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GIOVEDÌ 17 SETTEMBRE 2015 www.italoamericano.org 40 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Ricostr uire L'Aquila e l'amore per una città fatta di relazioni Cantieri in corso a L'Aquila per la ricostruzione post-terremoto del 6 aprile 2009 U n bambino nato nel 2009 a L'Aquila, quest'anno farà la prima elementare. In un modulo ad Uso Scolastico Provvisorio. Se non avessi paura di volare, dall'alto, vedrei sei città in una sola. Vedrei la città delle frazio- ni: piccoli paesi con il loro Centro Storico. Vedrei il Centro Storico della città de L'Aquila. Vedrei la città delle specula- zioni edilizie dei decenni passati; quella di Pettino, di via Strinella, di Sant'Elia, della Torretta… Vedrei la città dei progetti Case. Vedrei la città dei furbi e degli ignavi, quella delle casette di legno, dei ruderi di pietra trasfor- mati in palazzotti, quella di chi costruisce sull'argine di fiume e torrenti, dei capannoni industria- li, prima del sisma abbandonati, e poi miracolosamente restaurati. Quella di chi aggiunge, come se la sazietà fosse la somma di ogni bulimia possibile. Infine, vedrei la città dei nuclei industriali di sviluppo, sottratti alle scelte comunali, avocati dalla Regione senza che nessuno dica nulla. Diventati città, senza più confini, senza più funzioni. Ma io non so volare. E ho paura di volare. E queste città, le vedo cammi- nando, rasoterra. Sono mischiate, tra loro. Indistinguibili. Ma non comunicano tra loro. Dentro gli spazi di uno sparti- traffico c'è un prefabbricato di un'azienda che si occupa di sicu- rezza. A piedi sarebbe pressoché irraggiungibile, senza rischi d'es- sere accarezzato da milioni d'au- tomobili. Ma, non ha neanche lo spazio per consentire il parcheg- gio d'un auto. Nel verde incolto dello stradone è spuntato il pre- fabbricato di un'officina che sostituisce i vetri delle auto. Enorme, con parcheggio annesso e sbarra da passaggio a livello. La scuola De Amicis alimenta foreste. A Pettino, un vecchio casolare in pietra si arma di cemento e si innalza al cielo. Potrei divertirmi con una foto del "prima" e del "dopo", come una cura ingras- sante farlocca. Un'intera collina di Genzano di Sassa viene riem- pita di palazzi, sette, otto, ho perso il conto, su una strada dove può passare una sola auto per volta, e che invece è a doppio senso di circolazione. Sul Vetoio, fisicamente sul torrente, ci abbiamo fatto una rotonda, un'officina, un concessionario d'auto con autolavaggio, un ponte, un allevamento di trote. L'auditorium giapponese spicca nel vento della solitudine. E il prossimo palasport giappo- nese sarà contiguo all'azienda indiana di recupero dei rifiuti elettronici. Il necessario traffico di Tir, per alimentare la fabbrica, sarà gestito sull'asse longitudina- le della viabilità che da Scoppito a Poggio Picenze, vanta decine di Centri Commerciali, alcuni dei quali in attesa, per cambio di destinazione d'uso dell'area; un distributore di benzina trasforma- to in un palazzo di cinque piani; una ex scuola privata che ha avuto modo al suo piano terra, di far aprire un locale commerciale; decine e decine di rotonde, e di esercizi commerciali dentro con- tainer, comprese quasi tutte le l'Archivio di Stato, un numero imprecisato di esercizi commer- ciali, che hanno trasformato una strada provinciale, in una strada del centro cittadino, con accessi laterali di ogni genere ogni dieci metri, ma senza marciapiede alcuno. E poi, banche, e imprese, e bar, e supermercati e call cen- ter, e, forse una centrale a bio- masse. Palestre, negozi di ripara- E io, io che non so, e non posso volare, e che solo rasoterra posso, più o meno camminare, mi accorgo che non ci sono le parole, e le comunicazioni. L'Aquila, è il regno della funzionalità astratta impossibile. Ma non razionale. Il sobborgo galleggiante, una razionalità dovrebbe averla, penso, mentre guardo lo scatolo- sostituita, secondo norma, o cal- colata parametricamente, secon- do norma. E senza alcun rapporto con la finestra di fronte, con la strada di sotto, col cratere sotto- terra, col fiume di nuvole che percorre il cielo, col bosco d'al- beri abbattuti e bruciati di San Giuliano o di Roio. Ognuno per sé, e qualche dio per tutti. Nessuna comunicazione, tra case e luoghi, nessun filo, nessun legame tra persone. Ogni casa per i fatti suoi. Tutto secondo legge, secondo economia e cor- rettezza, forse. Mentre sulla costa fanno l'a- zienda unica dei trasporti, che però l'unico profitto lo fa con la tratta L'Aquila-Roma, noi abbia- mo gli autobus che, se fosse aperto il centro storico, dentro, non