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www.italoamericano.org 15 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 23 MARZO 2017 A opo tre giorni avventurosi a Napoli, affittammo una macchina e guidammo sul passo montuoso verso la Costa di Amalfi, il luogo iconico dell'ab- bondanza e della prosperità meri- dionale. La Costa di Amalfi è un'altra di quelle immagini iconi- che, idealizzate, del Sud, troppo spesso ritratta nei periodici ame- ricani. Dopo tre giorni, siamo andati a Paestum, rinomata per i suoi templi greci. Da non perde- re, i templi rivaleggiano con quelli della Grecia o della Sicilia. Il suo nuovo museo educa in sto- ria greca e romana. Dopo la nostra fermata, andam- mo più a Sud, a Maratea, un altro dei segreti meglio tenuti al Sud. Sulla strada parlai con una resi- dente di mezza età e mi compli- mentai con lei sullo stato di buona conservazione del suo paese, quieto anche in mattinata. Lei fu rapida nell'aggiungere che sono molto attenti nel preservar- ne il carattere storico, evidente nell'accurato rimodellamento di ogni edificio che si allinea lungo le strade strette e di quelli che circondano la spaziosa piazza centrale. Ma la bellezza caratteristica di Maratea non era un'eccezione. Durante il nostro soggiorno a Maratea visitammo il paese di Aieta nella Calabria settentriona- le, un bel villaggio in cima a una montagna, raramente visitato, tutto fatto di strade strette con pendenze impossibili. Il giorno dopo visitammo Rivello che, come Aieta, ha strade strette, ripide, che permettono solamente il traffico pedonale. Un residente con senso dell'umorismo ha messo una targa con un'iscrizione nel dialetto locale accanto alla porta principale. La targa è intito- lata "Il paese palestra" e in parte si legge: "Stu pàise è na palèstre!. Fà a ginnàsteghe sènze e'hàje a pagà". Carole ed io ne fummo divertiti, ma non penso che l'an- ziano che ho sorpassato sulle scale lunghe e ripide, giudicando dal suo commento, condividesse i nostri sentimenti. Il giorno dopo, sulla strada verso Potenza, visitammo un altro bel villaggio meridionale in cima alle montagne, Castelmezzano, che a sua volta può essere visitato solo a piedi. Questi paesi del Sud in cima alle colline che sono stati conservati con cura sono straor- dinari per i loro bei paesaggi. Nella nostra fermata a Potenza, scoprimmo che patisce quel moderno malessere commerciale che affligge quasi tutti i centri commerciali delle piccole città. Quando Potenza si è espansa nei suoi quartieri nuovi, lasciandosi alle spalle il vecchio centro, molti dei piccoli negozi lungo la strada principale si sono svuotati. Tuttavia, sebbene i libri di viag- gio vi diranno altrimenti, il cen- tro di Potenza ha il suo fascino. Sfortunatamente, il Duomo era chiuso per restauro. Ma ho inter- pretato questi lavori di restauro come un segnale di vitalità della città e dell'investimento del governo locale e statale nella città e nella regione. Non lontano dal Duomo ho visitato la Chiesa e Convento di San Francesco, del 13° secolo, impeccabilmente ristrutturata, con le sue impres- sionanti porte quattrocentesche intagliate a mano. Il giorno dopo, andammo verso est, verso due città fuori dalla mappa turistica, Tricarico e Grassano. Tricarico è il paese natale del poeta e scrittore, Rocco Scotellaro (1923 -1953), già sindaco di Tricarico ed auto- re, fra altri, di "Contadini del Sud" (1954) e "L'Uva Puttanella" (1955). Io classifi- cherei la sua poesia fra la miglio- re che ho letto fra i poeti del Ventesimo secolo, italiano ed americano. Tuttavia, durante la sua giovane e molto breve vita, Scotellaro divenne più noto come difensore dei contadini dell'Italia meridionale e della classe operaia. Lui scrisse con forza del loro impoverimento e sfruttamento e fu il primo a por- tare la loro difficile situazione all'attenzione di un negligente governo settentrionale. In poesie precise e ben fatte, cattura l'es- senza della vita a Tricarico e la miseria dei suoi abitanti: "È un luogo dove le donne lasciano le loro case / leader di vendetta / urlano al municipio il loro biso- gno, / una crosta di pane, un gior- no di lavoro/ scarpe e strade e tutto." Altrettanto importante, sebbene sembri non essere riconosciuta dagli studiosi italiani, Tricarico è stata anche la casa, per più di un decennio, di una poco nota antro- pologa americana e scrittrice, Ann Cornelisen (1926 -2003). Laureata a Vassar, viaggiò in Italia nei primi anni Cinquanta quando per caso fu assunta da una fondazione britannica che aveva fondato e costruito scuole nel Sud impoverito. La fondazio- ne la spedì a Tricarico, dove lei visse per più di un decennio. In due suoi libri ambientati a Tricarico, "Torregreca" (1969) e "Women of the Shadows: Wives and Mothers of Southern Italy" (1976), lei eloquentemente e per- spicacemente scrisse delle misere condizioni dei contadini del Sud, specialmente della condizione speciale e difficile delle donne contadine. Cornelisen imparò rapidamente il dialetto del villag- gio e nei suoi libri è stata capace di raccontare più intimamente e senza cattive interpretazioni le circostanze strazianti delle donne Maratea è uno dei segreti meglio tenuti del sud. Photo by milla74 GRAND TOUR VIAGGI ITINERARI TERRITORIO La diversa eredità dell'Italia Meridionale Lontani dal turismo di massa ma preziosi luoghi del Sud: Maratea e Tricarico del Sud. Con i libri di Scotellaro e Cornelisen in mente, camminam- mo lungo le strade strette del borgo medievale del villaggio per vedere quello che era cam- biato e quello che era migliorato dagli anni Cinquanta. Visitammo l'archivio di Rocco Scotellaro, notammo la targa che comme- mora la sua vita, e visitammo la cattedrale, Santa Maria Assunta. Le sue fondamenta furono getta- te, secondo quel che si dice, da Roberto il Guiscardo nell'undice- simo secolo. Sorprendenti affre- schi barocchi onorano sia la navata della cattedrale che una cappella sul retro. Solo questi valgono una visita al paese. Fortunatamente, dai libri di Scotellaro e Cornelisen, la vita è cambiata a Tricarico. Mentre nessun miracolo economico ha ancora tirato fuori il Sud dalla sua povertà storica, Tricarico ha un'area commerciale vivace che circonda il suo borgo medievale, impreziosita dalla sua notevole torre normanna. Ovviamente, è libera dalla malaria e dalla sua opprimente povertà. Tuttavia, là avemmo una grande delusione: il paese non ha intitolato nemmeno una strada a Cornelisen, almeno da quello che abbiamo visto. Io spero di non averla trovata, forse nascosta nell'intreccio delle stra- de strette e che lei è in realtà onorata in qualche luogo per il suo contributo sugli uomini e, soprattutto, le donne del Sud. (parte II) Rivello ha strade strette, ripide che permettono solamente il traffico pedonale. Photo by agiampiccolo