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GIOVEDÌ 9 LUGLIO 2015 www.italoamericano.org 22 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Il più grande accordo di libero scambio del mondo: Europa e Usa cercano un compromesso Nel giugno 2013, l'Unione Europea e gli Stati Uniti hanno avviato negoziati su quello che si prospetta essere il più grande accordo di libero scambio del mondo. Molte questioni riman- gono tuttavia irrisolte. All'Expo di Milano L'Italo-Americano ha incontrato il tedes co Bernd Lange, pres idente della Commissione per il Commercio internazionale del Parlamento europeo e relatore del rapporto che valuterà i risultati dei collo- qui sul partenariato transatlantico su commercio e investimenti (Ttip). Oltre ad influenzare le regole del commercio mondiale e a ridurre i costi di esportazione, l'accordo potrebbe far cadere alcune storiche barriere commer- ciali. Su tutte quelle relative ai prodotti alimentari. L'Unione Europea e gli Usa h an n o s tan d ard d ivers i s u l cibo, specialmente sugli Ogm. Pensa che questo possa essere un ostacolo per il trattato? In Europa abbiamo una legi- slazione molto chiara sulla sicu- rezza del cibo, che si basa anche sull'esperienza di frodi alimenta- ri e genetiche. Non vedo alcun motivo per cambiare la nostra legis lazione in s eguito a un accordo commerciale. Noi reste- remo fermi per quanto riguarda le nostre regole, e questo sarà il nostro modo di trattare in merito alla sicurezza del cibo. I nostri partner hanno un approccio dif- ferente. Dobbiamo quindi trova- re un compromesso rispettando questi due approcci diversi. Noi da un lato non vogliamo introdurre organismi genetica- mente modificati sulle tavole degli europei né carne prodotta con gli ormoni. Dall'altro lato anche gli Stati Uniti impongono limiti alle nostre produzioni: attualmente non è ad esempio possibile esportare negli Usa prodotti caseari per via dei batte- ri contenuti in alcuni formaggi. Quindi la questione non sta certo nell'allentamento della sicurezza alimentare. Expo è una grande occasio- ne per parlare di queste que- stioni e per coinvolgere nella discussione tutti i cittadini europei. Tuttavia, né nel padi- glione americano né in quello europeo c'è alcun accenno al Ttip o a una politica agricola comune. Cosa ne pensa? Abbiamo certamente bisogno di intavolare un dibattito pubbli- co sulla questione. I moderni trattati commerciali non impatta- no solamente sulle questioni doganali, perché ormai con la globalizzazione abbiamo supera- to questo paradigma. Anche nel settore agricolo abbiamo bisogno di standard molto alti, non sol- tanto per quanto riguarda la sicu- rezza alimentare ma anche in ter- mini di standard di produzione, etichettatura, rispetto dell'am- biente, e questo deve venir fuori da un confronto pubblico molto ampio perché coinvolge molti aspetti della vita individuale e collettiva. Ripeto che comunque non cambierà la nostra legislazione, troveremo un compromesso che non danneggi i rispettivi sistemi. A nche il Canada voleva esportare in Europa carne pro- dotta con ormoni, abbiamo detto di no e alla fine della trattativa ci siamo accordati sul fatto che potessero esportare in Europa carne di alta qualità che rispet- tasse i nostri standard per un volume di cinquantamila tonnel- late, mentre noi abbiamo ottenu- to di poter esportare trentamila tonnellate di formaggio che rispettano i loro standard. Anche con gli Stati Uniti cercheremo di andare nella stessa direzione. Bernd Lange, presidente della commissione per il Commercio internazionale del Parlamento europeo (Ph. Minafra) Nicola Danti, componente della Commissione per il Commercio internazionale BARBARA MINAFRA Il Trattato Transatlantico? In Usa può difendere la qualità italiana dai fake products per l'Europa intera. A p rire il mercato s alva - guardando i prodotti italiani ed europei. È possibile? Questo è uno degli obiettivi su cui puntiamo e questo è scrit- to bene nella relazione che l'Europarlamento sta approvan- do: il riconoscimento delle indi- cazioni geografiche per i prodot- ti agroalimentari europei. Sappiamo che oggi questi prodotti negli Stati Uniti non hanno alcuna protezione. Anzi, noi italiani siamo penalizzati dai tanti prodotti che spacciano un nome italiano (è il cosiddetto ita- lian sounding), che utilizzano bandiere italiane o nomi di pro- dotti simili ai nostri ma che inve- ce sono fatti in altre parti del mondo. Con un buon accordo commerciale potremmo tutelare almeno quelle che sono le pro- duzioni che hanno le Dop, le Igp, le Doc, che rappresentano una delle eccellenze per il nostro Paese e per la