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www.italoamericano.org 11 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 23 MARZO 2017 H o vissuto fuori dall'Italia per quindici anni e ho dovuto sopportare la realtà oh-così-dura del mio ado- rato Paese adottivo che non sape- va quasi nulla dell'aperitivo: il rito, il cibo e, in modo determi- nante, quel che si beve. Abituata per anni alla pratica dell'aperiti- vo nelle piazze elegantemente barocche di Torino, una volta all'estero, ho spesso dovuto dire ai camerieri come preparare la mia bevanda preferita: l'aristo- cratico Negroni, aspro e amara- mente piacevole. Un po' d'America entra nella mia piccola storia: l'unica per- sona straniera che ho incontrato durante i miei anni lontani dall'Italia che conosceva il Negroni era un'intelligente - e molto talentuosa - attrice in Broadway che mi assicurò che il Negroni era "l'ultima moda" fra la folla degli artisti della Grande Mela. Si può davvero dire che c'è sangue italiano che corre nel corpo dell'America. L'America, infatti, aveva già giurato il suo amore per il Negroni negli anni Cinquanta, quando era diventato una delle bevande più popolari nei "bar di transito" (lounges di stazioni ferroviarie e aeroportu- ali) in tutto il Paese. Orson Wells lo amava e Tennessee Williams lo menzionava in una delle sue novelle: chiaramente, l'oro ardente, la bevanda dal gusto mediterraneo, aveva estimatori. Per tutti voi che non avete familiarità con esso, il Negroni è una bevanda miscelata molto aromatica e fresca, che bilancia perfettamente tre ingredienti: Vermut rosso, Campari e Gin, serviti su ghiaccio con mezza fetta di arancia e un po' di buccia di limone. Inadatta per i deboli di cuori o per coloro che non reg- gono l'alcol, il Negroni ha il pro- fondo aroma amaro delle erbe ed il forte sapore dolce del Gin e degli agrumi. Fresco ed intransi- gente, è servito rigorosamente in bicchieri pesanti riempiti con ghiaccio ed il suo colore rosso e dorato, che ricorda la tormalina di un intenso arancio, fa sentire come se hai in mano una bevan- da degna di chi era a una festa nei ruggenti anni Venti. Alla Grande Gatsby, per dare l'idea. In verità il mio paragone non è puramente una licenza poetica, rispecchia la verità. Se la mia descrizione lirica dei molti pregi del Negroni non è stata abbastan- za per convertirvi in sostenitori, lo farà una storia che sembra un romanzo. Fiesole 1868. L'Italia era un giovane regno di soli sette anni quando nasceva il conte Camillo Negroni. Poliglotta eccentrico, creativo ed affascinante, il conte Negroni divenne presto una pre- senza fissa nei circoli artistici e culturali di Firenze. Era già una consolidata presenza nel jet-set fiorentino quando, tra il 1919 ed il 1920, chiese al giovane Fosco Scarselli, cameriere al banco del Caffé Casoni, un bar-boutique nel centro della città di Firenze, elegante e di tendenza, di dare una svolta aggiuntiva ad una bibita popolare di quegli anni, il Milano-Torino (oggi noto, ahimè, come Americano, in onore della leggenda italo-ameri- cana di Primo Carnera). Il conte Negroni non amava particolarmente la semplice mis- cela del Milano-Torino con Campari (fatto a Milano) e Vermut rosso (fatto a Torino): pensava che mancava qualche cosa. Viaggiatore stagionato e conoscitore di culture straniere, suggerì di dare alla bevanda un po' di accento britannico, con l'aggiunta di un tantino di Gin. Chiese anche di metterci una fetta di arancia, così da poter riconoscere la sua bibita una volta servita al tavolo. Ecco, era nato il primo Negroni: 1/3 di Vermut rosso (molto simile al Martini Rosso o Vermut Carpano), 1/3 di Campari e 1/3 di Gordon's Gin, apparentemente scelto in onore di Gordon Cummings, amico del conte. Un pizzico di soda, la fetta di aran- cia, l'aroma di limone. Semplice, perfetto, pratica- mente immutato cento anni dopo: l'originale, l'aristocratico Negroni resta il più amato. Comunque questo non signifi- ca che interessanti variazioni sul tema non siano state fatte: la prima di una certa rilevanza fu creata durante la famosa Dolce Vita romana del 1950, anno del Giubileo. La leggenda vuole che un cardinale fosse spesso all'Hotel Excelsior per il suo aperitivo, dove un cameriere decise di creare un cocktail in suo onore. Inspirato dal rosso dei paramenti cardinalizi, sostituì il Vermut rosso con quello dry, preparando la prima variazione conosciuta del Negroni, il Cardinale. Un'altra variante famosa fu creata, assolutamente per errore, nella Milano anni Settanta, al Bar Basso dove Mirko Stocchetto afferrò la bottiglia sbagliata mentre preparava un Negroni, aggiungendo Spumante brut invece di Gin. La bibita che ancora oggi è conosciuta come Negroni Sbagliato fu un successo e rimane una delle sue variazioni più popolari. Qualche altro Negroni da provare? Il Negroni Seal, con Vermut doppio, il popolare Negroski con Vodka invece di Gin, il torinese Redhuvber, reso più dolce con un po' di arancia, o il Negroni Genovese del Babbo, con Gin, Campari, Vermut rosso, succo di arancia ed Angostura. Per quanto possano essere buoni, nessuno di loro può, nella mia umile opinione, scalfire il fascino alla Gatsby e il gusto impeccabile di un Negroni origi- nale, approvato dal conte. Dammi un Negroni! La storia di una delle bibite più iconiche d'Italia Semplice, perfetto, praticamente immutato cento anni dopo: l'originale, l'aristocratico Negroni resta il più amato. Photo by bhofack2 LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA