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GIOVEDÌ 25 GIUGNO 2015 www.italoamericano.org 36 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Alle pendici del Vesuvio 'Le figlie della Fortuna' di Elefante Maria Elefante, docente di filologia classica all'Università degli Studi Federico II di Napoli è già alla seconda opera narrati- va pubblicata. Dopo "La pastiera d e l l a p a s s i o n e " , p u b b l i c a t a dall'Editore Marcus nel 2014, è uscito a marzo, presso Graus (Napoli, Roma), il suo secondo racconto: più ampio e meglio articolato nell'intreccio: "Le figlie della Fortuna". Si tratta della sua seconda stasse consapevolezza. È questa la dimensione spa- ziotemporale più vera del rac- conto di Maria Elefante nella sua manifestazione affabulatri- c e , l ' o s s i m o r o d i u n a r e a l t à i r r e a l e : c a t e g o r i a n a r r a t i v a , prima di passare alla forma della c o n o s c e n z a d e l l a k a n t i a n a "ragion pura". Almeno fino al terzo capitolo del romanzo, il lettore si trova immerso nella stessa atmosfera d e l r a c c o n t o b i b l i c o d e l l a Genesi, quando non ancora "la c o n o s c e n z a d e l b e n e e d e l della narrazione vanno a rinsal- dare in maniera emblematica il vissuto della contemporaneità, offrendoci la rappresentazione dell'eterno presente; nel quale gli esseri umani si dibattono, si scontrano, si confrontano, e si legano tra di loro in relazioni civili (o incivili) nel breve corso della loro vita, "producendo la storia fattuale e prammatica" nella cui immanenza l'umanità fonda nuovi riti, nei quali si cela il germe di quelli che saranno col tempo anche i nuovi miti. Indispensabili miti. "C'era un pozzo d'acqua ... il pozzo della Fortuna". Dal secondo capoverso la n a r r a z i o n e d i v e n t a , m a s o l o apparentemente, fiabesca e per- ciò fortemente simbolica (il mare, l'acqua, il fuoco: la vita) secondo la mistica dell'acqua lustrale e del fuoco purificatore. Genesi e palingenesi. Creazione, colpa, condanna e redenzione. Rinuncia all'Eden e conseguen- te purificazione battesimale. Secondo lo schema della rap- presentazione delle età primor- diali, immaginate e raccontate a posteriori. Da questo archetipo prende avvio la favola, che alla citazio- ne dei primi due personaggi nel- l ' i n t r e c c i o d e l r a c c o n t o , Nanuzza e Ninnélla (la vecchia e la giovane) va a raccordarsi con la storia contemporanea: l ' u l t i m o s e c o l o d e l l a n o s t r a epoca, in cui si svolgono i fatti raccontati. Come se la pace e la f e l i c i t à n e l l a c o n t r a d a d o v e s'immagina ambientato il rac- conto, si fossero corrotti a parti- re dagli ultimi cento anni, una volta abbandonata, solo allora, l'incontaminata atmosfera fiabe- sca dei millenni precedenti. L'originale inventiva della finzione narrativa non sminuisce però il valore e la varietà del nutrito patrimonio di conoscen- z a s t o r i c a , n é l a s e n s i b i l i t à sociologica o l'impegno politico che muovono la scrittrice a crea- re un racconto dalla trama sur- reale, ricco di magia, come tutte le fiabe. E allora, improvvisa- mente, dopo le prime pagine si definisce senza esitazione il nuovo ambito spaziotemporale delle vicende umane, insieme all'intento moraleggiante da cui scaturisce la denuncia del degra- do morale della comunità locale e, insieme, del dissesto ambien- tale del territorio. Il "romanzo breve" di Maria Elefante non si pone, perciò, il problema della verosimiglianza, p r o b l e m a c h e p a s s a i n second'ordine di fronte alla urgenza della denuncia sociale e morale; nonostante che la fiction (o la fabula che dir si voglia) sia s t a t a d i r e t t a m e n t e a t t i n t a a i recenti trascorsi di quella comu- nità. Una narrazione fatta con la g r a z i a e l ' i n t e l l i g e n z a c h e nascono dal piacere di creare storie che coinvolgono, peraltro usando un interessante plurali- smo linguistico . P e p p e , F o r t u n a , L i o n e , i primi veri personaggi "reali", male", l'antica colpa, potesse