L'Italo-Americano

italoamericano-digital-3-23-2017

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www.italoamericano.org 13 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 23 MARZO 2017 I l lindo villaggio medievale di Civita di Bagnoregio ha trova- to paradossalmente una rapida espansione turistica per il suo lento, costante, crollo giù da una frastagliata rupe di pietra vul- canica. Il suo nomignolo è "Il Paese che Muore" perché davvero crolla da secoli giù per le colline boschive e i canyon. Sebbene seriamente minaccia- ta dall'erosione, Civita è stata rianimata da frotte di visitatori intrigati dalla sua fragile bellez- za. "L'anno scorso la visitarono 640,000 turisti dai 42,000 di sei anni fa, e il 20 percento di loro erano giapponesi", dice Francesco Bigiotti, sindaco del municipio di Bagnoregio che ufficialmente include e governa il piccolo villaggio di Civita. "Non gli permetteremo di morire perché dobbiamo salvare questa meraviglia", dice. Una lunga passerella connette Bagnoregio con l'antica Civita come una sorta di cordone ombe- licale. Attraversandolo è come andare in un'altra dimensione. "I turisti vengono perché è un panorama molto bello, una vista unica e poetica, così suggestiva" dice Giovanni Maria Di Buduo, geologo al Museo Geologico e delle Frane che è stato attivo nelle ricerche sul luogo sin dal 2012. Un leader negli sforzi per salvare Civita, Di Buduo invita le persone a sostenere il museo attraverso una donazione ad ilovecivita.org. "Il villaggio è chiamato anche 'il panorama vivente' perché non solo trasforma il suo aspetto ogni anno a causa delle frane, ma anche durante lo stesso giorno, modificato dalle ombre diverse alle varie ore", dice. La popolazione residente conta meno di sette anime, ma Civita "è un luogo dinamico per turisti, artisti, studenti, profes- sionisti ed academici, come mostrato dai molti eventi cultur- ali e scientifici che hanno luogo ogni anno", dice Di Buduo. Il sindaco annota che "alcuni industriali americani hanno com- prato case qui, così come il reg- ista cinematografico Giuseppe Tornatore e il direttore creativo di Gucci, Alessandro Michele." I dialetti si incontrano e mescolano a Civita: il Laziale, l'Umbro ed il Toscano poiché il villaggio nella provincia di Viterbo fu fondato dagli Etruschi, ed è a soli 20 chilometri da Orvieto, Umbria, e a 90 minu- ti in macchina da Roma. Il nativo più famoso di Civita è San Bonaventura. Le sue reliquie e la Santa Bibbia sono conservate nella Cattedrale di San Nicola. Il venerdì Santo, il grande crocifisso della cattedrale è portato in processione per Bagnoregio ma ritorna sempre dato che la leggenda dice che Civita crollerà se il crocifisso non ritorna entro la mezzanotte prima della Pasqua. Il geologo Di Buduo spiega che quello che scivola attorno a Civita è terreno fatto di crete marine coperte da pietra vulcani- ca su cui fu costruito il villaggio. "L'erosione è molto veloce e la rupe termina con scarpate verti- cali. I pendii sono soggetti all'in- stabilità con diversi generi di movimenti e diverse percentuali di velocità", dice. Alcuni edifici sono pericolosamente vicini all'orlo ed ogni anno molte frane si riattivano ed alcune nuove avvengono. I lavori sono stati fatti negli ultimi 30 anni ma spes- so solamente dopo una frana. Un altro lavoro urgente comincerà presto nel lato occidentale di Civita, l'area col rischio più alto dovuto al ponte." Civita è condannata a scom- parire? "Noi non dobbiamo pensare al tempo in cui lo smantellamento sarà completo (probabilmente un migliaio d'anni da ora) ma preservare tutta l'area nell'unico accesso esistente alla città, e poi il perimetro della rupe per evitare l'espansione dell'instabilità", dice il geologo. Più si parla con Di Buduo, più storie dalla storia lunga di Civita vi racconta. Dei giorni etruschi quando "Civita era sola una conurbazione nel luogo del- l'acropoli con tempi ed un foro, un centro ideale della vita civile e religiosa per il villaggio intero." O quando fu conquistata dai romani nel terzo secolo A.C. e "dopo la caduta dell'Impero romano quando fu variamente dominata da Goti, Ostrogoti, Bizantini, Longobardi e Franchi". Dopo la morte di Carlo Magno nel 814, il territorio finì sotto il controllo dei conti Monaldeschi di Orvieto. Attorno al 1140, Bagnoregio divenne un municipio libero sotto la supre- mazia del Papa. Nel 1235 la città parteggiò col Monaldeschi nella lotta contro il Filippeschi per il controllo di Orvieto. Di Buduo dice che la battaglia è menziona- ta da Dante Alighieri nella Divina Commedia, nel sesto canto del Purgatorio. Sfruttando anche il vantaggio della dislocazione forzata del Papa ad Avignone tra il 1309 ed il 1377, i municipi di Viterbo ed Orvieto trasformarono il territo- rio di Teverina in un campo di sanguinose battaglie per la supre- mazia nella Tuscia - l'area che si estende tra Roma e la Toscana - tra il 13° e il 14° secolo. Nel 1348 la peste fece molte vittime, mentre nel 1695 un forte terremoto colpì il territorio, provocando danni estesi e las- ciando 32 vittime e 40 feriti. Per secoli la città è rimasta sotto il controllo temporale del Papa fino alla battaglia con l'e- sercito di Garibaldi nel 1867. Nel 20° secolo, Il Paese che Muore ha subito l'occupazione dei Nazisti. Sebbene seriamente minacciata dall'erosione, Civita di Bagnoregio è stata rianimata da frotte di visitatori intrigati dalla sua fragile bellezza Famosa per 'morire', Civita di Bagnoregio è invece rinata SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO La piazza centrale e antichi edifici di Bagnoregio. Photo by serrnovik

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