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GIOVEDÌ 4 FEBBRAIO 2016 www.italoamericano.org 32 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | I l Parrozzo nasce ed affonda le sue origini nella società agricola. Era un antico pane delle mense contadine che i pastori abruzzesi ricavavano dalla meno pregiata farina di mais, che veniva poi cotto nel forno a legna. Divenne poi dolce natalizio negli anni Venti per ini- ziativa del pescarese Luigi D'Amico, titolare di un caffè del centro che ebbe l'idea di renderlo dolce e di produrlo nel suo labo- ratorio, rielaborando l'antica Storia e poesia del Novecento nel dolce Parrozzo di Luigi D'Amico A Pescara aprì, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, il Bar Caffè denominato "Il ritrovo del Parrozzo" tadine utilizzando uno stampo a forma di cupola che ricordasse appunto le pagnotte contadine. Il Parrozzo, così preparato per la prima volta nel 1919 da D'Amico, amico del celebre poeta Gabriele D'Annunzio, dava forma d'arte ad una trasposizione dolciaria di un'antica ricetta abruzzese fatta col latte delle greggi profumato di timo e di menta, e con le mandorle della montagna. Il pane rustico detto "Pan rozzo" era una pagnotta semisferica che veniva preparata dai contadini con il granoturco e era destinata ad essere conservata forma inalterata, aveva riprodotto il giallo del granturco con quello delle uova e aveva adoperato una tura nel forno a legna. La prima persona alla quale Luigi D'Amico fece assaggiare il diceva: "Illustre Maestro, questo Parrozzo, il Pan rozzo d'Abruzzo, vi viene da me offerto con un pic- colo nome legato alla vostra e alla mia giovinezza". Il dolce trovò ampio consenso da parte del poeta che, dopo averlo assag- giato, scrisse a D'Amico questo sonetto dialettale in sua lode: "È tante 'bbone stu parrozze nov e che pare na pazzie de San Ciattè, c'avesse messe a su gran forne tè la terre lavorata da lu bbove, la terre grasse e lustre che se coce e che dovente a poche a poche chiù doce de qualunque cosa doce. Benedette D'Amiche e San Ciattè". Sulla scatoladel dolce, a ricor- dare le nobili origini del Parrozzo letterario, compaiono i versi scrit- ti dal poeta pescarese: "Dice Dante che là da Tagliacozzo, ove senz'arme visse il vecchio Alardo, Curradino avrie vinto quel leccardo se abbuto avesse usbergo di Parrozzo". Correva l'anno 1927. LA RICETTA Tritare 200 grammi di man- dorle, aggiungere 150 grammi di semolino e la buccia di un limone grattugiato. Mescolate il tutto. Montate i bianchi di sei uova a neve con una punta di sale e aggiungete i bianchi montati, assieme ai rossi delle uova e a 200 grammi di zucchero, alle mandorle ed al semolino. Rivestite di carta stagnola uno stampo a campana. Versate il composto mettete in forno per 3/4 d'ora a 180-200 gradi. Dopo la cottura ponete il par- rozzo su un foglio di carta assor- bente. Guarnite il Parrozzo quando sarà freddo con della cioccolata che avrete precedentemente sciol- to e lasciate solidificare. ricetta senza stravolgerne le carat- teristiche originali. S'ispirò all'antico pane delle mense con- per molti giorni. D'Amico, ispira- to dalle forme e dai colori di que- sto pane e facendo rimanere la copertura di finissimo cioccolato per imitare lo scuro delle bruciac- chiature caratteristiche della cot- Parrozzo fu Gabriele d'Annunzio. Glielo inviò a Gardone, unita- mente ad una lettera che così ELISABETTA MANCINELLI SOCIETÀ & CULTURA COSTUMI PATRIMONIO TERRITORIO Il poeta abruzzese Gabriele D'Annunzio e un suo testo autografo sul dolce ideato da Luigi D'Amico