L'Italo-Americano

italoamericano-digital-7-7-2016

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GIOVEDÌ 7 LUGLIO 2016 www.italoamericano.org 31 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | E manuel Carnevali era "puramente italiano, e come tale privo di qualsia- si scrupolo ipocrita per la mora- le, l'anima e la coscienza". Il ritratto che emerge dalle parole del poeta americano Robert McAlmon è tra i più inte- ressanti e misteriosi, e ci offre un'immagine di un uomo abitua- to a distinguersi dagli schemi e dai valori tradizionali. Nato a Firenze il 4 dicembre 1897, Carnevali emigrò negli Stati Uniti nel 1914, ad appena 16 anni, in fuga da un'adolescen- za difficile e in cerca di un'ispi- razione artistica che stava lenta- mente e inevitabilmente crescen- do dentro di lui. Gli anni in collegio avevano limitato eccessivamente quell'o- rizzonte che cercava e dentro il quale si sarebbe potuto esprime- re al meglio nel Nuovo Mondo, durante un decennio che cambiò profondamente il suo modo di intendere e poi scrivere la poesia a venire. Un uomo determinato, che esercitò mestieri umili solo per amore della sua arte, per potersi affermare come scrittore e raggiungere la stima di autori del calibro di Ezra Pound, che lo accolse con grande rispetto e inserì i suo versi all'interno di antologie e riviste. Colpito da encefalite letargica nel 1922, Carnevali dovette tor- nare a curarsi nel paese natale, in un ospedale nei pressi di Bologna, dove morirà nel 1942. A più di settant'anni dalla morte, i versi del poeta fiorenti- no permettono ancoradi immer- gersi in un mondo difficilmente accessibile, di scoprire un artista che ama nascondere dietro ai suoi componimenti una malinco- nica tensione all'assoluto, il cui simbolismo ricorda i predecesso- ri vissuti in Francia nella secon- da metà dell'Ottocento. Si può definire Emanuel Carnevali un poeta maledetto, la cui onestà si è scontrata con l'i- pocrisia della morale comune, per dirla con le parole di McAlmon, che vede nell'arte l'unico strumento di salvezza e di affrancamento dalla realtà: "Certe cose sono come le aqui- le/vivono in alto/possono benis- simo dimenticare la valle". La sua vita ci ricorda inoltre le esperienze di viaggio degli ita- liani a cavallo del secolo, tra fine '800 e inizio '900, quando a migliaia giungevano a Ellis Island, nella baia di New York, in cerca di una nuova vita. Partito da Genova sul Caserta il 17 marzo 1914 e arrivato a New York il 5 aprile, visse fino al 1922 tra New York e Chicago, all'inizio senza conoscere una sola parola d'inglese facendo il lavapiatti, il garzone di droghe- ria, il cameriere, il pulitore di pavimenti, lo spalatore di neve, soffrendo la fame, costretto alla miseria e a privazioni di ogni sorta (McAlmon, in una testimo- nianza del 1968: "Se era senza un soldo e rubava a un amico libri di valore per venderli e comprarsi da mangiare e da bere, lo faceva senza rimorsi"). Col tempo imparò la lingua che aveva iniziato a conoscere leg- gendo le insegne commerciali di New York. Poi se ne impadronì a tal punto che cominciò a scrive- re e ad inviare i suoi versi a tutte Emanuel Carnevali, l'italiano che graffiò l'avanguardia letteraria americana le riviste del tempo fino a farsi conoscere nell'ambiente lettera- rio, diventando amico di Max Eastman (1883-1969), Ezra Pound, Robert McAlmon (1896- 1956) e William Carlos Williams (che lo nomina nella sua Autobiography del 1951). Fu proprio quella sua lingua dell'e- silio imparata a orecchio, che fu capace di portare nella poesia americana un soffio selvatico, di cui fu avvertita la novità. Dimenticato dalla critica e dal pubblico, ha lasciato un piccolo, ma tagliente e forte segno nella letteratura americana del Novecento soprattutto perchè riuscì a partecipare, da straniero, al rinnovamento dell'avanguar- dia letteraria americana dell'epo- ca. Il mito americano e la nostal- gia di casa sono tra i temi princi- pali dei suoi lavori, e ci rammen- tano le fatiche che gli italiani furono in grado di sopportare per raggiungere il sogno a stelle e strisce. Ecco cosa scrisse Emanuel Carnevali in un testo del 1919: "Chi non si sia liberato della pro- pria, inutile, soma, e non sia par- tito per una grande avventura non lo potrà capire. Io sono par- tito per una grande avventura e mi riesce, talvolta, d'impersona- re un dio che, una volta, ho visto per un momento". Durante la sua vita è stata pubblicata solo la raccolta di rac- conti Tales of an Hurried Man nel Contact Editions di Robert McAlmon, Paris 1925, di cui è uscita solo nel 2005 una versione italiana col titolo Racconti di un uomo che ha fretta. Il romanzo autobiografico Il primo dio è stato pubblicato postumo nel 1978. Le sue lettere a Benedetto Croce e a Giovanni Papini ver- Nato a Bologna nel 1897, Carnevali partì 16enne per gli Usa dove raggiunse i vertici della poesia dell'epoca MARCO BRUNA ranno poi pubblicate col titolo Voglio disturbare l'America (1980), a cura di Cacho Millet, il quale ha anche raccolto i Saggi e recensioni e il Diario bazzanese. La lettura ci offre uno spacca- to di un popolo che è sempre stato legato alle proprie origini e tradizioni, e ancora oggi, anche a distanza di generazioni, fa della propria appartenenza a questa cultura un motivo di orgoglio. HERITAGE MEMORIA IDENTITÀ STORIA

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