L'Italo-Americano

italoamericano-digital-11-24-2016

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GIOVEDÌ 24 NOVEMBRE 2016 www.italoamericano.org 40 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | RED CARPET PROTAGONISTI RECENSIONI FESTIVAL Con un documentario, 'Sassi nello stagno' sul Festival (dimenticato) di Salsomaggiore Sicuramente. La non trascura- bile possibilità di poter parlare con gli autori era uno dei punti di forza del Festival. Poter scambia- re opinioni, pareri o semplice- mente modi di vedere in maniera diretta era alla base dei cinefo- rum e dei cineclub, luoghi dove Gli incontri cinematografici di Salsomaggiore si sono svolti per 11 edizioni dal 1977 fino al 1991 D al 1977 al 1989, con diret- tore Adriano Aprà, il Salso Film & Tv Festival ha ospitato cineasti quali Jean- Luc Godard, Roberto Benigni, Jim Jarmush, Bernardo e Giuseppe Bertolucci, Raul Ruiz, Sergio Leone, Pedro Almodovar, Aki Kaurismaki, facendoli dialo- gare con i giovani autori e il pub- blico, in quello che è ricordato come uno dei Festival più interes- santi e innovativi della sua epoca. Il regista Luca Gorreri ha rea- lizzato "Sassi nello stagno", il film che racconta la storia del Salso Film & Tv Festival, intervi- stando gli organizzatori che lo resero unico: Adriano Aprà, il vicedirettore Patrizia Pistagnesi, il critico Enrico Ghezzi e il segre- tario Luciano Recchia. Il docu- mentario contiene reportage, documenti ed estratti dei film degli autori che a Salsomaggiore si fecero conoscere ed apprezza- re, tra questi chi vi scrive con il suo "Drink in blue" (1989), Silvio Soldini, Fiorenza Infascelli, Luca Pastore, Bruno la matrice teorica del Festival è nata, dove le persone che l'hanno portata avanti si sono formate nella loro cinefilia. L'opportunità del contatto diretto permetteva di confrontare i pensieri, le idee e quindi di dialogare, con la dispo- nibilità a mettersi in discussione. Per questo io preferisco anda- re a vedere un film dove vi sia l'incontro con l'autore e soprattut- to apprezzo quando questi si trat- tiene, dopo il dibattito "ufficiale", per chiacchierare con il pubblico. Il Festival di Salso univa tra di loro registi, pubblico e critici, non li separava. Il Salso Festival non poneva steccati culturali e ideologici tra cinema, video e tv, una visione che in qualche modo rappresenta gli stili e i linguag- gi di oggi. Il Festival ha dimostrato che il linguaggio del Cinema poteva essere benissimo usato dalla tele- visione arricchendone i contenuti, ma credo che la tv contempora- nea abbia del tutto disatteso que- sta dimostrazione. Oggi la televi- sione ha contaminato il cinema e non viceversa. A questo dobbiamo aggiunge- re l'emergere del web che rappre- senta un'ulteriore sviluppo del linguaggio televisivo. Cinema e tv non devono essere antagonisti ma propedeutici l'uno all'altra. All'epoca era in corso un passag- gio importante: il mezzo digitale si stava diffondendo sempre di più e consentiva a molte persone di potersi esprimere con maggio- re facilità rispetto alla pellicola. Ai giorni nostri il digitale per- mette l'uso del linguaggio cine- matografico e l'utilizzo di nuove forme di visioni, d'approcci lin- guistici e tematici. Il Festival aveva visto avanti nel futuro, forse troppo per i tempi e ne ha pagato le conseguenze, come tutti i profeti. Nel documentario ha inter- vistato gli organizzatori della migliore stagione del Festival di Salsomaggiore. Lo ritengono ancora oggi un'occasione non pienamente compiuta? La mia impressione, ricevuta dalle interviste, è che siano anco- ra dispiaciuti per come sono stati trattati o meglio bistrattati e credo che lo siano per il fatto che il Festival, che hanno creato e fatto crescere, sia stato "cambiato" in qualcosa di completamente diver- so, quasi all'opposto di quanto si prefiggeva il Salso Film & tv Festival, nel momento della sua massima espansione. I miglioramenti sarebbero continuati se non avessero estro- messo Pistagnesi, Recchia e tutti gli altri dopo le dimissioni di Aprà. Se gli enti promotori aves- sero avuto una visione più ampia e illuminata, il Festival esistereb- be ancora e, credo, sarebbe uno dei più importanti d'Italia. Ma con i "se" e con i "ma" non si fa nulla. Come è nata l'esigenza di realizzare il documentario? Sono venuto a conoscenza del Festival per caso, pur vivendo in quella zona. Le ricerche su inter- net produssero pochi risultati frammentati, soltanto qualche accenno nelle biografie di chi vi aveva partecipato. Nella bibliote- ca locale vi è qualche catalogo e una rassegna stampa di un solo anno. Possibile che un Festival che per undici anni consecutivi ha portato persone del calibro di Jean-Luc Godard, Samuel Fuller, Amos Gitai, Robert Kramer, Jim Mac Bride, Otar Ioseliani e tanti altri in una cittadina di provincia, fosse quasi del tutto dimenticato? La dimensione culturale del Festival è stata notevole e mi sembrava un vero peccato non raccoglierne la testimonianza. Ecco perché ho deciso di rea- lizzare il documentario. Inoltre, ho voluto suscitare interesse e curiosità, con l'obiettivo di sti- molare una ricerca che vada oltre il filmato, per esplorare un perio- do di grande effervescenza cultu- rale. Oltre al film esiste il sito web che raccoglie tutto il mate- riale reperito, purtroppo l'archivio del Festival è andato perduto. Dove si potrà vederlo? Il circuito è quello dei Festival e mi sto organizzando per fare delle proiezioni a Parma, Roma, Salsomaggiore. Seguo quest'ordi- ne per ricordare le tappe del Festival: nato a Parma, sviluppato a Roma, infine cresciuto e "morto" a Salsomaggiore. È in preparazione il dvd. "Sassi nello stagno" è stato selezionato in concorso ai David di Donatello 2017, nella sezione documentari. Il videomaker e documentarista Luca Gorreri ha realizzato 'Sassi nello stagno' sul Festival di Salsomaggiore WILLIAM MOLDUCCI Bigoni, Maria Martinelli, Luca Gasparini. Al Festival di Salsomaggiore il giovane autore, il critico e lo spettatore potevano incontrare cineasti di fama mondiale. È stato questo uno dei segreti del Festival?

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