ha cura- to quest'aspetto maniacalmente per tutta la carriera. Poi la forte personalità, il carisma sul palcoscenico, la soli- dità fisica e vocale... un com- plesso raro di doti. Il sogno del "Fitzcarraldo" e r a q u e l l o d i c o s t r u i r e u n Teatro per l'Opera nella fore- sta amazzonica, lei accompa- g n ò a l p i a n o f o r t e L u c i a n o P a v a r o t t i n e l T e a t r o d i Manaus, in un'inusuale perfor- mance. Sì, dopo un grande concerto a Buenos Aires noleggiò una nave, attraversammo la foresta amaz- zonica e giunti a Manaus vidi che Luciano era stranamente emozionato, certamente pensava al film e a Caruso, il tenore che ammirava particolarmente assie- WILLIAM MOLDUCCI scrittore di libri musicali per la Ricordi, una delle più antiche case editrici italiane. Negli ultimi anni si è dedicato con rinnovato successo al piani- smo solistico; la vasta discogra- fia, sia come direttore sia come solista, testimonia la versatilità e l'eccezionalità del suo talento. P e r a n n i H e r b e r t v o n Karajan ha preteso che artisti di fama internazionale studias- sero le opere con lei, prima di s a l i r e s u l p a l c o s c e n i c o d e l Festival di Salisburgo, com'è nata la vostra collaborazione? Accompagnando al pianoforte M i r e l l a F r e n i e L u c i a n o Pavarotti, in audizione con il maestro. Commentò che li avevo preparati molto bene (entrambi me a Giuseppe Di Stefano. E volle cantare sul palcoscenico del teatro accompagnato da me con un vecchio pianoforte. Il suo ultimo lavoro disco- g r a f i c o h a r i g u a r d a t o i 2 4 Studi di Chopin, senza dubbio si è trattato di un compito par- ticolarmente impegnativo. I 24 studi di Chopin costitui- scono un unicum particolarmen- te arduo per ogni pianista. Li ho studiati per più di 50 anni tutti i giorni e registrarli è stato un grande impegno, ma anche una grande soddisfazione. Il maestro d'orchestra si è esibito nei maggiori teatri di tutto il mondo