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EDITORIALE BREVI RUBRICHE NEWS BARBARA MINAFRA Continua da pagina 1 A Torino Vittorio Emanuele II, fino ad allora re di Sardegna, diventava re di un Paese che non era ancora una nazione, non si sentiva un popolo e non aveva né una lingua comune, né legami storici ma piuttosto quelli che oggi, a posteriori, potremmo chiamare secoli di guerre civili tra sovranità confinanti. Nasceva 155 anni fa, con l'en- nesimo atto di forza di uno fra i tanti contendenti in causa, quello che sarebbe diventato solo molto più in là, con altrettanti ricono- scimenti postumi, la patria di D a n t e , d i L e o n a r d o e Michelangelo, costruendo quel- l'italianità di cui oggi siamo fieri portatori di valori e convinti assertori di cultura made in Italy. Solo molto lentamente lo spiri- to risorgimentale e quel naziona- lismo che si stava diffondendo in E u r o p a m a c h e i n A m e r i c a aveva già da tempo portato alla s e p a r a z i o n e d a l V e c c h i o Continente, stava tessendo una trama unitaria. La politica come la letteratura smuovevano le coscienze e contribuivano a defi- nire un'identità nazionale. Il Giardino d'Europa come il Belpaese era definito, la tappa privilegiata del Grand Tour degli intellettuali e delle élite europee, si stava trasformando in un con- fine geografico e giuridico senza soluzione di continuità anche se sarebbero serviti ancora molti decenni prima che i suoi cittadi- ni, solcando gli oceani, riuscisse- ro a leggere sul passaporto, oltre al paesello natale che veramente li definiva, anche il senso di appartenenza all'intera Penisola. Se riuscivano a superare la dimensione provinciale, al mas- simo si sentivano siciliani, pie- montesi, veneti, pugliesi, laziali, abruzzesi. Non certo italiani. Quando sbarcavano a Ellis Island e piangevano le prime lacrime del grande distacco, quando dopo un'immensa tra- v e r s a t a a r r i v a v a n o a S a n Francisco seguendo la costruzio- ne della rete ferroviaria o si fer- mavano a metà strada nelle gran- di metropoli affumicate da un cavalcante sviluppo industriale che nei loro paeselli sarebbe arrivato solo cento anni dopo, si sentivano soli e sperduti con il loro dialetto che capivano altri conterranei, nemmeno tutti gli altri "futuri" italiani imbarcati come loro nella stessa spavento- s a a v v e n t u r a a i c o n f i n i d e l mondo. Non sapevano che sarebbero p o i d i v e n t a t i i b a n c h i e r i p i ù grandi degli Stati Uniti, che da piccoli pescatori nelle baie neb- biose del Pacifico si sarebbero trasformati in armatori, che le loro vigne avrebbero ricoperto intere contee, che avrebbero costruito imperi economici nono- stante un passato da umili mina- tori alle spalle. Lì, luogo in cui centinaia di migliaia di loro soccombevano, da cui milioni ripartivano scon- fitti per tornare a casa, e altret- tanti milioni con fatica iniziava- no il lento cammino di inseri- mento sociale tra pregiudizi, insulti e mortificazioni etniche, per tutti gli altri americani erano italiani. I nuovi arrivati venivano schedati dalle élite locali come italiani a tutti gli effetti per esse- re disprezzati a pieno titolo come tanti altri immigrati con loro e dopo di loro. Erano partiti napoletani, mila- n e s i , g e n o v e s i , f i o r e n t i n i , e anche se stavano diventando americani, parlando inglese e imparando le regole del nuovo contesto sociale, per tutti, perfi- no per chi era rimasto a casa, erano italiani. Quell'unità nata 155 anni fa l'hanno iniziata a conoscere e percepire a distanza mentre sul finire dell'Ottocento, l'Italia ormai costituitasi come Stato tra le altre Nazioni, vedeva diffon- dersi le spore di quegli elementi a g g r e g a n t i c h e d a l l ' e n f a s i patriottica portarono gradual- mente alla nascita di una repub- blica finalmente fondata su un popolo che poco alla volta, ma sempre di più, si riconosceva come italiano. L'Italia unita 155 anni fa quando era in America che si diventava italiani GIOVEDÌ 17 MARZO 2016 www.italoamericano.org L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | 27