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GIOVEDÌ 17 SETTEMBRE 2015 www.italoamericano.org 41 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Il patrimonio culturale della Ciociaria storica Giovenale, M.Vipsanio Agrippa, con Aulo Irzio, Caio Mario, Att. Regolo, L. Munazio Planco, ecc. figli di questa Terra. Vi incon- triamo S an Benedetto e Montecassino e Casamari e poi S .Tommas o d'A quino e F os s anova; e poi il Monachesimo che si irradia da Montecassino nell'Europa inte- ra: Cluny, F ulda, S t.G allo, Reichenau, Einsiedeln… E lo Scriptorium Cassinese che tra- manda e salvaguardia gli antichi testi; e poi il secolo dei grandi papi ciociari: Innocenzo III, Gregorio IX, Alessandro IV, colari l'Italia ne ha 51, la Francia quaranta, altrettanti la Germania, la Spagna 44, il Regno Unito 26. La Ciociaria Storica, nella sua interezza, ha tutti i requisiti oggettivi per essere inclusa nella lista e in più ha un afflato euro- peo e transfrontaliero e interna- zionale, come pochissime altre regioni al mondo. Nella sua interezza e non in contesti singoli che pur avrebbe- ro tutti i requisiti di recepimento da parte dell'U nes co quali Montecassino, Anagni, le Mura Ciclopiche, Cas amari, Fossanova, Priverno, Cassino, Latina, che sono stati dimenticati nelle loro peculiarità architetto- niche e storiche uniche epperò parametri e punti di riferimento. La candidatura è stata sotto- posta agli organi regionali per l'es ame e le valutazioni e, soprattutto, per la stesura detta- gliata ed elencazione di tutti i titoli di merito. Perché la Ciociaria Storica possiede tutte le prerogative ed attributi idonei? La sua storia pur se con altri nomi, inizia coi V ols ci, gli Ernici, i S anniti; con Circe, Camilla, Enea; con Cicerone, MICHELE SANTULLI L 'U nes co è una delle 17 agenzie specializzate delle Nazioni Unite che si occu- pa di Educazione, S cienza e Cultura. Ha sede a Parigi e vi fanno parte circa duecento Stati. Uno dei suoi compiti è la salva- guardia e la tutela di particolari contesti culturali o naturali o artistici degli Stati firmatari ai quali viene riconosciuto valore e significato mondiali: i cosiddetti siti Unesco, patrimonio della umanità. Oggi di questi siti parti- Bonifacio VIII e perciò le inve- stiture, Federico II, le eresie e i Catari, l'inquisizione e la tortura, il Giubileo, San Francesco e San Domenico. Qui le prime parole in volgare italiano, qui i primi libri stampati in Italia, qui la scoperta della punteggiatura, del corsivo, del formato tascabile. E poi in questi ultimi due secoli l'apoteosi, unica e sola in Europa: la scoperta e il successo del personaggio in costume cio- ciaro consegnato alla eternità da migliaia di artisti europei tra i quali i massimi presenti in quasi tutti i musei del pianeta; la nasci- ta e l'invenzione della professio- ne e mestiere della modella e modello di artista a Roma, a Parigi soprattutto e a Londra: possiamo sostenere che i capola- vori più noti usciti dal pennello o dallo scalpello dell'artista che si ammirano nelle gallerie e pina- coteche mondiali sono stati pos- sibili perché ispirati e generati dalla presenza dell'umile creatu- ra ciociara in posa sulla pedana davanti all'artista. Il brigante come ormai noto ovunque in let- teratura e arti visive, è una sco- perta ciociara. E l'emigrazione per fame, miseria, soprusi, incre- mento demografico, è anche essa un'invenzione ciociara. Senza menzionare canti e musica e danza del folklore. E poi Giustiniano Nicolucci, Ettore M archiafava, M arcello Mastroianni, Ennio Morricome, G ina Lollobrigida, S everino G azzelloni, A mleto Cataldi, Antonio Valente, Giuseppe De Santis, Nino Manfredi, Anton Giulio Bragaglia, tanto per citare a memoria e poi quelli gloriosi oltre frontiera, Charles Forte, Caterina V alente, Linda Evangelista e tanto altro anco- ra….. Corte interna dell'Abbazia benedettina di Monte Cassino, in gran parte ricostruito dopo i bombardamenti del 1944 mente, e così comunicare. Fecondarsi di idee. Ci vorrebbe un assessore alle piazze, ai marciapiedi, alle con- venzioni urbanistiche non rispet- tate, al verde pubblico, cui fosse- ro affidate risorse e competenze, per consentirci di comunicare. Altro che