stessa Europa. L'Italia punta molto sull'e- tichettatura. I fake products sono una minaccia anche in casa nostra. Però ci sono altri due problemi grossi nel rap- porto con gli Stati Uniti: gli Ogm, che in Italia sono sostan- zialmente banditi, soprattutto se si punta sulla qualità dei prodotti, e l'utilizzo di ormoni nell'allevamento del bestiame. Come Europa abbiamo detto chiaramente che uno dei punti chiave della trattativa è che non abbiamo intenzione di abbassare gli standard di qualità europei. La trattativa con gli Stati Uniti la vogliamo portare avanti con forza, con determinazione. Riteniamo che sia strategica in un mondo globale che discute e che commercia in ogni sua parte, però è chiaro che questo non può voler dire per l'Italia e per l'Europa un abbassamento degli standard. Il principio di precau- zione è uno dei principi essenzia- li delle politiche fitosanitarie e sanitarie alimentari europee, è un principio che deve rimanere e rimarrà anche dopo l'accordo con gli Stati Uniti. Qu i a Exp o c'è s tato u n avvicinamento "personale" tra Italia e Usa con la visita di Michelle Obama. P ens o che ques ta s fida dovremmo giocarla con gli Stati Uniti non come una competizio- ne, uno contro l'altro, ma sapen- do che avendo standard elevati noi possiamo dare una mano a tutto il mondo a innalzare i pro- pri standard per avere prodotti più ecocompatibili e per tutelare di più questo nostro pianeta. Michelle Obama a Milano, incontrando alcuni studenti, ha insegnato loro a cucinare e "stranamente" ha usato grana padano e aceto balsamico, pro- d otti molto p iù vicin i alla nostra dieta che non a quella americana. Senza dimenticare che la first lady è promotrice di un'alimentazione più sana, c'è anche in America una cultura che si sta avvicinando a quella mediterranea. Penso che i nostri prodotti non abbiano problemi a essere apprezzati nel mondo per la qua- lità, la salubrità, la bontà. Per questo credo che si possa fare un buon trattato con gli Stati Uniti, perché alla fine noi abbiamo prodotti che sono assolutamente vincenti, che vengono apprezzati nel mondo e vogliamo anche che da qui in avanti, con questo trat- tato, i nostri prodotti originali siano realmente tutelati e non surclassati dai falsi con falsi nomi e con false bandierine ita- liane sulle confezioni. Da questo punto di vista penso che, se fare- mo un buon accordo che ricono- scerà le Dop e le Igp come il Parmigiano o l'aceto balsamico (l'Italia è la nazione che ha più denominazioni di origine in Europa), Michelle Obama e tutti gli americani potranno apprezza- re ancora di più prodotti di alta qualità come i nostri. A Expo gli Stati Uniti pro- pongono un cibo 2.0 risultato di nuove tecnologie produtti- ve. Le nostre produzioni oggi hanno un alto tasso di innovazio- ne e tecnologia. C'è anche nei prodotti più tipici, più classici, più tradizionali, perchè c'è un'a- gricoltura che si è innovata in questi anni e che vuole innovarsi sempre di più. In questo senso noi chiediamo che le nuove tec- nologie mantengano chiaramente la tradizione ma possano essere utilizzate per produrre con più qualità, minor spreco di energie, minor impiego di acqua. Insomma auspichiamo un'a- gricoltura capace di usare tutte quelle che sono oggi le opportu- nità per rendere ecocompatibili le produzioni agroalimentari. BARBARA MINAFRA Cos a può s ignificare per l'Italia che punta tutto sulla sua biodiversità e sulla qualità ali- mentare il partenariato transa- tlantico tra Usa ed Europa? All'Expo di Milano, L'Italo- Americano ha intervistato il par- lamentare italiano Nicola Danti, componente della delegazione europea per il Commercio inter- nazionale che ha fatto una visita ufficiale all'Esposizione. R is ch i e op p ortu n ità d el Ttip per il nostro Paese. Intanto va detto che coinvolge due grandi economie del mondo che insieme rappresentano un terzo degli scambi internazionali. È un accordo che potrebbe porta- re molti benefici, soprattutto alle imprese italiane, per la possibi- lità di aprire a una maggiore col- laborazione tra i due partner Ue e Usa. Già adesso l'Italia ha una bilancia commerciale molto favorevole nei confronti degli Usa ma con una cooperazione che rende più omogenei i regola- menti per la produzione di merci, si darebbe un'opportunità in più per acquisire nuove fette di mer- cato negli Usa e soprattutto per arrivare ad un abbattimento dei dazi doganali che in ques to momento stanno penalizzando soprattutto le produzioni tipiche italiane: dalla moda alle calzatu- re, all'agroalimentare. È un accordo complesso e dif- ficile ma riteniamo che sia una grande opportunità per l'Italia e