generare per l'uomo l'inizio della storia "storia". E così, proprio come nei testi delle origini di ogni storia sacra, anche qui, in questa pagina di letteratura, il tempo e lo spazio Maria Elefante, docente di Filologia classica all'Università Federico II di Napoli e scrittrice La copertina del romanzo breve "Le Figlie della Fortuna", seconda opera edita di Maria Elefante LUIGI CASALE prova di scrittura creativa, di quelle che hanno visto la luce; e con molta probabilità, conside- rati i tempi con cui produce i suoi racconti, altri ne verranno fuori quanto prima. "Sorgeva dal mare il paese d e l l a F o r t u n a " . C o n q u e s t o enunciato inizia la narrazione. A t t r a v e r s o l ' u t i l i z z o d e l verbo all'imperfetto, tempo del " p a s s a t o " , t e m p o " o c u l a r e " , tempo dell'azione "durativa", il testo ci mostra, più che comuni- carci, un avvenimento (sorgeva) e un paesaggio fantastico (...dal mare, il paese...). Già connotato della sua felice "fertilità" (della Fortuna). Con questo incipit, magnifi- camente cadenzato e denso di suggestioni (Sorgeva / dal mare / il paese / della Fortuna / ...), si vede affiorare dalla notte dei tempi, si delinea alla nostra visione, e si staglia infine come nella nebbia del mattino il pae- saggio orientale, il nuovo oriz- zonte. Mentre il lettore si lascia attrarre nella indeterminata lon- tananza del mito. Così noi lettori, esseri razio- nali carichi del nostro bagaglio culturale e scientifico accumula- to nei millenni, ancora ingenui, tuttavia, vantiamo la presunzio- ne di afferrare l'atto creativo, il Fiat originario, il Big-bang della materia primordiale, incontami- nata e indifferente, come poteva essere all'inizio della creazione, prima che il vivente ne acqui- danno inizio alle vicende del racconto: una storia di famiglia, di eredità, e se possiamo dirlo, d i r a p i d o a r r i c c h i m e n t o , i n ottemperanza ad una consegna trasmessa insieme all'asse ere- ditario, consegna che nasconde i n s é f a t t i m i s t e r i o s i . E s s i , secondo la tecnica narrativa, costituiscono l'antefatto. Dove la storia personale e di famiglia s i i n c r o c i a c o n l a v i c e n d a emblematica di un altro perso- naggio, Tommaso Santillo, che in qualche modo rappresenta l'altra faccia del mistero. Da questo punto le due diret- trici narrative scorrono sul bina- rio della storia sociale, politica, ed economica del Novecento italiano, come può essersi svi- luppata in Campania, perché tutti i richiami, espliciti o impli- citi, e tutte le allusioni rimanda- no a questa Regione, e tracciano le coordinate dell'azione sceni- ca. In altre parole ne definisco- n o i l p i a n o s e m a n t i c o , i c u i punti cardinali sono: storia, cul- tura, modi di vivere, credenze e tradizioni. Tommaso Santillo, Leone, e Peppino; Fortuna, Concetta, e Fortunata; sono i personaggi in primo piano, con forte predomi- nanza morale in quelli femmini- li, fatto salvo tra gli uomini, il prof. Santillo, che per quanto risulti marginale nell'azione scenica con una presenza limi- tata e solo occasionale nella vicenda, mostra una più rimar- cata funzione simbolica nella economia del racconto. Quella del deus ex machina. Per il resto il racconto è una storia paradigmatica che intende riprodurre vicende già note dei nostri giorni: cronaca quotidia- na. Sembrerebbe così che non restino vie d'uscita ai gravi pro- blemi di degrado sociale e strut- turale, i quali denotano lo stori- co ritardo di cultura e di civiltà, nonostante l'impegno esemplare e la testimonianza fino al marti- rio dei cittadini più attenti, più sensibili, più moralmente sani; e dei tanti gruppi d'opinione che si formano nella scuola, tra la gioventù studentesca. Ma come in tutte le favole, ci deve pur essere una morale in questo racconto ambientato ai piedi del Vesuvio! In attesa di una sua più evi- dente esplicitazione, personal- mente mi verrebbe di conclude- re, a mo' di morale della favola, con il detto tanto caro a mia madre: "Chi è causa del suo mal, pianga se stesso".