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GIOVEDÌ 9 LUGLIO 2015 www.italoamericano.org 26 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Il mastro oleario ha un know how tecnico e tecnologico tale che può garanti- re il valore economico e l'alto livello di qualità del prodotto Con la 'Ferrovia di Turi', eccellenza nazionale, la Puglia domina il mercato della ciliegia Gli agricoltori del territorio di Turi, piccolo centro agricolo in provincia di Bari, agli inizi del '900, vivevano producendo pro- dotti agricoli redditizi e molto richiesti sul mercato: olio, vino, mandorle, legumi e cereali. Altri frutti da loro coltivati, erano solo ed esclusivamente per il consu- mo familiare. Quindi era impen- sabile immaginare che la colti- vazione del ciliegio a Turi, un giorno, potesse divenire una fonte significativa di reddito. Tuttavia, negli anni Trenta del '900, ad un agricoltore turese capitò di osservare che in un suo terreno era nato spontaneamente un ciliegio in cumulo di pietre. Arrivato il giorno della matura- zione dei suoi frutti, l'agricoltore ne gustò i frutti, apprezzandole con immenso stupore. La nuova ciliegia mostrava un colore rosso brillante, aveva u n l u n g o p e d u n c o l o e u n a morfologia 'a forma di cuore'. Inoltre la sua polpa era consi- stente, dal sapore leggermente acidulo, gusto intenso, e con un grado zuccherino molto delicato. Dopo averne apprezzato le qua- lità, gli agricoltori turesi, decise- ro che con quelle caratteristiche peculiari, si doveva denominare 'ciliegia ferrovia di Turi', in quanto si poteva utilizzare, per l'appunto, il vettore della ferro- via, intendendo che il prodotto si poteva trasportare e commercia- lizzare con il treno, senza usare i lenti e polverosi carri agricoli 'traini', tirati dai muli e dai cavalli. Con il treno merci il fra- gile frutto avrebbe potuto rag- giungere in tempi ragionevoli i lontani mercati del nord Italia, tanto da far conoscere ed apprez- zare quella che sarebbe divenuta una rinomata 'eccellenza puglie- se'. La ciliegia ferrovia di Turi, negli anni, ha conservato intatto il suo nome, le sue qualità, ed il suo ineguagliabile calibro, che oscilla tra i 28 ed i 30 mm. Oggi il territorio di Turi ha una super- ficie coltivata a ciliegio di circa 3800 ettari, con una produzione annuale di 100 mila quintali, che rimane in trepidante attesa, da ormai troppo tempo, di ricevere i l m a r c h i o D o p d a p a r t e d e l M i n i s t e r o d e l l e P o l i t i c h e Agricole e Forestali. Da questi cenni storici si deli- nea come in Puglia, ed in parti- colare nel sud est Barese, si sia formato e sviluppato negli ultimi decenni un interessante polo c e r a s i c o l o . I d a t i d e l l a C o n f e d e r a z i o n e I t a l i a n a Agricoltori dicono che la Puglia è la prima regione produttrice d'Italia. La Dop (denominazione d'origine protetta), è un marchio di tutela giuridica della denomi- n a z i o n e c h e v i e n e a t t r i b u i t o dall'Unione Europea agli ali- menti le cui peculiari caratteri- stiche qualitative dipendono essenzialmente dal territorio in c u i s o n o s t a t i p r o d o t t i . L'ambiente geografico, i fattori naturali, il clima, e soprattutto le zione, ivi compreso l'uso illegit- timo e sciagurato di prodotti chi- mici banditi dal Ministero della S a n i t à e q u i n d i d a l l a l e g g e Italiana. Tutelare il "made in Italy" significa anche questo, onde evi- tare che i consumatori acquisti- no, inconsapevolmente, prodotti della terra 'farlocchi', prodotti non certificati, venduti nei mer- cati italiani ed europei a caro prezzo, scambiandoli per prodot- ti coltivati in Italia, ma realmen- te provenienti da stati extraco- munitari. Questa infame e truf- faldina politica commerciale, danneggia gravemente tutto il comparto agricolo italiano che oggi più che mai è attanagliato dalle innumerevoli tasse, balzel- li, e sottoposto ai continui e pres- santi controlli d'ogni tipologia. Spesso i costi più alti per l'ac- quirente sono legati alla soprav- vivenza stessa degli agricoltori. Antonello Palmisano, esperto in scienze naturali, nonché consi- gliere delegato all'agricoltura del Comune di Turi ha detto: "L'anno 2015 sarà ricordato tra i più nefa- sti per l'imprenditoria agricola turese che poggia la propria eco- nomia quasi esclusivamente sulla cerasicoltura. Si tratta di un'anna- ta particolare in cui il freddo invernale, necessario