ci potrebbero andare, per quanto sono grossi e inquinanti. Un'azienda di trasporti pubblici che boccheggia, che non è favo- rita in nessun percorso, che non può aiutare i cittadini. Ma io vorrei non avere anche i pensieri rasoterra. Certo, dovrei smettere di guardare lo scempio perpetrato lungo il torrente Raio, nel nucleo industriale di Pile. Il letto del tor- rente ingombro d'ogni detrito possibile e immaginabile, le sponde scarnificate d'ogni albe- ro, su cui si poggiavano aironi, germani reali e poiane, per rea- lizzare opere di prevenzione delle alluvioni, bloccate dai ricorsi al Tar. Mentre si potrebbe andare a piedi, in bicicletta o a cavallo, lungo tutto il corso del fiume Aterno e in parte degli affluenti, da est a ovest della città, e così, comunicare…. Come si potrebbe comunicare se le caserme vuote fossero riem- pite di case a costi bassissimi, per i dottori di ricerca dell'università, o per i giovani ricercatori delle aziende private che ancora eccel- lono a L'Aquila, o per gli studen- ti e insegnanti del Gran Sasso Science Institute o dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Che potrebbero mischiarsi fisica- farmacie del Centro Storico e non solo, tranne quella di Piazza Duomo, l'unica dignitosa, riaper- ta dai familiari della titolare, morta nel sisma, in un centro commerciale. C'è una Piazza d'Armi dove non si può correre, ma ci si pos- sono edificare chiese provviso- riamente abusive per sempre, e spiantare tutti gli alberi esistenti, sostituendoli con arbusti. C'è viale della Croce Rossa dove si ammassa sotto le mura antiche della città la migliore rappresentazione possibile del situazionismo dadaista. Negozi, in muratura o in prefabbricato. Abitazioni, distributori benzina, depositi di lapidei, officine mec- caniche ristoranti e pub. E tutti godono di un marciapiede mul- tiuso, che non può essere cammi- nato: parcheggio, fermata di autobus, e luogo dove si poggia- no i cassonetti dell'immondizia, e dove spuntano stenti alberi ingabbiati nell'asfalto. In viale della Croce Rossa, si edifica ovunque. Tra poco, anche nello spartitraffico dello stadio. E, sempre lungo l'asse longi- tudinale della città, si arriva alla nuova tangenziale, la cui costru- zione, che attraverserà una intera piana, di sopra e di sotto, passan- do panoramicamente sul progetto Case e su un gruppo di case di legno poggiate in zona alluviona- le, è bloccata per il fallimento della ditta che ci lavorava. Ma si può arrivare comunque, al Nucleo industriale di Bazzano e Paganica, che non ha le fogne, ma può ospitare il Tribunale, zione di prodotti elettronici e domestici, concessionari d'auto e qualche reperto archeologico d'epoca romana, ora abbandona- to dentro il capannone di una azienda che è stata Università, e che fa sorgere la domanda, che non si può fare, se, l'antica Roma, fosse tutta concentrata in quei pezzetti di pietra dentro quell'azienda, o se magari, è nascosta anche da qualche altra parte, là sotto. Tutta là sotto. Pietosamente sepolta. Un ex cinema, un teatro, impianti sportivi. E capannoni industriali dismessi, senza boni- fica, forse. E poi, i moderni casinò… loculi con le lucette elettroniche e le musichette ipnotiche. Dislocati lungo lo stesso asse. A ovest, come a est. Ma anche a nord, a sud, a sud-ovest. A sud- est, a nord-ovest, a nord-est. Qualcuno anche sotto il piano stradale. Da Scoppito a Poggio Picenze, quasi trenta chilometri di città senza poter respirare, altro che smog. Diesel o benzina verde, a scelta. Talora gas, come gli impianti di rifornimento infi- lati in mezzo ai palazzi. Una città, una qualsiasi via di una città, è il frutto di una storia. Delle relazioni che si sono sovrapposte e alimentate tra uomini, e tra uomini e donne, e tra Stati, e tra popoli. Tra fami- glie, clan, tribù. Le relazioni tra poteri e conflitti. Le relazioni di mercato. Tutto quello che lascia un segno, sta dentro le vie di una città, persino le guerre, e la pace, e l'arme, e gli amori. ne del bar "mon amour", che precede il casinò di "Ocean's eleven", andando verso l'aero- porto di Preturo. Che non vola sul Gran Sasso, che non scia a Campo Imperatore. Poi l'ospeda- le nei container. Sì, il nostro ospedale che domina, dall'alto della sua salubrità, un laghetto adibito a pesca sportiva, a due passi dal traffico che va verso Cagnano e Montereale. La funzionalità astratta che governa la ricostruzione, come prima più di prima. Ogni piccolo pezzetto, ogni piccola monade, perfettamente progettata, secondo norma, o LUIGI FIAMMATA Continua a pagina 41 In occasione del G8 anche il presidente Obama visitò il centro della città