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GIOVEDÌ 17 SETTEMBRE 2015 www.italoamericano.org 38 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Angelo J. Di Fusco, CPA Tax preparation & planning Financial statements & accounting Financial planning & budgeting Quickbooks professional advisor & small business consulting Let's team up to cut your taxes 25 years experience Parliamo italiano 818/248-9779 www.difusco.com Tre radici per un unico verbo: ecco perchè essere fa la differenza LUIGI CASALE E ssere, sono, ero, sarò, sia, fossi, stato, sono tutte voci del verbo essere. Qual è la radice che le accomuna? È evi- dente che fu- (di fui, fossi, ecc.) e stato hanno diversa derivazione, per cui le radici di essere sono tre: es-, fu-, e sta-. La maggior parte dei verbi regolari sono "regolari" perché regolati da un meccanismo auto- matico di generazione delle sue straniera), dopo che ha appreso questo meccanismo, riesce da solo, per analogia, a formare tutte le voci possibili dell'intera coniu- gazione di tutti i verbi regolari, conoscendone il tema. L'insieme di tutte le voci o forme di una parola, esistenti nella lingua, i linguisti chiamano paradigma. Appunto modello, esempio, campione. In pratica conoscendo un solo verbo regolare, cioè il modello astratto (il paradigma), si può generare tutti gli altri a partire dal loro tema. Per i verbi irregolari invece è necessario conoscere tutte le voci anomali (non regolari). Come succede per il verbo essere. Il verbo essere non solo non è regolare, ma, se osserviamo le voci elencate sopra, non riuscia- mo, a vista, a riconoscere neppu- re quale sia la sua radice. Per cui il verbo sfugge ad ogni meccani- smo automatico (analogico) di formazione generativa. Ma, poiché noi conosciamo bene questo verbo nelle sue forme regolari e in quelle irrego- lari (vorrei solo avvertirvi che "fui" è un tema derivante da altra radice e la voce "stato" proviene addirittura da un altro verbo), e lo usiamo magnificamente, non corriamo il rischio di essere fuor- viati da quel meccanismo genera- tivo. Perciò il problema non ce lo poniamo se non in sede di rifles- sione scientifica. Solo per capire e per conoscere. Con lo stesso intento vorrei comunicarvi una cosa che ho sen- tito dire, che non è di scarso valo- re. Pare che esistano degli studi di linguistica che dimostrerebbe- ro che la sfera lessicale (ovvero l'insieme delle parole che si muo- vono intorno ad un'area semanti- ca) che si muove nelle aree semantiche della soggettività (tutto ciò che riguarda noi stessi), della religione (cose intime e per- sonali legate al mistero della vita e alla sua presa di coscienza), ed anche delle religioni storiche (quelle associative che creano comunità di credenti), sia più lenta ad evolversi e trasformarsi. Voi sapete che attraverso l'uso, nel tempo, le parole si tra- sformano? E così le lingue? Ora quali altre parole, più delle parole "io" e "sono", pos- sono riguardare la soggettività e il mistero della vita? Non so se questa teoria possa valere come giustificazione, sta di fatto che il verbo essere è un verbo irregola- re, fortemente irregolare. E, credo, quasi in tutte le lingue. possibili voci (paradigma). Vale a dire che una volta individuato il tema, (la parte fissa della parola, formata da radice+prefissi e suf- fissi, e che rimane identica in tutta la flessione), il parlante, attraverso un meccanismo gene- rativo (la grammatica innata in ognuno di noi, sulla quale si inne- sta poi la grammatica storica della lingua che impariamo a pra- ticare), è capace di formare tutte le voci della coniugazione. In effetti il parlante (o lo stu- dente che si avvicina a una lingua Fine prima parte