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In particolar modo ebbe l'in- grato compito di fare la spola, insieme ad altri suoi colleghi autieri, tra i campi temporanei di prigionia e le fosse comuni dove furono trucidati i soldati italiani. Grazie all'aiuto dei partigiani greci riuscì ad evadere ed unirsi alle bande locali per cacciare l'invasore tedesco. Alla fine della guerra rientrò in patria con mezzi di fortuna. Si arruolò in Polizia, prestò servizio presso vari distaccamenti in alcune località d'Italia, fino ad andare in pensione a Teramo come autista personale del pre- fetto negli anni '70, dove peral- tro decise di vivere con la sua famiglia. Giovanni, il 25 aprile del 2007, fu inviato ufficialmente come uno degli ultimi reduci viventi a Cefalonia con l'allora presidente della Repubblica ita- liana Giorgio Napolitano, primo festeggiamento fuori dai confini nazionali, ed anche nel 2012 par- tecipò ricevendo alcune meda- glie e diplomi ministeriali. Dal 2011, insieme al Comitato "Per non dimenticare – Cefalonia 1943", costituito per ricordare i militari italiani morti a Cefalonia nel settembre del 1943, parteci- pava agli incontri culturali con le scolaresche del Teramano, in particolar modo a Giulianova, Mosciano Sant'Angelo, Roseto degli Abruzzi ed altri plessi della provincia. In totale furono 6 i militari teramani morti nella carneficina sotto il fuoco degli ex alleati tedeschi: Giovanni Calvarese, Carabiniere del 7° battaglione, nato a Giulianova il 2 giugno 1920 e fucilato il 23 settembre 1943; Luigi Di Filippo, Carabiniere della sezione mista, nato a Mosciano l'11 settembre 1911 e fucilato il 14 settembre 1943; Antonio Piozzi, Sottotenente del 17° fanteria Acqui, nato a Nereto il 10 gen- naio 1920 e fucilato il 24 settem- bre 1943; Emidio D'Angelo, 33° artiglieria, nato a Sant'Egidio alla Vibrata il 26 novembre 1922 e dichiarato disperso il 23 set- tembre 1943; Silvio Martella, tenente del 33° artiglieria, nato a Silvi il 26 agosto 1915 e fucilato il 22 settembre 1943; Marco Ciarroni, 33° artiglieria, nato a Teramo il 10 agosto 1916 e dichiarato disperso il 22 settem- bre 1943. E ' scomparso all'età di 92 anni il reduce Giovanni Capanna, l'ultimo militare della provincia di Teramo testi- mone degli atroci fatti di Cefalonia. Sull'isola greca si consumò un eccidio. Alla data dell'8 settembre 1943, giorno in cui fu annunciato l'armistizio di Cassibile che sanciva la cessa- zione delle ostilità tra l'Italia e gli anglo-americani, fu compiuto da reparti dell'esercito tedesco ai danni dei soldati italiani, in gran parte appartenenti alla Divisione Acqui ma c'erano anche finan- zieri, carabinieri ed elementi della Regia Marina. La guarni- gione italiana di stanza nell'isola greca si oppose al tentativo tede- sco di disarmo, combattendo sul campo fino alla resa incondizio- nata, alla quale fecero seguito massacri e rappresaglie nono- stante la cessazione di ogni resi- stenza. Giovanni Capanna, nato ad Arischia (frazione dell'Aquila) il 1 agosto 1923, partito alla volta della Grecia come autiere in forza al 17° Fanteria addestra- mento volontari "Acqui", nel 1941 fu mandato sul fronte greco-albanese per combattere a Himara, Vunci e Val Shushiza. Nel 1942, al termine della prima WALTER DE BERARDINIS bere a tutti. Dopo anni ho incon- trato tante persone che si erano dissetate a casa nostra. Mi hanno detto: "Abbiamo pensato e con- tinuiamo a pensare sempre con gratitudine alla bontà, alla gen- erosità di tua mamma. Si privava dell'acqua che aveva faticosa- mente portato a casa per darla a noi". Mi hanno pure detto di sen- tirsi in colpa. Come se avessero approfittato della bontà di mia mamma". Donna di fede. E' felice che uno dei tantissimi nipoti, Rocco Agostino, si è fatto prete. "Ha fatto una cosa buona. E' venuto a trovarmi con il vescovo di Locri mons. Francesco Oliva e con padre Michele. Mi ha fatto tanto piacere parlare con il vescovo. Una brava persona". La fede l'ha aiutata a risollevarsi da tante avversità. I grandi dolori per la tragica morte di due figli e i problemi di salute. "Sono stata operata di ulcera, mi sono frat- turata la gamba e il femore… Per due volte i medici mi hanno "licenziata", mi avevano detto che non c'era più nulla da fare. Grazie a Dio sono ancora qui". Da qualche tempo è costretta a letto per le conseguenze di una caduta. S pera s empre in un nuovo miracolo: "Vorrei poter ritornare a camminare. Ci sono tanti che hanno superato i 100 anni e camminano bene". Non lo dice con invidia ma con ammi- razione. Perché lei è una donna che ha sempre pensato al bene comune, non al proprio tornacon- to. Caterina ci ha raccontato una lunga, commovente, affascinante lezione di vita. Un libro di sof- ferenza, saggezza e voglia di fare senza cedimenti o rasseg- nazione. Una grande lezione che ci consegna la civiltà contadina. continua da pagina 28 Giovanni Capanna e, dall'Archivio Notizie d'Abruzzo, foto militare d'epoca