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GIOVEDÌ 24 DICEMBRE 2015 www.italoamericano.org 29 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | GRAND TOUR VIAGGI ITINERARI TERRITORIO Lettera a Babbo Natale di una guglia del Duomo, innamorata di Milano ancora più splendido, circondato dal candore. Ogni anno sono passati qua sotto bambini con la testa impe- gnata a pensare cosa chiederti, mio caro Babbo Natale. Io riusci- vo a cogliere i loro pensieri, i loro sogni, i loro desideri perché volano in alto e si fermavano solo qualche istante a salutare noi guglie, per poi disperdersi nell'etere. Molte volte i bambini, alzan- do il volto al cielo, pieni della gioia del Natale, mi hanno vista. so, che i cittadini di Milano chia- mavano "Gamba de legn" perchè per gli scambi manuali si usava una sorta di gamba di legno. Ebbene sì, questa fumosa loco- motiva univa l'interurbano con l'urbano. Io c'ero già e tu? Non sei forse sbarcato in Italia nella tua veste attuale solo negli anni '50? Caro Babbo Natale, io ero là quando aprirono la Rinascente. Ti ricordi quel magazzino di moda grosso un intero palazzo storico, alla sinistra del Duomo, che racchiude tutt'oggi le mag- giori marche di abbigliamento e acces s ori? O ggi è una meta immancabile per chi ama fare shopping. Allora era una novità sconvolgente. Aprire un così grande magazzino e far sì che ci fosse persino una prevalenza di commesse donne, con i prezzi fissi e i prodotti esposti e non più chiusi in scatole: non ti immagi- ni che perplessità avesse creato! Io guardavo ed osservavo. Ne avevo già viste tante e tutto que- sto movimento di opinioni intor- no ad un fatto che da lì a poco sarebbe stato riassorbito dalla modernità, quasi mi faceva sorri- dere. Ad un certo punto poi, sono arrivati gli anni Settanta e tutti gridavano e manifestavano. Una società in così grande mutamen- to, con la rabbia delle disugua- glianze urlata nelle strade, non l'avevo mai vista. Avevano tutti i pantaloni: ebbene sì, anche le donne. Quei calzoni larghi in fondo che chiamavano a "zampa di elefante" e quasi mi domanda- vo come facessero a non inciam- parci dentro. In un batter d'occhio eccoci negli anni Ottanta. Si sentivano tutti s ulla cres ta dell'onda. Macchine nuove, quei grossi telefoni che erano i primi prototi- pi di cellulari, capelli cotonati e grosse spalline sotto gli abiti. Ogni Natale, ognuno di loro, in ogni epoca, sperava di poter vedere fioccare la neve e sperava che il Duomo potesse sembrare LAURA ROSSI A meno che non alziate gli occhi al cielo, per ammi- rare la bellezza del Duomo di Milano, non mi vedre- te. Potrebbe capitarvi di passare sotto di me e non essere coscien- ti che io sia lassù, vicino alla Madonnina, simbolo di questa grande città. Vi osservo silenzio- s a, da s empre. Io, una delle guglie del Duomo, ho deciso di scrivere una lettera a Babbo Natale in quest'anno che oramai volge alla fine. "Caro Babbo Natale, insolito mittente sono io. Abituato ai bambini o agli adulti, che inse- guono trai negozi i doni dei loro piccoli, di sicuro rimarrai sorpre- so da questa mia lettera. Non saprei dirti se esisti da più tempo tu o io. Le mie origini sono ora- mai lontane e tanti Natali sono trascorsi sotto le mie architettu- re. Senza andare troppi secoli indietro con la memoria, ricordo quando agli inizi del Novecento il centro di Milano era un picco- lo nucleo dove la borghesia pas- seggiava. Le donne con abiti lun- ghi e gli ombrellini alla moda. Ricordo quando vedevo il grande maestro Giuseppe Verdi cammi- nare con gli occhi al cielo. Che mi cercasse? No, penso che in realtà fos s e as s orto nel s uo mondo creativo. Ricordo quando ai miei piedi giungeva questo mezzo di trasporto così rumoro- Sempre qui, sempre immobile. S ono poi giunti gli anni Novanta e il Duemila. Eccoci dunque ad oggi: la gente ha fret- ta, qualche volta sembra non accorgers i neanche che s ia Natale. Eppure io, in qualche volto, riconosco il bambino che librava i suoi desideri lasciandoli volare come palloncini verso le nuvole. I loro visi sono ora più maturi, non si voltano più verso di me. Mi rattristo un po', fintan- to che non vedo un altro bambi- no alzare il viso al cielo e dare la parvenza che mi guardi. A Milano non esiste più solo la Rinascente. Dovresti vedere, caro Babbo Natale, quanti nego- zi e quante luci! Ragazzine sca- tenate alla ricerca del capo alla moda visto su internet, in questi nuovissimi e sfavillanti palazzi dedicati ad un' unica marca! Dovresti vedere come lo shop- ping, il movimento, il giro d'af- fari è cresciuto e non si ferma se non per qualche ora. Ebbene sì, è di nuovo Natale e io sono ancora qui, testimone discreta nei secoli in questa città, in continuo sviluppo. Perché ti scrivo? Quest'anno anche io ho un desiderio. Caro Babbo Natale, vorrei poter sapere di rimanere ancora qui, ad affiancare la Madonnina del Duomo. Vorrei avere la cer- tezza di poter ancora guardare questa strana umanità che diven- ta sempre più veloce. Vorrei ancora sentirmi bella, sì Babbo Natale, una bella architettura ammirata da tutti, simbolo d'una pregevol arte gotica, marchio distintivo della cattedrale mene- ghina. Vorrei pensare di essere ancora, nonostante i grattacieli, una delle poche a raggiungere il cielo anche quando è grigio. Vorrei regalare ancora un po' di bellezza al genere umano, alme- no a Natale perché, al di là della quotidianità, per tutti è un perio- do speciale. Ti saluto, Babbo Natale, e grazie del dono che vorrai farmi". Il Duomo di Milano è la 3° chiesa cattolica al mondo per superficie dopo San Pietro e la cattedrale di Siviglia. La costruzione iniziò nel 1386 (Ph. Wiejowski) Foto dei primi del Novecento: ritrae il tetto del Duomo di Milano dove ancora oggi si passeggia tra 135 guglie