per la dor- mienza della pianta, si è protratto oltre quelle che sono le medie stagionali seguito dalle improvvi- se alte temperature primaverili. Questo ha reso complicato sia le dinamiche di maturazione che di raccolta, portando alla diminuzio- ne della dimensione del frutto e ad un ravvicinamento tra le varietà Bigarout, Giorgia e Ferrovia. Il risultato finale è stato tragi- co: i mercati si sono presto inta- sati di ciliegie con conseguente svalutazione del prodotto che all'agricoltore che conferisce ai magazzini ortofrutticoli è stato pagato fino anche a 0,70 centesi- mi di euro, ben al di sotto dei costi di produzione e raccolta costringendo i produttori in molti casi a lasciare le ciliegie sugli alberi, con stime di raccolto perso che in alcuni casi superano il 30- 40%. A questo si è aggiunta una violenta grandinata a maggio che ha colpito una fascia ben estesa di territorio con ulteriore perdita di prodotto". La qualità dei frutti non è stata tuttavia intaccata dagli eventi cli- matici e infatti, anche quest'anno, la Ferrovia di Turi è stata premia- ta come "migliore ciliegia d'Italia 2015" durante la Festa Nazionale della Ciliegia. Una conferma del potenziale che la Ferrovia di Turi e del sud-est Barese possono esprimere, proponendosi sui mer- cati italiani ed esteri come pro- dotto d'eccellenza perchè la "fer- rovia" rimane la regina delle ciliege. La Puglia è la prima regione produttrice in Italia con circa 500 mila quintali all'anno, su una superficie di circa 14 mila ettari L'avvento, nel mondo della produzione alimentare, del fran- toio oleario artigiano e, sul mer- cato, dell'olio artigianale, costi- tuisce un elemento di chiarezza e di trasparenza a favore del con- sumatore, ma potrebbe determi- nare anche una rivoluzione in un comparto agroalimentare rimasto indietro e non più adeguato ai tempi, superato nei processi e nella legislazione, nella forma- zione e nella comunicazione. L'aver affermato che esiste un olio dalle olive, tracciato e certi- ficato per la sua qualità, regolato per il suo processo di lavorazio- ne, che pone una lunga esperien- za al servizio della tecnologia moderna, ha cambiato il senso e il ruolo del Mastro Oleario, una figura relegata fin qui alle "mac- chine" per fare l'olio. Se il valore della sua profes- sionalità viene riconosciuto, per- ché in grado di trasferire cultura e storia, know-how tecnico e tec- nologico, valore aggiunto al pro- dotto "che fa", allora siamo di fronte ad una nuova figura pro- fessionale: in grado di garantire il valore economico e l'alto livello di qualità del prodotto, che ne fa un cibo buono, sano, nutriente e necessario alla salute del consumatore, in grado di offrirgli una varietà di sapori e di gusti, resa possibile dalla biodi- versità territoriale e olivicola. Una novità imprenditoriale e professionale che si rende neces- saria proprio nel momento in cui si manifesta nel nostro Paese una grave crisi della produzione olea- ria, che mette in evidenza una fragilità strutturale del sistema produttivo e costringe tutti i sog- getti della filiera a compiere una STEFANO DE CAROLIS FRANCESCO LENOCI tecniche di produzione, traman- date nel tempo: tutto questo d e v e e s s e r e c o m b i n a t o c o n sapiente esperienza, consenten- d o d i o t t e n e r e u n p r o d o t t o ' u n i c o ' p e r q u e l t e r r i t o r i o . Tuttavia, chi produce prodotti con marchio Dop, deve attenersi alle rigide regole produttive, sta- bilite nel disciplinare di produ- Oro verde di qualità con il valore aggiunto del Mastro oleario Pacelli e Giampaolo Sodano, affronta il tema "L'olio artigia- nale e gli artigiani del cibo" con contributi di Tiziana Sarnari, F abrizia Cus ani, F abrizio M angoni, M aurizio P es cari, G ius eppe Barbera, A lfons o Iaccarino, Colomba Mongiello. Il secondo volume, "Il manife- profonda autocritica e una rifles- sione sul futuro dell'olio italia- no. Su questi temi l'Associazione Italiana Frantoiani Oleari ha pro- mosso la pubblicazione di due volumi "Il valore dell'olio" (Agra Editore) per migliorare la conoscenza del settore. Il primo volume, di M ario sto dell'olio artigianale", racco- glie i contributi di P iero Gonnelli, Riccardo Gucci, Guido S tecchi, M aurizio S ervili, Lamberto Baccioni, Raffaele Sacchi, Vittoria Brancaccio, Sara Farnetti, David Granieri, Stefano Caroli, Andrea Giomo, Mauro Loy, Carmine Laurenzano, Matteo Pennacchia, Gigi Mozzi.