L'Italo-Americano

italoamericano-digital-4-20-2017

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GIOVEDÌ 20 APRILE 2017 www.italoamericano.org 7 L'Italo-Americano IN ITALIANO | vita e penso che bisogna restitui- re. Da anni faccio beneficenza a favore dei bambini con il cancro e a Safe Passage, un ente caritate- vole che aiuta le donne maltratta- te a rimettersi in piedi. Non offro soltanto soldi ma a loro regalo un taglio di capelli così che possano iniziare a riconquistare di nuovo la fiducia in se stesse, poi le mando dal mio amico dentista (molte volte le donne picchiate si ritrovano con i denti rotti dai loro mariti che le prendono a pugni in pieno viso) e spesso, attraverso la mia rete di amici e clienti, riesco anche a trovar loro un lavoro". "Sa, io sono molto religioso", dice nel suo mix di accenti fra East Coast, Italiano, e West Coast, mostrando i suoi tanti tatuaggi a tema religioso: una croce su ogni dito, sul collo, su un braccio e poi Padre Pio scritto a grandi caratteri nel palmo della mano destra e San Michele sul- l'altro avambraccio. Esile, capelli neri, perfettamente abbronzato, stivali da motociclista, Giuseppe Franco è sempre attivo e, mentre parliamo, controlla quello che succede dentro il salone, saluta i tanti amici che passano, fuma una Marlboro e beve una bibita. "Ero un chierichetto e ancora vado in Chiesa ogni domenica. Religione e famiglia sono molto importanti per me. Sfortunatamente sono divorziato ma ho una figlia mera- vigliosa di 18 anni, Tatiana, una modella le cui fotografie sono uscite su Vogue e abbiamo uno splendido rapporto, con me che sono un matto papà italiano". E' affascinante ascoltare il fiume di parole ed aneddoti di Giuseppe: "Amo le conversazioni motivazionali perché mi piace condividere quello che ho impa- rato attraverso la mia esperienza. Una volta alla UCLA Business School, stavo spiegando come l'u- bicazione di un negozio non solo è importante di per sè ma lo è anche in rapporto alle imprese vicine: mai avviare un salone da parrucchiere o un centro estetico accanto ad una stazione di benzi- na. "C'è un grande salone che apre in Westwood vicino ad una stazione di benzina, è Westwood, ciò conterà più della stazione di benzina" mi disse uno studente. L'ho guardato appena e gli ho fatto una smorfia. Dopo pochi mesi quel salone ha cessato l'atti- vità come mi aspettavo. Ieri sono stato invitato ad una mezza aper- tura in un'ubicazione eccellente. Una mezza apertura, cos'è? 'Vogliamo dare una grande festa prima che il salone sia avviato, per cominciare a stuzzicare l'at- tenzione delle persone rispetto al nuovo business', mi ha detto il proprietario, 'e vogliamo averla come nostro ospite'. Non farlo, gli ho detto. La prima l'impres- sione è molto importante, mai aprire al pubblico a meno che non si è già pronti al 100%". Mentre ci prendiamo il nostro espresso al Caffè Roma, accanto al suo salone, i suoi occhi diven- tano trasognati. "Mio padre era un calzolaio e mia madre era una cucitrice, io ho ricevuto una severa educazione italiana ma loro mi hanno sempre incorag- giato a seguire i miei sogni e que- sto è ciò che mi ha portato a LA. Quando sono venuto qui, tante persone mi dicevano che ero matto, che c'erano già fin troppi saloni e molti stavano cessando l'attività. Ma ero determinato così cominciai a tagliare gratuitamen- te i capelli. Posso mangiare qui e in cambio tagliare i capelli dei dipendenti? Tutti i clienti ricchi che sedevano al Caffè mi vede- vano sempre andare e venire e mi chiedevano come stava andando: 'benissimo', ho sempre detto, perché a nessuno piace un per- dente. E a poco a poco quei clien- ti divennero i miei clienti, e sem- pre di più ne arrivarono nel corso degli anni. Così è come sono arri- vato a conoscere Arnold Schwarzenegger: sua moglie era mia cliente e lei mi invitò alla prima di Conan il Barbaro, io incontrai Arnold, diventammo amici ed ancora lo siamo. Sa, lui è un genio. Ha fatto il suo primo milione prima dei 30 anni, non per il suo bodybuilding o il cine- ma ma per i suoi saggi investi- menti nei beni immobili. Se vai nel suo ufficio, appesi al muro vedrai tutti i suoi diplomi e certi- ficati. Lui ha avuto un'educazione cattolica come la mia e non è nato dotato di ricchezza ma di cervel- lo, così è arrivato ad essere quello che è". Il suo negozio ha 73 acconcia- tori: "Le persone hanno bisogno di leader e per gestire così tante persone devi essere rigoroso, così io lo dico sempre dal principio: è il mio salone, il mio gioco, le mie regole." Non posso che chiedere: quali sono le regole? "Primo, mai esse- re in ritardo. Secondo, essere vestiti in modo adeguato, non essere una monaca ma non osten- tare il corpo, per essere qualcuno che la gente ha piacere di guarda- re. Venire al salone deve essere un'esperienza rilassante e di grati- ficazione, e a me piace che sia così; faccio sempre un giro per chiedere alle clienti se vogliono un caffè o qualcosa da bere; molte sono clienti dei miei accon- ciatori e non mi conoscono perso- nalmente così accade che mi dicano: diremo al suo capo di ricompensarla per la sua gentilez- za. Io sono il capo, rispondo, e loro si stupiscono. Noi siamo a Beverly Hills ma noi non ci comportiamo da Beverly Hills. Io mi sforzo di gestire il mio salone come se fosse un soggiorno italiano dove tutti sono i benvenuti e c'è qual- che cosa da mangiare! Sono orgoglioso di essere un italiano americano e dobbiamo tener viva l'eredità italiana. Vedo molti gio- vani italiani lasciare il Paese e venire qui in cerca di un futuro più brillante e a loro voglio dire: se l'ho fatto io, puoi farlo anche tu". Giuseppe Franco, dalla Calabria con Passione Arnold Schwarzenegger mentre esce dal salon con Giuseppe Franco. Photo: WENN Ltd / Alamy Stock Photo NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ Continua da pagina 1

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