recinzioni al Parco del Castello. Mandiamo i vigili urbani che non devono più fare multe alle auto, a sanzionare chiunque getti una sigaretta a terra, o abbia costruito un capan- no recintato con la siepe, vicino al teatro di Amiternum sulla stra- da per Pizzoli. Le persone, quan- do si incontrano, comunicano. Non quando sono in automobile e si odiano, o dentro un centro commerciale dove, esercitano la loro funzionalità astratta com- prando tutto quello di cui hanno, forse, desiderio, ma magari non bisogno. Ci vorrebbe un assessore che mettesse in comunicazione col resto della città i migranti che vivono a Lucoli e quelli che vivo- no a Tornimparte, o ad Arischia, o nei Progetti Case, per fare in modo che, tra loro, ci sia il pros- simo estremo dell'Aquila rugby, e non il prossimo candidato a far esplodere un asilo in qualche parte del mondo. Ci vorrebbe un rabdomante che scoprisse le vie camminate dai quindicenni, e su queste offrisse loro occasioni non di solo consumo. Ma di sport, di spetta- colo, di invenzione, di riflessione, di scuotimento del cerebro. Di comunicazione. Di ascolto. Il problema, non mi pare, concettualmente, come far rivive- re il Centro Storico, e farci torna- re attività pubbliche e private e cittadini. Se si continua così, il Centro sarà ricostruito. Nel giro di venti anni, realisti- camente. Ci saranno i soldi, e, forse, tutto sarà fatto secondo legge. E sarà ricostruito tutto il Centro, tutta la sua arte, la sua bellezza, e i suoi splendidi palazzi nuovi che ora sembrano cappelle cimiteriali, come il palazzo dell'Agenzia delle Entrate, o quello alle spalle di palazzo delle Poste forse sede dell'Istituto Nazionale di geofisica e vulcano- logia. Il problema non mi pare solo di servizi, o di parcheggi o di negozi, o di sottoservizi e reti immateriali e video sorveglianza. Il problema vero, è che di sei città, bisognerebbe farne una sola. Avere il coraggio di pensare che il bello, deve stare ad Arischia e ad Assergi. Che lo spa- zio per i giovani, e per le loro creazioni artistiche, cinematogra- fiche, artigianali, o contadine, deve stare a Coppito e in Piazzetta Chiarino. Avere il coraggio di sconfiggere il potere dell'abusivismo edilizio e del palazzinaro che si costruisce da solo la licenza edilizia. Ma, i miei pensieri rasoterra, arrivano tardi. Quanti ne ho, di pensieri. Talmente tanti da usare quasi tutte le parole, più e più volte. Il bimbo va già in prima ele- mentare, e un mese d'affitto in un palazzo appena ristrutturato in corso Vittorio Emanuele, viaggia verso i cinquemila euro al mese. E di certo non si ammortizza, col passeggio che non c'è. Allora io domando. Facciamo che lo slogan aqui- lano del "come prima, più di prima, meglio di prima, nello stesso posto di prima", funzioni per davvero. E tra venti anni in Centro Storico sono tornati tutti, ma proprio tutti quelli che c'era- no e anche qualcuno in più. Io avrò settanta anni, se sarò ancora vivo, e andrò a cercare i miei pensieri rasoterra nell'altra città, quella lasciata vuota. Dei centri commerciali e degli scato- loni prefabbricati. Dei container superstiti. Avrò enormi spazi nei nuclei industriali. Vuoti. Dove realizzare magnifici servizi foto- grafici post, post e ancora post industrial-commerciali. La città di oggi destinata a diventare fantasma. Ad essere la zavorra di una Chiesa di San Bernardino totalmente risplen- dente, nella facciata, nella cupola, e nel convento e nelle sale atti- gue. La città vuota parente della città fatiscente del Progetto Case tra vent'anni. L'economia, quando diventa storia, non si comporta secondo astratta funzionalità. Ma segue sue strade, qualcuna prevedibile, più o meno. È la politica, come governo dell'esistente e immagi- nazione del futuro che può essere quasi magica. Purché non sia solo destino personale di un numero ristretto di ottimati. Io penso oggi alla città vuota di domani. Perché, il bambino che andrà in prima elementare quest'anno, tra vent'anni, di anni, ne avrà 26. Sarà un giovane splendido nel pieno delle sue forze e io vorrei che ringraziasse i suoi padri e i suoi nonni. Non che li maledisse. continua da pagina 40 Uno dei palazzi simbolo del devastante terremoto di sei anni fa