L'Italo-Americano

italoamericano-digital-10-29-2015

Since 1908 the n.1 source of all things Italian featuring Italian news, culture, business and travel

Issue link: https://italoamericanodigital.uberflip.com/i/592785

Contents of this Issue

Navigation

Page 37 of 47

GIOVEDÌ 29 OTTOBRE 2015 www.italoamericano.org 38 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Angelo J. Di Fusco, CPA Tax preparation & planning Financial statements & accounting Financial planning & budgeting Quickbooks professional advisor & small business consulting Let's team up to cut your taxes 25 years experience Parliamo italiano 818/248-9779 www.difusco.com HERITAGE MEMORIA IDENTITÀ STORIA RADICI Nove macrocategorie per spiegare le parole della lingua italiana LUIGI CASALE I n uno degli articoli di questa rubrica (giovedì 16 aprile 2015; pag.18) avevo auspicato la creazione di una "piccola eti- mologia dei termini tecnici delle grammatiche" (la nomenclatu- ra), cominciando da quelli della lingua italiana. Nella stessa pagi- na dell'articolo il proto, nell'illu- strarne il testo letterario aveva inserito una immagine colorata: un cilindro da prestigiatore da cui, come per magia, esce una dell'Etimologia della nomencla- tura grammaticale. Per dirla in maniera nuova ed originale – adatto anche alle per- sone non abituate al linguaggio formale dei libri scolastici – si tratta di una prima ed essenziale classificazione delle parole della lingua, costruita sulla base del criterio della forma stessa delle parole (criterio morfologico) e della loro possibilità di uso, come loro caratteristica peculiare. Come si fa con i principianti, bisogna spiegare che le parole, tutte, possono essere classificate in diverse categorie, a seconda del criterio adottato. Partendo dal criterio morfologi- co, parlando della lingua italiana si cerca di far capire che tutte le parole della lingua rientrano in non più di nove categorie, ognu- na delle quali corrisponde ad una tipologia di parole: quella degli articoli, dei nomi, dei pronomi, degli aggettivi, dei verbi, degli avverbi, delle congiunzioni, delle preposizioni, delle interie- zioni (o esclamazioni). Non è escluso tuttavia che ci possano essere parole dalla incer- ta collocazione nelle suddette categorie, sulle quali è possibile sospendere il giudizio circa la loro classificazione. Questa pro- blematicità è conseguenza della mobilità della lingua in seguito ai processi evolutivi della sua sto- ria. Si sa che le trasformazioni, mediante e durante l'uso, sono lente e, pertanto, può capitare che qualche parola, in qualche momento della sua costante tra- sformazione, possa presentare qualche difficoltà di collocazione nell'una o nell'altra delle cosid- dette parti del discorso. Talvolta, addirittura, sembrerebbero dare origine ad un ulteriore lista prov- visoria, in attesa di strutturasi in maniera definitiva come creazio- ne di una categoria nuova. Allora, mentre cercheremo di capire il significato di questi primi nove nomi (le parti del discorso) verificheremo le ragioni stesse che hanno dato luogo ai termini che formano le corrispon- denti categorie. Contemporaneamente compren- deremo quale sia il comporta- mento omogeneo che caratterizza i vocaboli ascritti ad ogni singola categoria. Poi andremo a vedere alcuni altri criteri di classificazione, i quali creano altri tipi di distinzio- ne tre le parole, fornendoci così ulteriori elementi di carattere generale sulla struttura o sul com- portamento delle parole. Per esempio, un primo criterio morfologico (sempre relativo alla forma) distingue le parole in tre gruppi: quelle che si trasformano (cambiano la desinenza: la parte finale), ed hanno perciò più di una voce o forma: singolare e plurale, oppure maschile e fem- minile) chiamate generalmente Nomi (sostantivo, aggettivo, pro- nome). Il secondo gruppo è costituito dai verbi: quelle parole che si modificano cambiando la parte finale – desinenza – dopo aver modificato la radice con l'ag- giunta di un suffisso (suffisso temporale) che ne modifica il tema verbale (parte fissa) in tema temporale In ultimo ci sono quelle parole che non si trasformano. Le quali in qualsiasi situazione comunica- tiva mantengono sempre l'unica loro forma: hanno infatti una sola voce. La grammatica ci insegna a chiamare i primi due gruppi: parole variabili; il terzo, parole invariabili. parodia del mago stesso, con la sua brava bacchetta; il tutto attor- niato da un'esplosione di parole. Alcuni vocaboli variopinti di quelli che la grammatica ci fa chiamare le "parti del discorso": articolo, nome, pronome, aggetti- vo, verbo, avverbio. Nel disegno, però, mancano per completare la serie, la preposizione, la congiun- zione, la interiezione. Ecco! Questo fatto ha creato in me la suggestione per la riflessio- ne sistematica sull'argomento. Perciò, quella delle parti del discorso potrebbe costituirne, a giusta ragione, la prima lezione Fine prima parte

Articles in this issue

Links on this page

Archives of this issue

view archives of L'Italo-Americano - italoamericano-digital-10-29-2015