Since 1908 the n.1 source of all things Italian featuring Italian news, culture, business and travel
Issue link: https://italoamericanodigital.uberflip.com/i/807924
GIOVEDÌ 6 APRILE 2017 www.italoamericano.org 5 " Fatta l'Italia, bisogna fare gli Italiani", notoriamente disse Massimo D'Azeglio poco dopo l'unificazione d'Italia. E aveva ragione: in quelle ultime decadi piene di speranza del 19° secolo, quando il Risorgimento aveva raggiunto il suo apogeo e le idee politiche di unità e nazionalismo romantico erano l'ultima moda nella penisola, non molti consideravano quanto cul- turalmente e linguisticamente fossero diverse le genti d'Italia. Il paese era uno, ma che dire dei costumi e, più di qualsiasi altra cosa, della lingua? Sì, l'ital- iano è antico e bello, ma era molto lontano dall'essere l'unica lingua parlata: il nordovest aveva il francese e i suoi dialetti, soprattutto il piemontese e il lig- ure (entrambi possibilmente più vicini al francese che all'italiano), il Sud aveva i suoi tanti idiomi, la Sardegna aveva una sua lingua propria. Certo, tutti gli italiani imparavano l'italiano a scuola, ma quanti poi lo parlavano davvero? Vi sorprendereste nel sapere che solamente una piccola per- centuale di "italiani" davvero usavano l'italiano quotidiana- mente, un po' come oggi si può vedere nelle comunità rurali, dove molti preferiscono il dialet- to e passano all'italiano solo quando scrivono o parlano con persone che non conoscono. Credetemi, questo è ancora molto vero: mio padre stesso preferisce parlare in piemontese quando è in compagnia dei suoi amici, e passa all'italiano solo quando è necessario. Io ho anche amici siciliani della mia generazione che normalmente parlano fra loro in dialetto, cosa che noi trentenni settentrionali, comunque non fac- ciamo più. Attenzione, però, questo non significa che gli italiani non sono orgogliosi della loro lingua e ora c'è anche uno studio che lo con- ferma. Permettetemi di cominciare dall'inizio. Vi siete mai chiesti cosa vi rende americani? O italo- americani? O italiani? La doman- da era alla radice di un progetto sviluppato dal Pew Research Centre, istituzione imparziale di Washington D.C., concentrata sulle questioni sociali, l'opinione pubblica e i trend demografici. I ricercatori erano interessati, in particolare, ai fattori che la gente crede siano quelli che definiscono più di altri l'identità nazionale. Abbastanza curiosa- mente, la maggioranza degli ital- iani (59%) ha detto che la lingua è ciò che davvero definisce l'i- dentità. Più dell'essere nati sul suolo italiano, anche se una fetta ancora alta di italiani (42%) asso- cia la nascita all'idea di nazione, più che in altri luoghi come la Germania o l'Australia, dove raggiunge meno del 20%. Gli analisti del Pew Research Centre hanno indicato che, quan- do si parla di diritti di nascita, le percentuali europee più alte ven- gono da paesi - Ungheria, Grecia ed Italia - che stanno affrontando problemi enormi dovuti alla migrazione incontrollata. Per meglio contestualizzare i dati, si pensi che negli Usa il 32% dei cittadini considerano il diritto di nascita fondamentale per essere veramente americano, il 70% invece considera fondamentale conoscere la lingua nazionale. Se è vero che la lingua è con- siderata il fattore principale che definisce l'identità in Italia, la percentuale è piuttosto bassa se comparata a quella degli Stati Uniti o, in Europa, a quella di luoghi come i Paesi Bassi o il Regno Unito dove sale oltre l'80%. Perché allora, la lingua è con- siderata importante per creare e mantenere l'identità nazionale, ma non tanto quanto negli altri Paesi nel mondo? Credo che la risposta dovrebbe essere cercata nella presenza e nell'alta popo- larità, almeno in certe parti del Paese e in specifiche demogra- fiche, dei dialetti regionali. I dialetti sono significanti cultur- ali, in molte aree del Paese, tanto quanto l'italiano stesso: la letter- atura, la musica e anche il cine- ma sono prodotti in dialetto. Si pensi alle canzoni melodiche napoletane, per esempio, che ancora oggi sono popolari dap- pertutto nel Paese o il successo immenso di romanzieri come Camilleri, padre del nostro amato Commissario Montalbano, che si avvale di molte espressioni dialettali e col- loquiali nei suoi lavori. Mi chiedo se anche più italiani avessero scelto la "lingua" come fattore determinante, se i dialetti fossero presi in considerazione. In qualunque modo la guardiamo, resta il fatto che l'e- spressione linguistica è cruciale nel definire l'identità in Italia, anche se le percentuali possono essere più basse che negli altri Paesi. C'è un legame profondo tra l'Italia e la sua lingua, perché gli italiani sono nati comunica- tori: scrittori, poeti, oratori sono sempre stati conosciuti per eccellere nella capacità di creare con le parole e in questo, sem- bra, potrebbe essere radicato l'amore nazionale per la lingua. Non è semplicemente conoscere l'italiano che ti rende italiano, è l'atto stesso di creare con le parole, di modellare la realtà con il discorso così come fa uno scultore con la pietra. La lingua in Italia è una "questione" d'arte ed è molto più che un semplice modo di comunicare, è una maniera di esprimere la cul- tura, la tradizione e sì, anche l'or- goglio nazionale. "Questo accade in tutti i Paesi" potete dire, e avreste ragione. Ma, che mi cre- diate o no, non è così vero come lo è in Italia. L'italiano…fa gli italiani La maggioranza degli italiani (59%) ha detto che la lingua è ciò che davvero definisce l'identità, più dell'essere nati sul suolo italiano L'Italo-Americano IN ITALIANO | LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA