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www.italoamericano.org 17 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 2017 MARIELLA RADAELLI C osa vi farà mai program- mare un viaggio a Ivrea? La piccola città nei pressi di Torino non è una tappa total- mente oscura; senz'altro vale la pena d'essere visitata durante il Carnevale, quando la sua identità prende forma, facendosi distinta, mentre là fuori tuona la battaglia delle arance. E' molto probabile che nel Medioevo i contadini oppressi sognassero di scagliare pietre e forconi contro il padrone sover- chiatore e il suo palazzo porten- toso, e talvolta questo accadeva realmente. Questa è almeno la leggenda che sta dietro la celeberrima battaglia che anima la città piemontese ogni anno, quando decine di migliaia di residenti e visitatori tirano tonnellate di agrumi, non pietre. La famosa festa multicolore si tiene la domenica, il lunedì e il martedì che precedono la Quaresima. La tradizione vuole che il Carnevale di Ivrea rievochi una sommossa del dodicesimo secolo dei popolani contro un tiranno variamente identificato come un membro della famiglia Ranieri o il marchese Guglielmo VII di Monferrato. Si dice che il despota eserci- tasse prepotentemente lo 'ius pri- mae noctis', ovvero il privilegio di portarsi a letto le giovani mogli dei suoi contadini durante la prima notte di nozze. La gio- vane in questione, assai riluttante, era la figlia del mugnaio, che invece di sottostare al volere del malvagio, finì per ucciderlo. Dal canto loro i contadini ne presero d'assalto il palazzo. In ogni edizione del Carnevale una ragazza viene scelta per interpretare il ruolo dell'eroina di nome Violetta. Dopo l'occupazione di Ivrea da parte di Napoleone nel primo diciannovesimo secolo, crebbe un sentimento anti-francese nella manifestazione carnascialesca che si trasformò in una insur- rezione contro le truppe napoleoniche. Assecondando questa versione della storia, le arance vengono usate per guer- reggiare gli occupanti francesi, non per combattere il signore tiranno. Qualunque sia l'origine della festa, in un primo tempo della sua esistenza venivano lan- ciati fagioli. Più tardi si passò alle mele. Solo nel corso del diciannovesimo secolo le arance presero a simboleggiare le pietre. Il loro utilizzo non è ben chiaro poiché l'agrume di colore acceso tra il rosso e il giallo non cresce ai piedi delle Alpi, ma viene importato dalla Sicilia. Ogni anno ne vengono spedite circa 30 tonnellate in via di marcescenza. La figlia del mugnaio guida il corteo con al suo fianco il Generale che garantisce il corret- to procedimento della manifes- tazione. Altri elementi fondamen- tali sono il Magnifico Podestà, garante della libertà della città e una parata di antiche bandiere dei rioni. La rievocazione storica della ribellione contro la tirannia culmina letteralmente con la battaglia delle arance. Nove squadre entrano in guer- riglia. I soldati del tiranno sono posti su 50 carri, mentre i gruppi di aranceri sono a piedi: rappre- sentano il popolo a difesa delle loro piazze, e si proteggono dai boia sui carri. Intanto per le strade la vezzosa figlia del mug- naio e il suo corteo distribuiscono dolci e regalini agli spettatori. La processione include carri allegori- ci, la folla, e gruppi musicali da ogni angolo del Belpaese e d'Europa. Certo la battaglia non offre tocchi di delicatezza: non con- siste nel movimentare la frutta qua e là, ma può farsi veramente assai aggressiva. In certe edizioni oltre 100 partecipanti sono rimasti contusi, bisognosi di pronto soccorso. I boia sul carro incarnano le forze del male; indossano copricapi medioevali e indumenti spessi per schermarsi dall'assalto furioso dei paesani che li battono schiacciatamente sul piano numerico. Le regole vietano di tirare arance ai cavalli ed esigono che i contadini indossino il'berretto fri- gio', una berrettina rossa conica con la punta ripiegata in avanti. E' il simbolo della partecipazione ideale alla rivolta e l'aspirazione alla libertà come ai tempi della Rivoluzione francese. Così spes- so anche gli spettatori indossano il berretto in senso di solidarietà ai paesani. La battaglia inizia il 26 feb- braio alle ore 14 e continua fino a martedì 28, Martedì grasso. In quei giorni per le strade vengono serviti i fagioli grassi, ovvero salsicce e legumi cucinati sul fuoco a legna per 24 ore. Portate un contenitore e gustat- eveli, ma non mancate di assag- giare i grandi vini locali, il Barbera, il Barolo e il Dolcetto in qualche osteria tipica. Ivrea si trova nel cuore del Canavese, punto di connessione e intersezione tra le maggiori città del Piemonte e la Valle d'Aosta. Le valli del Canavese offrono lo scenario unico del Parco Nazionale del Gran Paradiso che ispirò i trovatori provenzali per la dolcezza delle colline puntellate di vigneti e frutteti. Fondata dai Celti, Ivrea divenne un importante avampos- to romano nel 100 A. C., a pro- tezione delle invasioni nel nord Italia attraverso le Alpi. I romani la chiamavano Eporedia. Nell'Italia del ventesimo sec- olo acquisì notorietà per essere la sede centrale di una delle indus- tre italiane più apprezzate al mondo, la mitica Olivetti. Ma oggi Ivrea può essere un posto duro dove vivere. Si respi- ra il fatto che i cittadini non si sono mai ripresi dal declino di Olivetti. Tuttavia l'imponente "Castello dalle rosse torri" canta- to da Giosuè Carducci, continua a dominare la città, infondendole un'apparenza maestosa. Ad erigerlo nel 1358 fu un valente comandante, il conte di Savoia Amadeo IV, detto Conte Verde. I colori del Carnevale d'Ivrea: La Battaglia delle Arance La Battaglia delle Arance si svolge a Ivrea, una cittadina vicino a Torino, durante la stagione del Carnevale. Photo © Francesco Zanon GRAND TOUR VIAGGI ITINERARI TERRITORIO