L'Italo-Americano

italoamericano-digital-1-21-2016

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GIOVEDÌ 21 GENNAIO 2016 www.italoamericano.org 38 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Angelo J. Di Fusco, CPA Tax preparation & planning Financial statements & accounting Financial planning & budgeting Quickbooks professional advisor & small business consulting Let's team up to cut your taxes 25 years experience Parliamo italiano 818/248-9779 www.difusco.com HERITAGE MEMORIA IDENTITÀ STORIA RADICI 'E' figlio a me': dativo di possesso che diventa uno stilema linguistico LUIGI CASALE I l mio assiduo lettore, nel ten- tativo di capire di che cosa si possa parlare in questo artico- lo, non si meravigli dell'origina- lità del titolo. Se, però, qualche reminiscenza dai banchi di scuo- la glielo rendesse familiare, allo- ra allontani il sospetto che qui si voglia ripetere una superflua e noiosa lezione accademica. L'articolo è destinato a conserva- re una caratteristica divulgativa. Mentre la parola possesso è di facile comprensione, è molto – per esempio – si dà: a me, a te, al cane). Un altro esempio è "mi" nel significato di "a me". Ecco, quel "mi" è appunto un dativo. In questo raccontare di que- stioni di lingua abbiamo toccato diversi argomenti, affrontando problematiche attinenti alle diverse parti della disciplina lin- guistica. Ho trattato di semantica, e semantica storica, quando ho parlato di etimologie, di evolu- zione, o di trasparenza, a propo- sito della "comprensione del significato delle parole". Come pure ho parlato di morfologia e di fonetica, quando, per capire certe trasformazioni, sincroniche o dia- croniche, di determinate parole, ho dovuto spiegare la forma delle parole. Sempre in riferimento alla morfologia, ho parlato di paradigma di una parola [per ogni parola, l'insieme di tutte le sue forme, esistenti nella lingua], e di come ogni voce del paradig- ma si adatti alle situazioni lingui- stiche in cui essa viene utilizzata. E finalmente ho parlato di come questo comportamento, cioè l'a- dattamento della parola declina- bile, al contesto della frase (le "situazioni"), dia origine alla sin- tassi. Il fatto, cioè, che le parole stiano bene insieme, sia nella loro relazione di concordanza sia nel loro rapporto di dipendenza. Non so se, durante tutto que- sto mio lavoro, io sia riuscito a spiegare che le parole (unità di significato semantico) possono essere classificate secondo molte- plici criteri, a scelta dell'osserva- tore. Il più immediato e quello che pone al centro "il significato"; per cui si individuano tre catego- rie: 1) le parole semantiche (che significano qualcosa); 2) le paro- le relazionali: quelle che tengono unite le parole semantiche, for- mando dei gruppi o unità logiche (blocchi o sintagmi); 3) le parole sostituenti: quelle prive di un contenuto semantico, le quali nelle espressioni linguistiche per evitare noiose ripetizioni assumo- no il contenuto semantico di parole vicine a cui si riferiscono. Esse sono gli aggettivi, i prono- mi, gli avverbi personali, dimo- strativi, interrogativi, relativi (cioè di determinativi); come: questo, il quale, là, ecc. Il dativo di possesso è uno sti- lema. Lo stilema è una tipica espressione linguistica caratteriz- zata dalla scelta e dalla combina- zione delle parole, dal loro ordine nella frase, dal tipo di sintassi, nonché dal significato con cui vengono utilizzate le parole. Un po' come le cosiddette frasi idio- matiche. Nello specifico: il dativo di possesso è lo stilema della lingua latina, utilizzato dai Romani quando volevano comunicare una situazione di possesso. Noi oggi per indicare il possesso diciamo: "Io ho un cane". Gli antichi Romani preferivano dire: "A me è un cane". Ecco il dativo di pos- sesso. Questo tipo di struttura è ancora vivo nella lingua francese. E fino a poco tempo fa, nella par- lata napoletana. Quando vivevo in Campania, sentivo chiedere alle persone: "A chi è figlio que- sto bambino?" Interpellati a più riprese amici e conoscenti che vivono al Sud dell'Italia, mi sento rispondere che oggi si dice: "Di chi è figlio questo bambi- no?". La stessa risposta, che prima era: "E' figlio a me" o "E' figlio alla madre e al padre", mi dicono che oggi sia, rispettiva- mente: "E' figlio mio" e "E' figlio della madre e del padre" . probabile che rimanga qualche dubbio sul termine tecnico dati- vo, noto solo a chi ha avuto dime- stichezza con lo studio scolastico della grammatica. A dissipare i dubbi dirò che "dativo", parola legata al verbo "dare", è una forma (tecnicamen- te: caso) della parola declinabile (cioè quelle parole che hanno più forme, al singolare e al plurale, a seconda di come esse si raccorda- no col verbo) la quale viene usata quando la parola, per effetto del suo rapporto col verbo, deve significare la cosa (o la persona) verso cui è rivolta l'azione (a chi

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