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GIOVEDÌ 23 MARZO 2017 www.italoamericano.org 29 L'Italo-Americano IN ITALIANO | I l 2 marzo San Francisco ha celebrato il primo Italian Design Day. Cento istituti ita- liani nel mondo hanno accolto designer, imprenditori, giornali- sti e professori che hanno svolto il ruolo di Ambasciatori della cultura ed aiutato a capire l'im- patto che il design italiano ha oggi sull'arte, la filosofia e la società stessa. Il designer industriale Giulio Iacchetti è stato l'Ambasciatore per la Bay Area, dopo essere stato indicato dal Museo del D es ign e dell'A rte della Triennale di Milano. Nato vicino a Cremona, Lombardia, Iacchetti, 50 anni, ha discusso di design italiano dell'epoca post- bellica, concentrandosi sulle caratteristiche che lo rendono unico e spiegando le ragioni die- tro al s uo enorme s ucces s o. Insieme con la sua esperienza per marchi come A les s i, Foscarini, Globo Ceramiche, J annelli&V olpi, H as tens , Meritalia, Moleskine, Pandora Design, Iacchetti porta avanti anche un intenso lavoro accade- mico per molte univers ità e scuole di design, in Italia e nel mondo. Il Console generale d'Italia, Lorenzo Ortona, ha presentato Iacchetti al pubblico mettendo in evidenza che "San Francisco è una grande città che ospita even- ti di design industriale ed ecco perché noi parteciperemo con professionisti italiani alla Design Week il prossimo giugno", ha detto. "Giulio è l'Ambasciatore italiano del design perfetto ed il suo dialogo con Marina Pugliese porta al pubblico la forza di combinare il tradizionale e straordinario mondo artigianale italiano con la visione geniale e la sperimentazione dei nostri designer". Giulio, quando si è innamo- rato del design? Ufficialmente quando avevo 25 anni, nondimeno sono stato interessato a creare cose sin da quando ero un bambino piccolo. A ppartenevo ad u na grande famiglia e c' erano s empre momenti in cui bisognava cerca- re soluzioni a qualche necessità o problema. Tutti i membri della mia famiglia le trovavano usan- do innanzitutto la creatività. Questa è quel mi insegnarono da bambino e questa lezione in qualche modo è ancora con me. Una sorta di allenamento ch e col temp o è d iven tato qualcos'altro... Mio padre mi insegnò come risolvere problemi e come tra- sformare la precarietà in qualche cosa di positivo. Quando hai molto poco, cerchi di fare di più. Mio nonno incideva il legno, mio zio lavorava il marmo, mio padre non si specializzò nell'usa- re un certo materiale, nondime- no la mancanza di una specializ- zazione era una fonte dalla quale tirare fuori idee. Da bambino, mi piaceva fare musica ma noi non potevamo permetterci un basso, eppure mio padre mi aiutò a farne uno improvvisato. Giulio considera il suo per- cors o formativo come una sequenza di errori: ha lasciato gli studi di architettura dopo appena due anni, poi ha frequen- tato una scuola di design che lo las ciò incerto s ul futuro. Solamente più tardi, ha preso un diploma in Conservazione dei Beni Artistici. Orgoglioso di tale conseguimento ("non importa quanto tempo prende, ma ti deve rendere felice" , ha detto), Iacchetti si è preso un momento per riflettere sul ruolo odierno dei designer nella società. Si definirebbe un artista? Per artisti si intendono coloro che lavorano con gli spazi vuoti, mentre i designer realizzano i loro migliori risultati quando trattano con i limiti. Essere un designer in Italia vuole dire aprirsi verso il mondo e a tutti gli esseri umani. Direi che desi- gner e architetti vivono in una dimensione umana che permette loro di fare qualunque cos a vogliano. Quanto la sua esperienza di lavoro in note società italiane ha aiutato la sua carriera? Ho imparato a usare la mia conoscenza e le mie abilità per una varietà di progetti, disegnan- do oggetti per s pazi e s copi diversi. Poichè gli esseri umani sono al centro di quei lavori, io ho gestito la libertà e la respon- s abilità che viene con loro. L'idea di un designer non sarà mai utile se non diventa un pro- dotto tangibile. Il collegamento tra design e mondo industriale non solo è forte ma anche cru- ciale. Quanto il design sta soste- nendo l'economia italiana di oggi? Le imprese italiane hanno solo uno destino: lavorare con il "bello", con tutte le cose meravi- gliose che migliorano la vita delle persone. Tutti nel mondo guardano al nostro design e pro- vano a competere con esso in modo positivo. Questo bel gioco per anni ha aiutato le società ita- liane a crescere. Giulio Iacchetti esplora il r uolo guida del design italiano nel mondo Come indicato da Iacchetti, s ocietà, s cuole e periodici a M ilan o danno un contributo essenziale all'industria. Il Salone del Mobile è un'esperienza unica tanto nel contesto italiano quanto negli s cenari globali: ogni Settimana del Design nel mondo guarda alla Fiera del Mobile di Milano come a un modello da seguire. Questo è il contesto in cui è nata l'idea di un Italian Design Day nel mondo. "Io penso che questa sia una grande opportunità" ha detto Iacchetti. "Tutto ciò è cominciato come una proposta del Ministero degli Esteri, perché hanno final- mente capito che il design è stra- tegico. Sono contento di far parte di un gruppo di pers one che vogliono esprimere il valore del nostro design che sa accogliere la diversità e rappresentare lo spirito italiano nel mondo". Cosa pensa del suo ruolo di Ambasciatore? Ne sono orgoglioso. Credo anche che, in futuro, pos s a diventare un'opportunità per met- tere in mostra i progetti italiani e permettere alle nuove generazio- ni di imparare. Vorrei vedere nuove relazioni tra i professioni- sti dell'industria e le istituzioni. Darebbe ai designer italiani l'op- portunità di portare all'estero le loro storie e agli Istituti Culturali la possibilità di ospitare eventi emozionanti. Giulio Iacchetti al lavoro. Foto: Max-Rommel LA COMUNITÀ DI SAN FRANCISCO Giulio Iacchetti, industrial designer dal 1992