L'Italo-Americano

italoamericano-digital-10-13-2016

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GIOVEDÌ 13 OTTOBRE 2016 www.italoamericano.org 41 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | RED CARPET PROTAGONISTI RECENSIONI FESTIVAL F uocoammare, il documen- tario sugli sbarchi a Lampedusa di Gianfranco Rosi, già vincitore dell'Orso d'oro a Berlino 2016, è il film italiano che tenterà l'ingresso nella cinquina delle opere che concorreranno per l'Oscar come Miglior film straniero. Pur elogiandolo, il regista Paolo Sorrentino non è d'accor- do. Chi sarebbe dovuto andare? Quali erano le alternative? Perché invece è importante che Fuocoammare arrivi alla serata agli Academy e magari trionfi? Fuocoammare è un documen- tario ambientato sull'isola sicilia- na di Lampedusa, terra di sbarchi di persone in fuga dall'orrore delle guerre, dittature e/o povertà. Migliaia di persone stre- nate, indifese, annegate nel tenta- tivo di attraversare il Mediterraneo. È il dramma quo- tidiano di uomini, donne e bam- bini in arrivo sulle coste greche e italiane. Un viaggio talvolta della morte al termine del quale, ad attenderli, c'è spesso una vita grama, pregiudizi e indifferenza (istituzioni europee incluse). Un dramma raccontato nel documen- tario di Rosi, attraverso un cine- ma che fa riflettere, che può ispi- rare un cambiamento. La sua nomination non ha convinto tutti, a cominciare da Paolo Sorrentino che lo ha bolla- to come "mero documentario", cosa che senza dubbio è, e per questa ragione secondo il regista Premio Oscar de La grande bel- lezza, "sarebbe dovuto rimanere nella categoria specifica (di cui è in corsa per l'Academy) lascian- do il posto a un altro film italia- no, e invece così ha recato un danno al cinema nostrano". Condivisibile o meno, se un'o- pera vale perché dovrebbe limi- tarsi a un'unica categoria se ha i mezzi per lasciare il segno? La dichiarazione del giurato Sorrentino poteva essere evitata, ma in questo l'Italia non è secon- da a nessuno. Non di meno il regista partenopeo sembra avere la memoria piuttosto corta. Al Festival di Cannes 2004 con l'al- lora presidente di giuria Quentin Tarantino, Michael Moore con- quistò la Palma d'oro con il film- documentario Fahrenheit 9/11. Non ho ricordi di futili e analo- ghe polemiche per la natura del lavoro del regista americano. Non sarà tuttavia facile arriva- re alla Notte delle Stelle per Fuocoammare. Per sapere se il film e il suo LUCA FERRARI sconosciuti" di Paolo Genovese e "Lo chiamavano Jeeg Robot" di Gabriele Mainetti. Oltre a questi, rimandati anche "Suburra" di Stefano Sollima, "Pericle il Nero" di Stefano Mordini, "Indivisibili" di Edoardo De Angelis e "Gli ultimi saranno ultimi" di Massimiliano Bruno. Senza nulla togliere all'attua- lità del film di Genovese, lo spes- sore umano non è paragonabile all'opera di Rosi. Semplicemente è di un'altra categoria. Da una parte ci sono i 40enni alle prese con le proprie miserie esistenzia- li, figli troppo cresciuti di una tecnologia moderna dove emerge l'incapacità di vivere una vita umanamente sana coltivando e valorizzando relazioni oneste fatte di gioie, paure e soprattutto confronti. Dall'altra c'è un dram- ma costante nelle acque europee di cui si parla soprattutto con slo- gan buonisti-elettorali e un'esage- rata ignoranza retorica. Quanto agli altri candidati, aldilà dell'eccessivo chiasso e i troppi e immeritati David i Donatello ricevuti, il tanto decan- tato "Lo chiamavano Jeeg Robot" non è che l'ennesimo minestrone criminoso con furba strizzata d'occhio al trend del momento, i cinecomics america- ni. Non è da meno, anzi lo è deci- samente, "Suburra", dove il trend italiano di Gomorra ormai detta spietata e incontrastata legge por- tando alla saturazione del genere. Opere modeste che si salvano per alcune singole e interessanti prove attoriali, in particolare Ilenia Pastorelli (Jeeg) e Claudio Amendola (Suburra). Del tutto diverso il caso de "Gli ultimi saranno ultimi" con l'ottima interpretazione di Paola Cortellesi. Magari scontato e dal finale un po' troppo facilone, ma angosciante e incentrato sul dramma contemporaneo del pre- cariato e delle gravidanze sempre più mal digerite nei posti di lavo- ro in barba ai diritti basilari e al cosiddetto progresso sociale. Sorrentino avrebbe preferito "Indivisibili" di Edoardo De Angelis. La sua è un'opinione e come tale va rispettata ma allo stesso tempo dovrebbe capire che certe tematiche sono più impor- tanti dei propri gusti personali. Pensare che il messaggio e la cultura di "Fuocoammare" possa- no arrivare lontano grazie agli Oscar (cosa auspicata da Meryl Streep durante la consegna del premio a Berlino), contribuendo ad alimentare la speranza di costruire un mondo migliore, è qualcosa che tutti dovrebbero sostenere. regista siederanno nel mitico Dolby Theatre di Los Angeles, bisognerà attendere il 24 gennaio quando verranno comunicati i titoli dei 5 film in gara. Oltre all'opera italiana, in lizza ci sono anche il cileno "Neruda" di Pablo Larrain, l'iraniano "The Salesman" di Asghar Farhadi, il russo "Paradise" di Andrei Konchalovsky, il film animato svizzero "Ma vie de courgette" di Claude Barras, il tedesco "Toni Ermann" di Maren Ade e lo spagnolo "Julieta" (2016, di Pedro Almodovar). Fuocoammare è stato selezio- nato in una ristretta lista della quale facevano parte altre sei pellicole, a cominciare dai due preferiti del pubblico: "Perfetti Con 'Fuocoammare' di Rosi la lotta per la vita dei migranti punta al miglior film straniero Il registra Gianfranco Rosi già vincitore dell'Orso d'Oro a Berlino per il suo documentario Fuocoammare Il documentario sugli sbarchi di Lampedusa concorre per entrare nella cinquina dei film stranieri all'Oscar

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